PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA GIORNALE STORICO E" LETTERARIO DELLA LIGURIA ANNO XIX 1943 Fascicolo I~II. DIRETTORE ARTURO CODIGNOLA GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA DIREZIONE ED AMMINISTRAZIONE : GENOVA, VIA LOMELLINI, n Abbonamento annuo per l’Italia e Coloule L· 36, per l’estero L. 80 Fascicolo separato L. 10 per l’Italia e Colonie; per l’estero L *20 SOMM AR IO Achille Riggio, Genovesi e Tabarchini in Tunisia settecentesca, pag. 1. — Antonio Cappellini, Note sull'arte del velluto in Genova, pag. 23. — Stefano R< bandi, La ghigliottina in Liguria, pag. 31. — Antonio Giusti, Giuseppe Flechin, Appunti sul dialetto ligure, pag. 39. — A. C., JEvelina Rinaldi, pag. 43. Giov. Moni., Giuseppe Pessagno. pag. 45. — RASSEGNA BIBLIOGRAFICA : Carlo C eschi, Barocco romano d'Oriente e barocco italiano del Seicento (Teofìlo Ossian De Negri); P. Francesco Ferraironi, Istantanee Trioresi (Liguria Occidentale) (Leonida Balestreri); Istituto (li Studi Liguri, Nizza nella storia (Leonida Balestreri); E. Guglieliuino, Genova dal 1814 al 1849. Gli sviluppi economici e Vopinione pubblica (Teofìlo Ossian De Negri); Giuseppe Piersautelli, La derelitta di Sandro Botticelli (m. 1.); pag. 47. — T. Ossian De Negri: SPIGOLATURE E NOTIZIE: Appunti per una bibliografia generale di storia e di cultiora ligure, (pag. 61). CASSADiRISPflRniODiGenOVfì Sede Centrale: GENOVA - Via Davide Chiossone, 5 FILIALI GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENCVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA CENTRO j{j£* ») SAMPIERDARENA SESTRI PEGLI VOLTRI RIVAfìOLO BOLZANETO PONTEDECIMO NERVI MOLASSANA ALASSIO ALBENGA ARENZANO BORDIGHERA BUSALLA CAMPOLIGURE CHIAVARI FINALE LIGURE IMPERIAONEGLIA LOANO MONTOGGIO OSPEDALETTI PIETRA LIGURE PIEVE DI TECO RAPALLO RECCO REZZOAGLIO ROVEGNO S. REMO S. MARGHERITA LIGURE SESTRI LEVANTE TAGGIA TORRIGLIA VARAZZE VARESE LIGURE DEPOSITI A RISPARMIO - CONTI CORRENTI - TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA Auuu XIX - 1V43 b « «cuoio I -li - Gennuio-Giugao GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA Direttore : ARTURO CODIGNOLA Comitato di redazione : CARLO BORNATE - PIETRO NURRA ■ VITO A. VITALE GENOVESI E TABARCHINI IN TUNISIA SETTECENTESCA Se il registro dei morti e dei matrimoni dell’Arcliivio dei Cappuccini italiani di Santa Croce mette in suggestiva evidenza la parabola demografica degli ultimi tabarcliini caduti in schiavitù nel 1741 (]j, quello dei battesimi rivela la singolare vitalità di Tabarca ó-eno vese (2). b L’isola dei Loinellini, oltre alla sua importanza economica e militare, ha avuto una sua specifica funzione nello sviluppo delle colonie cristiane della Reggenza. I suoi robusti pionieri, di transito o fissati sul suolo, fornirono alle comunità cosmopolite della terraferma i risultati generosi delle loro più disparate attività sociali: industria, commercio, diplomazia, fede missionaria, la medicina ecc. Ma principalmente Tabarca dava le sue floride donne agli europei della Tunisia. (3) quando in tutta la vasta estensione del territorio barbaresco la presenza del sesso femminile cristiano era vietato o tollerato in casi eccezionali (4). A tal proposito, si può pensare che l’impresa di Younès-Bei sia stata proprio una lontana necessità si- (1) Cfr. ACHILLE Riggto, Cronaca marchino, dal nse ai primordi dell'Ot-toçento ecc., m « Revue Tunisienne », η. 31-32, 3« e 4° trimestre 1937, passim (2) Per notizie su questo registro, si veda A. Riggio, Comunità caìnhrÀ) nell'Archivio deiCappuccini italiani in Tunisia (1777-1807), in « Archivio storico per la Calabria e la Lucania », 1939, fascicolo III-IV pp 363 e se™ (3) Non erano rare neppure le genovesi che andavano spose a stranieri II primo Atto d. matrimonio è del primo luglio del 1781, in cui si we che Francesco Ant’Ubber, svizzero, si unisce a Nicoletta Testi, da Genova (4) Tipico il divieto fatto ai francesi di condurre, o far venire donne in Barberia. Sulla line del secolo XVIII, |a loro assenza portava « dans ιοί es esprits la tristesse e l’ennui». Non solo, ma dalla «monotonie accablante» derivavano «les vices les plus abominables, une entière corrupWon -de moeurs, 1 abandon aux plus honteux désordres ». Cfr Voyage en Barbe ne, ou Lettres écrites de l’ancienne Numidie pendant les années ma e ma ■ecc., par Μ. 1 Abbe Poiret, Paris, M. DCC. LXXXIX, vol. 1. pp. 7 e segg. '' 2 ACHILLE R1GGIO mile ai classici ratti dell’epoca· eroica (5). Intrighi e dissidi per il possesso dell’isola celavano, forse, il vero incentivo dell’avventura, sorretta segretamente dalle varie collettività locali d’Europa (6). Insieme alla cupidigia del bottino, erano le giovani prolifiche dònne di Tabarca che stimolavano mussulmani e cristiani contro i solidi tabacchini (7). I quali, però, anche da captivi, vollero — in maggioranza — mantenere intatte le loro origini etnografiche, creando una superba casta, confusa sì, nella policroma popolazione tunisina, ma non inserita in volgari rinnegamenti. Certo, influiva sui loro animi quella indipendenza, quasi sovrana, goduta nell 'isola ospitale, dove essi avevano costruite le loro case, « ornées de beaux jardins » (s), e non meno li aveva sostenuti il soccorso religioso degli instancabili Cappuccini. Le esigenze materialistiche del vivere quotidiano dovevano, pertanto, imporre l’inevitabile, e numerose furono le tabacchine che sposarono stranieri, particolarmente francesi. Nell’elemento islamico — che ebbe anche la sua parte cospicua —- con le donne entrarono pure i rinnegati di sesso maschile, e traccia dell’onomastica isolana si rinviene in documenti del t'empo. Un Mustafà Leone, ad esempio, figura fra quei notabili che ospitarono, nel settembre del 1798, alcuni abitanti di Carloforte, portati in schiavitù a Tunisi (9). Il dramma ta barellino — di cui la trama è stata tessuta un po’ dappertutto (10) — balza, contornato di remota poesia, dai registri di Santa Croce, che rappresentano lo stato civile dei cristiani stabiliti nei (5) « il prit (Younès) vingt jeunes filles pour son sérail et quelques garçon pour le servir ». Cfr. E. Plantet, Correspondance des Beys de Tunis et Consuls de France avec la cour (1577-1830), Paris, 1894, vol. II, pp. 327. (6) Un naturalista francese ammetteva senz’altro che l’occupazione ai Tabarca del 1741 era stata provocata da banali questioni donnesche. Gir. Fragments d'un voyage dans les régences de Tunis et d'Alger, fait de 1783 à 1786 par Louiche René Desfontaines, publiés par Mr. Bureau De La malle Paris, 1828, vol. II, passim. (7) Bella razza, invero! Lo storico sardo Giuseppe Manno ce li descrive come « Uomini di fiorita gioventù e di robusta salute : corporatura di faticanti: bell’aria di volto, e forme aggraziate nelle femmine: palesici segni di lieta fecondità ». E per quelli che nel 1738 si erano trasferiti dall isola africana a quella di S. Pietro in Sardegna, informa che « al giungere in Tabarca del conchiuso accordo (fra il Tagliafìco ed il Marchese della Guardia) trenta matrimoni si strinsero allo stesso tempo: le giovani spose trovavansi tqtte incinte ri eli’approdare in Cagliari ». Cfr. Marcello Vinelli, Un episodio della colonizzazione in Sardegna. Studio storico con documenti inediti, Cagliari, 1896, pp. 38. (8) Cfr. Poiret, op. cit., pp. 177. _ (9) Cfr. Pierre Grandchamp, Les Tabarquins de Tunis, in « La Tunisie Française » del 15 e 22 novembre 1941. (10) A parte le pretese, più o meno legittime, di Venezia, di Torino, della Toscana, Tabarca era vpresa di mira dalla Francia, dall’Inghilterra, dall’Austria, e, fin anco, dalla Danimarca. il fulcro su cui poggiavano,e progredivano gli italiani di qualsiasi regione. L’ordinata amministrazione dell’isola creava nei rapporti ai taristici uno spirito di reciproca tolleranza e di correttezza che permetteva — nei confronti degli indigeni e degli avventurieri di ogni paese — un normale svolgimento degli scambi commerciali. Anche (piando la decadenza si affaccia inesorabile, i governatoli di Tabarca sono di una meticolosità ammirevole. In un documento del li) magio 1708 si legge: —* «Dichiara p. la presente seconda sottoscritta da mia mano come 11 sig. Abram Benjamin Franco mercante Ebreo di Tunisi, ha sodisfatto e pagatto la lettera di cambio delle pesse otto cento ^ tren tra tre e nasse ri (12) dieci sette; stata fatta dalli Sig.i Bios di Livorno, pei- ordine mio al Exeìl.mo Sig. Assen ben Alli Bei di Tunis, havendo me reeevuta la solita tescheia (,{) da quel suo Sig: Ciaia (M) a conto delle lisine (1Γ)) che paga questa Izola, dichiarandosi che la presente ricevuta resta duplicata onde compita la prima questa resti di niun valore. Ettore Doria guver.re cosi sotto scritto nel originale» (16). Che la colonia tabarchina-genovese (17) dominasse sulle altre è anche provato dagli inediti e pochissimi registri rimasti presso alcune O1) Tutte le confessioni religiose — eccetto, naturalmente, la maomettana — facevano capo a Santa Crocei Un curioso Atto del 12 settembre 1776 dice : — « Giacinto Rosoricli Ebreo, nato dal Rabbino Aron Talò e da Recca Hissés (Bessis) Ebrei Livornesi: morto il Padre dopo qualche Anno la Madre si portò a Tunis con Bastimento Veneto: fu convertita, ma non battezzata; ;»i solo Figlio suo quale era in Età di anni 3 fu data l’Acqua Battesimale ed Ambedue passarono a Venezia in compagnia del Cancelliere Veneto p colà battezzarsi la Madre, e compiuti con solennità le altre funzioni Ecclesiastiche al figlio ». (12) Una pezza valeva 52 apri (nasseri). (Ï3) Permesso di esportazione. (14J Cioè, Kahia, dall’arabo, nel significato di aggiunto, supplente. (ld) Lezma, dall’arabo, nel senso di appalto, impresa, monopolio, imposta. (16) Estratto dall’archivio inedito del Consolato di Francia in Tunisia. Ai tributo fissato per il Bei di Tunisi, bisognava aggiungere altre 350 piastre, di cui 100 in natura (corallo), al suo Kahia; diverse indennità alle tribù indigene dei dintorni di Tabarca; sei casse di corallo assortito, divise in due consegne semestrali, al Divano di Algeri: un quarto, ch’era il più bello, veniva conferito al Dei; rimborso delle spese per la spedizione di detto corallo. 1 ali tributi pesavano sensibilmente sul bilancio tabarcliino, e già nel 1727, un viaggiatore inglese avvertiva che « le peu de profit qu'ils ont fait depuis quelques années à la pêche du corail, les obligera bientôt à abandonner cet en.-droit ». Cfr. 1 oyage de Mr. Sliaw, M. /). dans plusieurs provinces de la ]taritene et du Levant, ecc. Traduit de l’anglois, A la live, Μ DCC Xï III vol l pp. 176. (17) Per tabarchini propriamente detti bisogna intendere gli abitanti dell'isola, di cui una parte emigrò in terraferma, conservando la qualifica originaria. Tabarchini furono chiamati pure, erroneamente, i cittadini di Carloforte dell’isola di S. Pietro in Sardegna, allorché, nel 1798, vennero trascinati schiavi a Tunisi. Nei documenti ufficiali, però, vennero ben definiti « carolini ». 4 ACHILLE RLGGIO ___________ famiglie tunisine, provenienti dalle cancellerie dei consolati di Venezia, di Olanda, di Toscana, di Kagusa, Sopratutto era vivo in essa il sentimento religioso, e costante la pratica del più ortodosso culto esterno, per quanto tollerato dalle autorità mussulmane (l )· Nonostante le vessazioni del governo beilicale, dei notabili e dei corsari, i tabarchini non cessavano di mantenere rigogliose relazioni affaristiche ed amichevoli con i naturali del paese C'). I Cappuccini che non trascuravano di segnalare sui loro libri le persecuzioni subite dai fedeli, lasciarono rarissime tracce concernenti la collettività ligure (20). Del resto, i Bei spesso si servivano dei tabarchini per incombenze internazionali, e, nel 1763, Ali-Bei volle ed impose a Venezia, come console di quella repubblica nella Reggenza, il suo medico di corte, Giambattista Gazzo, genovese di Tabarca (-1). Nel 1799, Haniuda Pascià, per trattare con il re di Sardegna, si valse dell'opera sagace di Giovanni Porcile, la più tipica figura tabacchina, del Settecento (22). Di costui si hanno notizie nelle carte consolari di Venezia, tuttavia inedite a Tunisi, e nel suindicato primo registro dei battesimi, in data 2 gennaio ITTI, come di un Giovali fra ncesco Borzoni, genovese. In una lettera del 9 novembre 1798, conservata negli archivi di Dac-el-Bey, cartella course et corsaires, diretta allo stesso Hamuda Pascià, il Porcile tenta di evitare l’esorbitante prezzo di riscatto chiesto per i suoi congiunti ridotti in schiavitù a S. Pietro, e con uno stile tutto affatto pittoresco, ricorda che « per aver avuto il titolo di Conte si crede che io sia Principe, (1S) Nel 1735 (?) il « Tabernaculo o Sagrario » dell’ospedale Trinitario spa-gnuolo di Tunisi era. stato dato « con otras alhaxas » dal « Senor Angelo Bago Cunsul en Tunez por la Serenissima Repubblica de Genova». Cfr. 1·i\ Francisco Ximenez, Colonia, trinitaria de Tunez. Publicalo Ignacio Bauer, letuan, MCXXXIV, pp. 189. . (19) Erano presenti nei centri più importanti del beilicato. Nei 1λχ>, redatta, forse, nel 1799, dalla quale risultano elencate settanta sette famiglie su ottocento cinquantratre persone, di cui oltre la metà appartiene alla primitiva onomastica di Tabarca (28). La raccolta qui pubblicata degli Atti, riassunti e integrali, comprende soltanto i soggetti che comportano esplicitamente la qualifica di genovese o tabacchino. Dal 1793, ed in alcuni casi anche prima·, (2S) Comandante di naviglio. (24) Le mezze galere della flotta sarda. Con tale particolare, il Porcile non si asteneva di richiamare alla memoria del Bei che i carolini erano suoi nemici sul mare. L’articolo 14 della convenzione stipulata il 17 ottobre del 1737 fra il Marchese della Guardia, nuovo feudatario dell’isola di S. Pietro ^d il Conte di Castellamonte, rappresentante di Carlo. Emanuele III, accordava agli «emigìati tabarchini « la facolta d andare con bastimenti in corso, precedenti però le dovute patenti e licenze, e osservati gli ordini e regole solite praticarsi in simili casi ». Cfr. M. Vinelli, op. cit., pp. 36. (25) La lettera è stata pubblicata integralmente dalla .« Revue Tunisienne » del 1°, Z°. e 3° trimestre 1941: Pierre Grandchamp, Un sarde conilo tunisien? Jean V or ciel, comte de Saint-Antio clic, pp. 2·23 e segg. (26) « Parmi les habitants génois de Tabarca existent encore M. Boeo. chancelier interprète de Γancien consulat général d’Autriche, M. le Général Chevalier Antoine Bogo, haut place dans la cour du Bey »’ Cfr. Mémoires pour servir à Vhistoire de la Mission des Capucins dam la Régence de Tu- nis (1624-1865), par le R. P. Anselme des Arcs., Revus et publiés par le R P Apolinaire de Valence, Rome, 1889, pp. 47. (27) Cfr. Anselme des Arcs, op. cit., pp. 83 e segg. (28) Cfr. « Les. Tabarquins de Tunis », cit.. il <^La Tunisie Française > de! 2-2 novembre 1941. ACHILLE RIGGIO la cancelleria dei Capuccini cessa la distinzione nazionale. Questo porche, ormai, le colonie europee sono tutte imparentate cou i meni· lu i del vigoroso gruppo ligure. I no studio approfondito, e corredato di documenti inediti, sarebbe necessario per alcune fra le più celebri famiglie isolane o genovesi, specialmente per i Gazzo, i Mendrici, i Capriata, i Baffo (29J. E così per quelle, che all-epoca del primo impero, ebbero o chiesero, per le vicende del momento, la cittadinanza francese. 1 vestano, intanto, gli avventurosi registri parrocchiali delPodier-na (( rue de ΓEglise » a Tunisi, che provano la gagliarda e tenace presenza in Africa della gente italica. Tunisi, 2/, a(josto Achille Riggio i'2·'i Sui più illustre dei discendenti dei . Baffo da Chiavari, si vedano interessanti notizie archivistiche in. Eksilio Michel, hsuli italiani in Tunisia (1815-1801 , Milano, 1941, passim. A T T I t1) Battezzati sotto la Viceprcfeit.a del Molto R. Pad.e Giuseppe da Serrano deWOrdine della SS. ma Trinità della Redenzione degli Schiavi (l bis). 1 Adi 30 7bre 1736 Fran.co Maria Main ieri Fu battezzato nell’Oratorio della SS.ma Nunziata un figlio legittimo di Antonio Mainieri naturale di Genova, nato da Paolo Bovo sua moglie naturale di Biserta, e li fù imposto il nome di Fran.co Maria. Il battesimo segui L’i-stesso giorno del suo natale, e furori li Padrini: Monsieur Santiago Villet nativo di Marsilia, e Caterina Manieri, Cugina del Neonato (2). F. Giuseppe Serrano Vicepreferro Adi 26 9bre 1736 Salvador Lorenzo Naxichi Il 25 del d° mese da Alberto Naxichi, e da Maria Marta Sanguineto Naturali di Sestri Dominio di Genova. Battezzato nella Cappella dell’Ospita- (l) Per gli Atti, è necessario avvertire ch’essi racchiudono esclusivamente quelli che indicano un nuovo soggetto genovese o tabarchino, sia genitori che testimoni, e Quelli che concernono alcuni coniugi più prolifici. Si tenga conto, inoltre, che dal 1/ . e i 1739 al 1755 non esistono scritture. I documenti relativi ai Ratio di Chiavari che, nel-ΓOttocento, diedero un Ministro alla corte beilicale — saranno pubblicati in un apposito saggio. . , (* bis) Padre Serrano, amministratore dell’ospedale Trinitario spagnuolo, sostituì ι Cappuccini della Missione fino al 1738, relegati, per questioni di denari e di schiavi, a Capo Negro da Ali Bei. , ,, . , . · i.* i n j «»* (-) I coniugi Manieri dovevano essere, senza dubbio, schiavi, giacche la cappella dell Annunziata era situata nel recinto del Bardo, destinata ai cristiani eh eranò al servizio del l$(*i. GENOVESI E TABARCHINI IN TUNISIA .SETTECENTESCA Ie Perini : Monsieur Salvador Deno (4) Cancelliere Francese e Madama Lucia Consorte di Monsieur Ant.o Arnielt. 3 Adi 24 9bre 1736 Isabella Cetau Da Manuelle Cetau e da M.a Bianca sua moglie nativa di Tabarca. Fa •armi: Monsieur Ant.o Titon, da Marsiglia e Isabella. .. ?) 4 Adi 2*2 Gen.o 1737 Niccola Antonio Gandulfo Da Ant.o M.a Gandulfo, e da Maddalena sua moglie dell’ìsola di Tabarca laurini: Lazzero.... (?) e Niccoletta Parrodi Tabarchini. o Adi 3 Marzo 1737 Fran.co Clienesa Di Ant.o Chenesa, e Maddalena sua moglie, nativi di Punzevera riviera di Genova. Padrini : Francesco Guarana di Trapani e Maria Cirolama Travo «di Tabarca. 6 » Adi 24 marzo 1737 Isabella Ugon Nella Reai Cappella di S. Luigi (5) Fù battezzata una Figlia di Tommaso Ugon Francese nativo di Ubano, e di Monaca sua moglie nativa di Tabarca, cui fù posto il nome di Isabella. Furono Padrini Monsieur Gio Fran.co Gan-•telmi di Marsilia, e Isabella Rosa Merain, nativa di Cisterin. 7 Adi 13 maggio 1737 Niccola Marcenaro Di Sebastiano Marcenaro e Cecilia di lui Consorte, ambedue Tabarchini. Adi 13 maggio 1737 Niccoletta Ma: Lizzorio Di Giuseppe Lizzorio, e Dorotea Sua moglie dell’ìsola di Tabarca. (J) La cappella dell ospedale Trinitario, la cui fondazione eia stata concessa da Hasseu Hoi a Padre Francisco Ximenez, nella primavera del 1720. adibita al culto dei cattolici (■*) In luogo di Pene. Cancelliere del consolato di Francia a Tunisi. (■') Situata nel fondaco dei francesi, nell’attuale rue de l’Ancienne Douane £ ACHILLE RIGGIO 9 Adi 22 maggio 1737 Maddalena Rosso Di Pietro, e Benedetta Rosso sua moglie dell’isola di Tabarca. 10 Adi 2 Giugno 1737 * Alessandro Antonio Velia Di Agostino Velia e Benedétta Sua moglie Tabarchini. 11 Adi 30 Luglio 1737 Maria Niccoletta Fase Di Benedetto Fase Tabacchino e d’Anna Maria sua moglie Giorgiana.. 12 Adi P.mo Agosto 1737 Agostino G e ara Di Fran.co Geara, e Anna M.a sua legittima moglie nativi di Tabarca.. lS Adi 28 agosto 1737 Giuseppe Pelerano Di Andrea, e di Margherita Pelerano sua moglie Tabarchini 14 Imo 7mbre 1737 Maria Francesca Natili Di Nicola Natin di Sestri, e di Brigida legittima moglie, nativa di Tabarca.. Padrini: Sebastiano Moraia di Maiorca, e Teresa Rombo di Tabarca. 15 15 7bre 1737 Fran.co M.a Poggio Di Andrea Poggio Genovese, e Agostina sua legittima moglie Tabarcliina.. Padrini: Monsieur Onorato Dimbas nativo d’Alerà, e Francesca Maunier di Tabarca. 16 23 8bre 1737 Giovan Girolamo Villavecchia Di Sebastiano Villavecchia Tabacchino, e Maria sua legittima moglie,, nativa di Sestri. Padrini : Giovanni Doumas Francese e Maria Girolama. Travo di Tabarca. GENOVESI E TABARCHINI IN TUNISIA SETTECENTESCA 9 17 Adi 20 Sfere 1737 (6) Bianca M.a Vacca Di Giuseppe Vacca, e Paola di lui legittima moglie. Padrini : Fran.co Bogo* e Paola Maimieri Tabarchini. 18 Adi 28 9bre 1737 Benedetta Timon Di Andrea Timon nativo di Dere (?) riviera di Genova, e di Nicoletta, sua. legittima moglie nativa di Sestri di Ponente. 19 26 8bre 1737 Stefano Vacca Di Ambrogio Vacca, e Paola Maria sua legittima moglie, ambedue Tabarchini. Furono compari Monsieur Fran.co Maunier, nativo di Casye e Madrilena Giani di Tabarca (7). 20 Adi 21 Ap.le 1738 * Giovanni Colombo Di Andrea, e di M.a Antonia Colombo Tabarchini. Padrini: Fran.co Guaiana di Trapani, e Maddalena Gera di Tabarca (8). Dal di 21 Ap.le -17S8, fino al 24 macjQio 1756: mancano tutte le memora ap-partenenti a questa Missione, le quali memorie, cominciano a porsi in nuovo Registro dal Molto B.do Pad.e Alessandro da Bologna Prefetto, c P rovi co rio· Apostolico di tutto il Regno di Tunis (») Dall’Atto del 2 ottobre 1756 a questo del 2 agosto 1727. Padre Alessandro da Bologna non figura più in funzioni di Prefetto. Attraverso le scritture del registro non è facile seguire la presenza dei vari vicari apostolici. Tutto ciò che si poteva ricavare a riguardo è stato pubblicato in A. KiGGio, Cronaca Tabarchina, ecc. citata passim. • k-4v ACHILLE RIGGIO 36 Adi i3 8bre 1757 Andrea Niccola Moro Di Vincenzio, e Francesca Moro sua moglie Tabarchini. 37 Adi 7 marzo 1758 Caterina F erraro Di Giorgio, e Teresa Ferrare Tabarchini. Padrini : Gi useppe Cipollini, e Agata Traversi « dell’isola suddetta ». 38 Adi '22 Agosto 1758 j Pietro Rombo Di Niccola, e Caterina Rombo Tabarchini. 39 Adi 17 9bre 1758 Niccoletta Pizza (Opizzo) Di Simone Opizzo, e Maddalena sua legittima moglie Schiavi Tabarchini. 40 Adi 28 Gennaio 1759 Giuseppe M.a Burlandi Di Felice, e Caterina Burlandi di Genova. Adi 5 Febb.o 1759 • Giovanni Tosti Di Natale, e Caterina Tosti del « Regno di Corsica». Padrini: Carlo Mattel Corso e M.a Teresa Ferrari, Tabarcliina. 42 Adi 24 Giug.o '1759 Gio Batta Agostino Pelerani Di Giuseppe e Anna M.a Pelarani di Tabarca. Padrini: Giuseppe M.a Pa-lerano, e Pellegrino Giano di Genova. 43 Adi 24 luglio 1759 Agostino e Maddalena Galibardo (gemelli) Di Domenico Fran.co, e Orsola Galibardo rii Genova. Padrini : Giorgio Ferrari, e Teresa Ferrari di Tabarca, e della sda Giorgio Pelerano, e Caterina Rombo. GENOVESI E TABARCHINI IN TUNISIA SETTECENTESCA 13 44 Adi 5 8bre 1759 Teresa Caterina Monaca Giani Di Gio Batta', e Pellegrina Giani di Genova. 45 Adi 26 7bre 1759 Maria Teresa Marenghi Di Pasquale, e Caterina Marenghi Tabarchini. 46 Adi 20 8bre 1759 Margherita Ranieri Di Carlo Ranieri Veneziano, e di M.a Maddalena Tabarchina sua moglie. 47 Adi "26 maggio 1760 Anna M.a Ferrari Di Giorgio, e Teresa Ferrari Tabarchini. 48 Adi 3 marzo 17β() Veronica Ferrari Di Fran.co e Mariantonia Ferrari. Padrini: Pietro Leone, e Niccoletta Napoli di Tabarca. 49 Adi 3 marzo 1760 Gio Batta Opizzo Da Simone, e Maddalena Opizzo. Padrini: Antonio Sclade di Zante. e Maddalena Lusoro di Tabarca. 50 Adi 2 9bre 1760 Maria Teresa Nisen Legittima figlia, deirill.mo Sigr. Enrico Arnoldo Nisen (Nyssen) Console d’Olanda e della 111.ma Sig.ra Maddalena sua moglie. Fù battezzata l’istesso giorno avendola tenuta il Sigr. Giulio Ponte di Genova. 51 Adi 24 Gbiin.o 1761 Benedetta Pelerano Di Giorgio, e M.a Pelerano. Compare: Qiuseppe Peirano Genovese. 14 ACHILLE RIGGIO Adi 8 Febb.o 1761 Angiola M.a Rombo Di Niccola, e Caterina Rombo. Padrini: Fran.co M.a Figarella di Corsica, e Orsola Galibalda Tabarcliina. 53 Adi §§> marzo 1761 Margherita Pelerano Di Giuseppe, e Anna M.a Pelerano. Padrini: Lodovico Pellerano, e Maddalena Saccomano Tabarchini. 54 Adi 22 marzo 1761 Gio Batta Ferrari Di Fran.co Bonaventura e Framea Ferrari. Il 24 stante fù levato al sacro fonte dal Sigr. Girolamo Ferro di Genova. 55 15 9bre 1762 Maddalena Mercenara Di Gio Batta, e Fran.ca Mercenara. Padrini: Niccola Borzone di Chiavari,, e Teresa Ferrari di Tabarca. 56 Anna Maria Rainieri Di Carlo, e Maddalena Rainieri,... e. fù compare ii Sigr. Giuseppe M.a Castagnino di Genova (14). 57 Adi P.mo marzo 1762 Maria Elisabetta Rosso Di Bernardo, e Agata Rosso. Padrini: Alessandro Rombo di Tabarca, e Anna M.a Marelìi di Napoli. 58 Adi 24 marzo 1762 Margherita Pelerano Di Giorgio, e Maria Pelerano. Padrini: Alberto Buzzo, e Bianca Vacca Tabarchini. (i4; il Castagnino coprì per un lungo periodo la carica di Cancelliere del consolato di Olanda. GENOVESI e TABARCHINI IN TUNISIA SETTECENTESCA 15 59 Adi 24 marzo 1762 Paola Pere eri raJo d?0GenovaPerCerÌ, e Benedetta di lui m^]ìe- Padrino: Giuseppe Pei- 60 Adi 20 maggio 1762 Niccolò Ferraro ^Dr Fran.co, e Anna Ferraro. Padrini: Andrea e Caterina Farrodi di Ta- 61 Adi 29 luglio 1762 Giuseppe M.a Galebardo Di Fran co, e di Mannella Galebardo. Padrini : Nicolò Vacca, e Rosa Rorn-bo labarctnna. · 62 Adi 25 7bre 1762 f Antonia Nisen DaH'Hl.mo Sigr. Enrico Arnoldo Nisen, Console d’Olanda, e da Madama Maddalena sua moglie, nacque la d.a Fanciulla che rù battezzata privata-mente il J1 stante, e fù compare il Sigr. Fran.co Sales di Tabarca. 63 Adi 25 8bre 1762 Pietro Serafino Sales Di Fran.co, e M.a Gratia Sales. Padrino: Giulio Ponti di Genova. 64 Adi 24 8bre 1762 Giorgio Napoli Di Fran.co, e Coletta Napoli. Padrini·: Alberto Buzzo e Agata Rosso di i anarca. 65 Adi 26 Febb.o 1763 Giusep.e Opizzo Di Simeone, e Maddalena Opizzo. Compare fù il Sigr. Giulio Ponte mi p Procura, lo tenne il Sigr. Giusep.e Castagnino di Genova. ’ 66 Adi 8 Gen.o 176'* Pietro Rombo Di Niccola, e Caterina Rombo di Tabarca. 16 67 Adi 18 agosto 1764 Girolamo Reineri Di Carlo Reineri Venez.no e Maddalena Pellerani sua moglie fabarchma. 68 Adi 4 9bre 1764 Antonio Porseo Di Gio Batta, e Bened.a Porseo, il p.mo ili Bagno in Francia, l’altra di Tabarca. 69 Adi 6 Febb.o 1765 Agostino Pelerano Di Giorgio, e M.a Rombo Pelecano. Padrini: Giuseppe Dessam Genovese, Teresa Mere en aro. 70 Adi 17 Febb.o 1765 Fran.co Giuseppe Sales Di Fran.co, e M.a Grazia Sales di Tabarca. 71 Adi |4 maggio 1765 Niccolò Giusep.e Rosso Di Bernardo, e Agata Rosso Tabarchini. 72 Adi 10 luglio 1766 Anna Maria Mercenaro Di Sebastiano e Brigida Marcenaro Tabarchini. Padrini: Agostino Rom-1)0, e Angelica Marcenaro di Tabarca. i 73 Adi 25 agosto 1766 Antonio Costa LTll.mo Sigr. Gio Batta Gazzo, fù compare di detto figlio del Sigr. Gio Batta Costa di Genova, e M.a Gazzo sua legittima moglie, battezzato privatamente, al quale si celebrarono le cerimonie eccìesiasiiche il 25 d.o. 74 Adi 16 7bre 1766 M.a Niccoletta Gandulfo Di Pasquale, e Maria Gandulfo sua moglie. Padrini: Mons. Angelo Fouchè <ìi Marsilia e Giustina Fouchè di Tabarca. GENOVESI E TABARCHìNI IN TUNISIA SETTECENTESCA 17 75 Adi 26 Xbre 1766 Anna M.a Napoli Di Pran.co, e Niccoletta Napoli. Padrini: Giuseppe Dassani di Genova, e Anna lravo di Tunis. 76 Adi 2 Genn.o 1767 Stefano Giusep.e Bened.o Tagliavaeche Di Dom.eo, e Caterina Tagliavaeche di Genova. 77 Adi 8 Ap.le 1767 Giovanna Sibilla Nissen Si battezzò il di 9: Madomosella figlia deirill.mo Sigr. Arnoldo Enrico Nissen, e di Madama Maddalena sua Moglie. Fu compare il Sigr. Dionisio Manchisi (Mendrici) di Genova. 78 Adi 29 mag.o 1767 M.a Oliva Sophia Maconi Di Angiolo Agost.o Maconi di Carrara, e di Caterina Leone di Tabarca, sua moglie. Padrini: Fran.co Colombo, e M.a Leone di Tabarca. 79 Adi 1 Agosto 1767 Agostino Pellerano Di Giusep.e, e Anna M.a Pellerano. Compare, Giorgio Parrodi di Genova. 80 Adi 30 7bre 1767 M.a Benedetta Cerasa Di Gio e Angiola Cerasa. Compare, Niccolò VaUacca, e M.a Rosa Valine-•ca laDaicnini. 81 Adi 9 Genn.o 1768 Caterina Garibaldi Di Gabriele, e Orsola Garibaldi di Tabarca. 82 Adi 21 Xbre 1768 Giorgio Tofrimaso Rombo Di Niccola, e Caterina Rombo. Padrini: Simone Granare, Sardo, e Orsote ‘Ganbardo di Tabarca. 18 ACHILLE RIGGIO 83 Adi 15 marzo 1769 Giuseppe M.a Sales Si fece il solenne battesimo in q.sto istesso giorno del nato figlio dei Sigr. Fran.co e M.a Grazia Sales. Compare: Carlo Bogo di labarca. 84 Adi 30 luglio '1769 Fran.co Giuseppe Sciaccaluga nacque il 29: si battezzò il 30. Furono i Genitori Rocco Sciaccaluga di Stilila Genovesato e Elisabetta Grosso legittimi consorti. Padrini: Fran.co Ai-diti di Genova, e Maddalena Tusella (?) di Marsilia. 85 Adi 29 agosto 1769 Guglielmo Tommaso Alzeto Nato di Gio Batta, e Margherita Alzeto. Si battezzò il 31, e lo tenne Mon-sù Guglielmo Bartolo di Marsilia, e Anna M.a Bevilacqua di Genova. 86 Adi 22 7bre 1769 Margherita Ciappin Nel di 24 d.o venne al fonte Margherita di Orazio Ciappin Veneziano e Caterina Citauda sua moglie. Furono padrini Nicola Cheippe di labarca e Monica Alzeto. 87 Adi 24 Xbre 1771 Bianca M.a Cantiero Fran.co Badacco di Genova e Angolina Minuti di Sardegna tennero al fonte il 22 d’o M.a Bianca, figlia di Lazzero, e Maddalena Cantiero dell’isola di Bonifazio. 88 24 Febb.o 1772 Teresa Grazia Grosso Venne a battesimo il 27 stante la detta figlia di Bernardo, e Agata Rosso che fu tenuta da Lazzero de Pino di Genova, e da Grazia Leone Tabarcliina. 89 Adì 29 luglio 1772 M.a Maddalena Sciaccaluga Tenne a battesimo il 22: La d.a figlia di Rocco e Elisabetta Sciaccaluga Pietro Palmieri di Genova, e M.a Maddalena Buso di Tabarca. ____________________GENOVESI e TABARCHINI IN TUNISIA SETTECENTESCA 1 i> 90 Adi 27 marzo 1773 M.a Vittoria Arnux vipnpC?Trfh^ Monsieur ^ Giorgio Giacomo Arnux e da Maddalena Teresa So-tp'/7')f'ì ςπίηη Marsiglia. Il Giorno medesimo p ragionevole causa fù bailif in ?ente in propria casa. Furono Padrini il Sig. Giuseppe Giano di Genova, e la Sig.ra Margherita Giano di Palermo. 91 Adi 2 Ap.le 1773 Caterina Bogognano e Angiola Bogognano di Corsica. Padrini: Gio M.a Fal-con di Genova, e la Sig.ra Margherita Pule. Francese. 92 Adi 3 Ap.le 1773 M a Fran.ca Cerasa Hglia di Gio Cerasa, e M.a Bigio fu solennemente battezzata in questa o Croce' Compare il Sigr. Dottore Agostino Gorgoglione di Genova Comare la Sig.ra M.a Costa di Tunisi. 93 Adi 12 rnagg.o 1773 Nicola Fran.co Leone Di Antonio Leone di Tabarca, e di Elisabetta Ponsa «li Minorca: Padrini: rran.co Seghili di Majorca, e la Sig.ra M.a Grazia Leone di Tabarca. 94 Adi 8 agosto 1773 Lorenzo Tommaso Tarzia Di Annibaie Tarzia Napoletano, e di Caterina Greco Palermitana Padrini: Giuseppe Masi Pisano, e la Sig.ra Maddalena Pagano Tabarchina. 95 Adi 13 7mbre 1773 M.a Antonia Castagnino Legittima figlia del Sig.re Giuseppe Castagnino, e della Sig.ra Teresa Dogo Castagnino di Genova, nata, e battezzata il sud.o giorno. Compare il Sigr. Capitano Giuseppe Peirano di Chiavari. 96 Adi 1 marzo 1775 Dorotea Borzoni Di Nicola Borzoni di Genova, e di Maddalena Leone di Tabarca. Padrini Felice Bolzoni, e la Sig.ra Benedetta Leviano. (Vj) Vice console di Venezia, verso la fine del Settecento. 20 ACHILLE RIGGIO 97 Adi 3 9mbre 1775 Andrea Pagano Di Luca, e Maddalena Pagano. Padrini: il Sigr. Cap.no Ant.o Litvizza di Ragusa, e Chiara Rivano di Tabarca. 98 Adi 28 nov.bre 1775 Carlo Sebastiano Poggi Di Pietro e da Elisabetta Poggi. Padrini: il Sigr. Carlo Allegro di Genova. j 99 Adi 7 maggio 1778 Rosa Orsi Di Bartolomeo, e Giustina Orsi di Pescia. Padrino: Niccola (.astelli di Moneglia. 100 Adi 4 Luglio' 1778 M.a Anna Mattei l)i Giuseppe, e Fiora Mattei di Corsica. Padrini : Giuseppe Allegro di Genova, e M.a Fran.ca Rossi di Bastia. 101 Adi '25 Febb.o 1779 Benedetta Porzia d’Alessandro Di Vincenzo d’Alessandro, e M.a Ant.a Longo di Mafredonia. Padrini: Salvatore Mellis di Sardegna, e Maddalena Borghero di Tabarca. 102 Adi 5 ap.le 1779 Ant. Girolamo Rosso Di Fran.co, e M.a Rosso. Padrino: Sebastiano Cipollino di Tabarca. 103 Adi 3 marzo 1781 M.a Anna GoTard Di Giuseppe e Angiola M.a Golard. Padrino: Andrea Allegro di Genova. 104 Adi 19 Genn.o 1782 Pietro Gentile Di Giacomo Gentile di Lingueglia, e di Maria Cerasa di Genova. Padrino: il Sigr. Agostino Gorgoglione « Cancelliere veneto » (16). (lc) Prima della sua nomina a vice console, il Gorgoglione era stato cancelliere del consolato veneto. GENOVESI E TABARCHINI IN TUNISIA SETTECENTESCA 21 105 Adi 15 agosto 1782 Agostino Leone Di Giuseppe Leone di Tunis, e di Anna M.a figlia di Agostino e di Paola Vinelli di Tabarca. Padrini : Gaetano Giunti di Livorno, e Chiara Rivano di Tabarca. 106 Adi 15 agosto M.a Assunta Allegro Di Andrea di Ant.o Allegro di Quinto nel Genovesato, e di M.a Giroia-ma Allegro. Padrino: Fran.co Bartolani di Portoferraio. 107 Adi Giug. 1783 Maria Vigne Maria Vigne, nata da Angelo Vigne, e Teresa Mal atesta Vigne di Genova legittimamente congiunti in Matrimonio fu battezzata solennemente in questa Chiesa curata di Santa Croce. Padrini furono li Sigr. Carlo Allegro e la Sig.ra Vittoria Costa. 108 Adi 2 7bre 1783 Posa Allegra Rosa Francesca Allegra figlia del Sigr. Andrea, e Girolama Allegra di Quinto nel Genovesato, venne solennemente battezzata in questa chiesa curata di Santa Croce il sd.o giorno del ined.o Anno e mese. Padrino fù il Sig.re Francesco Murat Mercante Genovese. 109 Adi 3 Feb. 1786 Francesco Biagio Leone figlio del Sigr. Giuseppe Leone e Catarina Sacco-mane legittimamente congiunti in Santo Matrimonio venne al Mondo il giorno terzo di Feb. 1786 ed il giorno settimo del med.o mese ed anno fù solennemente battezzato in questa chiesa di S. Croce. Padrino fù il Sigi. Dot* tore Francesco Manchisi di Genova (17). 0 ) Quest’Atto conferma l’ipotesi della nota 11. Si tratta in realtà dell’infelice medico di Hamuda Pascià. Proprio in questi giorni si è provata l'innocenza del napoletano Stinca e del genovese Mendrici nella supposta mort* delittuosa del celebre Bei. Lo storico tunisino Ben Dhiuf, in un suo manoscritto tuttora inedito, di cui circolano poche copie fra °Ί’ΐηίβ1-lettuali mussulmani di Tunisi, ha scritto: - « Quella notte (20-21 dicembre 1811) furono uccisi il cristiano Mariano, amico intimo di Hamuda Pascià, cd il suo medico: nominato Mohamed el Mameiuk (cioè, il Mendrici), sospettati di avere avvelenato lo stesso Bei Hamuda per ordine di suo nipote Salah. Sospetti completamente assurdi, in quanto che Hamuda aveva una lesione al cuore, ed i suoi medici avevano già prevista la morte subitanea « Cfr Pierre Grandchamp, A propes de Mariano Stinca, in « La Tunisie Française » dell’8 agosto 1042. Non è esatto, però, che i due siano stati giustiziati la medesima notte del colpo di stato di Mahmud-Bei contro Otliman, fratello e successore di Hamuda ACHILLE RIGGIO 110 Adi 14 mag.ο 1786 Antonio Luigi Marino ilei Sigr. Giovanili Marino, e Maddalena Boccugnali a legittimarli.te congiunti in Santo matrimonio, venne solennemente battezzato in questa Chiesa di S. Croce il giorno 15 del med.o mese ed anno. Padrini furono il Sigr. Giuseppe Turio Genovese e la Sig.ra Giouanna Rombo Tabarchina. Ili Adi 13 marzo 1787 G.... (?) Malaspina Aglio di Giulio e Caterina Malaspina di Genova. Padrino fu Andrea Poggi e per procura lo tenne il Sigr. Giouanni M.a Marceli (?) da Roma. 112 Adi 18 Xbre 1787 Mariantonia Giara nata da Nicola, e Catarina Giara sua legittima consorte venne al mondo il giorno 18 Xbre 1787; ed il giorno 26 del detto mese ed anno fù sollenem.te battezzata in questa Chiesa di Santa Croce. Padrini furono Antonio Scano Schiavo d’Arbos in Sardegna, e Madalena Pittaluga Tabarchina. 113 Adi 14 Xbre 1790 Maria Lucia Matha Figlia di Antonio Matha della Villa di Caprus in Sardegna, e di Sebastiana Scassa di Bonifazio in Corsica.... fù solennemente battezzata in questa Chiesa di S. Croce . Padrini furono Nicola Moro di Genova e M.a Madalena Marino di Bonifazio. 114 Adi 30 Gennaro 1793 Gennara Maria Teresa Borghero figlia di Francesco e Giulia Borghero nacque li 27 di Gennaro e li 30 tu solennemente battezzata in questa Chiesa di S. Croce. Padrini il Sigr. Giuseppe Perazzo di Genova e Rosaria Ferrara. 115 24 aprile 1793 Luigi Leone figlio del Sigr. Giuseppe Leone e della Sig.ra Catterina Sac-comano sua legittima consorte nacque li 8 d’aprile e li 14 fù solennemente battezzato. Padrini furono il Sigr. Luigi Ghiro negoziante francese e la sig.ra Teresa Milante Tabarchina. NOTE SULL’ARTE DEL VELLUTO IN GENOVA È d’uopo far precedere alla storia del velluto brevi notizie intorno alla materia che ne forma la struttura : la seta. Circa tremila anni avanti Cristo, la sericoltura era nota solo ai Cinesi, e la Cina era tanto gelosa del suo segreto, du comminare la pena di morte a chi avesse rivelato allo straniero l'industria dell’allevamento dei bachi. Si legge in Confucio, che l’imperatrice cinese Loui-Tseu (2698 a. C.), moglie dell’imperatore Hoang-Ti, fu la prima a dedicarsi all’allevamento dei filugelli, somministrando ad essi la foglia del gelso; •ed essendo riuscita dopo molti tentativi ad ottenere la seta, in segno di gratitudine e di ammirazione fu annoverata fra le divinità. I Romani conoscevano la seta, ma non sapevano come venisse fabbricata. Dopo le conquiste asiatiche (64 a. C.), Pompeo ne portò l'uso a Roma, e sotto il regno di Tiberio solo alle donne di alto rango era lecito portare abiti di seta : ma col tempo l’uso delle vesti seriche si diffuse fra le diverse classi sociali. La stoffa veniva importata dalla Cina. Ancora al tempo di Carlo Magno — riferisce il Muratori — si trovano ricordati i inorarios, cioè gli alberi da noi,appellati mori e da' francesi meuriers, ma senza saper dire se della loro foglia si nutrisca il baco. Due persiani travestiti da monaci recarono a Bisanzio, entro canne di bambù, uova di bachi e insegnarono all’imperatore Giustiniano I (550), il modo di allevarli. Dall’Oriente, l’arte della seta s'introdusse in Grecia e quindi in Italia, sotto il regno di Ruggero il Normanno, il quale, inimicatosi coi Greci, mandò nel 1148 a devastare la Morea, traendone a forza coloro che ne avevano il segreto di fabbricazione. Furono pertanto i greci i primi maestri dell’arte di tessere i ricchi broccati che uscivano dagli opitici di Palermo. L’arte di allevare il baco da seta passò poi in Calabria e quindi in Toscana, specie a Lucca. Genovesi e Veneziani importavano d’oltremare la seta e le stoffe più ricche, mentre i nostri sericoltori andavano a gara per imitarle e perfezionarle; e da siffatta industria .alcune città italiane traevano notevoli vantaggi. 24 ANTONIO CAPPELLINI Girolamo Serra, nella sua Storia dell·'antica Liguria c di Genovar lasciò scritto: «È verosimile che i Genovesi apprendessero ^ segreto di lavorare la seta quando espugnarono Almeria (1147), citta 'nobilissima per manifatture di seta ». Il Muratori, nelle Antichità Italiane, allega un tratto di Ottone vescovo di Frisinga, il quale narra appunto che alla Corte dell’imperatore, nell’anno 1154, vennero gli ambasciatori genovesi « qui non longe ante haec ipsa tempora, captis in Hispania inclitis civitatibus, et in sericorum pannorum opifìcio praenobilissime» Alme-ria et Ulixibona, Saracenorum spoliis onusti redierant». Genova importava anche d Oriente l’allume e le materie coloranti indispensabili alla colorazione dei tessuti, nonché le stoffe bizantine,, ricercate dalla nobilita e dal clero, e la seta acquistata in Asia. Il velluto è una stoffa molto pregiata, ordinariamente composta eli seta villosa e lucente da un lato, e talvolta anche da entrambi. La fabbricazione dei velluti è assai complicata. 11 velluto ha due orliti: l'inferiore, che forma il corpo o il fondo della stoffa, ed il superiore, detto peloy che serve a darle la lucentezza. I fabbricatori sogliono distinguere i velluti in pieni e in rasi; i primi non hanno figure nè righe ; i secondi sono operati o damascati, cioè carichi di ligure e di ornamenti, talvolta a fondo d’oro e d’argento. Vi sono poi i velluti a due righe, l’una di velluto pieno, l’altra di raso, e son detti velluti a canna. Qui non è il caso di descrivere il modo di fabbricazione. L’alto prezzo della seta indusse i fabbricanti inglesi per primi ad usare il cotone in sua vece ; ma la stoffa con tale surrogato riesce priva di lucentezza. In Utreckt, a Crefeld ed in altri paesi si fabbrica pure velluto di lana, nel quale s’impiega lino per l’ordito, ma le stoffe così ottenute servono per coprire mobili. Se ne fa anche di cotone misto a lino, ma la stoffa, solidissima, perde ben presto il lucido, appare rugosa e frustra ed il suo contrasto col bel velluto di seta le fece dare, in qualche paese,, la denominazione di velluto da pitocchi. I primi velluti eran detti sciamitici e furono importati dall'Asia. I tedeschi danno il nome di Sanimet al velluto e Giovanni Villani nella Storia, scrive: «In quel dì (1248) corse un pallio di sciamito velluto vermiglio ». Nel secolo XIII si cominciò in Italia ad usare la parola velluto, e sembra che i primi opifici per la confezione di codesta stoffa siano sorti a Palermo, per importazione araba. Dopo i Vespri Siciliani (1282), la lavorazione 5Ì estese in Amalfi ed a Lucca, dove s’erano rifugiati presso quelle libere repubbliche i tessitori proscritti. La culla dell’arte del velluto in Liguria è stato il paesello di Zoagli. Da Levanto, narra la cronaca, Oberto Bocario col figlio Vivaldo, NOTE SULL’aRTB DEL VELI.uro IN GENOVA recatosi nel 1250 a Zoagli, vi trovò Parte ilei velluto in discreto sviluppo e di là nel 1298 la portò a Genova. Quivi la lavorazione della stoffa preziosa andò via via perfezionandosi e diffondendosi, e la produzione crebbe non solo per le richieste locali, ma anche per lo smercio dei prodotti all’estero. Sulla fine del ’200 si tessevano e si esportavano damaschi, diaspri e broc cati d’oro, e, pur essendovi tra noi disegnatoli valenti di stoffe, altri ne arrivarono, fra il 1424 ed il 1443, dalla Toscana. Così l’Alizeri. Le corporazioni dei Scateri e dei Textores si costituì l’anno 143-e di detta corporazione si conserva lo Statuto nell?Archivio del Consiglio Provinciale delle Corporazioni. Essa divenne ben presto una delle più potenti e delle più favorite dal Governo della Repubblica, che ne disciplinò Pesercizio con norme speciali. L’arte dei tessitori aveva i propri Consoli, e da un documento rinvenuto da Angelo Boscassi fra gli Atti dei Padri del Comune degli anni 1469-1476, si apprende che in quell’epoca erano consoli Cristo! oro De Pentema e Giovanni Sciicherio. I consoli non erano nominati d’imperio, ma alla loro elezione concorrevano tutti gli iscritti all’arte; rimanevano in ufficio un anno, ma potevano essere rieletti : avevano piena giurisdizione su tutto ciò che interessava Parte e gli ascritti. I Ha et cri erano i commercianti della seta e da essi dipendevano i Textores o tessitori, i quali potevano entrare nella Corporazione dolio sei anni di lavoro prestato presso un maestro. Lo Statuto contiene disposizioni particolareggiate circa il modo di fabbricare i velluti: salvaguarda la proprietà degli autori dei disegni o di chi li ha fatti eseguire e disciplina i rapporti fra gli artefici e i committenti. Delle sorti dei tessitori di stoffe di seta, di velluti e di arazzi si interessava il Governo della Repubblica, come può desumersi da una grida inserita nel Codice manoscritto Ricci, del Civico Archivio, del seguente tenore : « Si notifica ad ogni singola persona che oggi ^Eccellentissimo Duce ed i Molto Magnifici Governatori e Procuratori della Repubblica di Genova, per pubblico loro decretò hanno augmentato et accresciuto la mercede dei tessitori dell’a>rte della seta, cioè tre soldi per ogni brazzo di veluto, et alla rata anche hanno augmentato le manifatture degli arazzi, damaschi e taffetati per da qui inanti et in perpetuo sopra li lavori che si cominceranno nell’avvenire, et questo senza pregiudicio di quello che gli compete conforme a loro decreto del 1531. Di Palazzo, li 17 marzo 1575. In atti del notaro Leon. Lomellino Can.re ». Gli Anziani del Comune definirono (1504) Parte della seta : « Spi- rito ed anima della nostra Repubblica», e, come ben rileva Enrico Sieve King, nel Topera diligentissima Die genueser Sdidenmdnstrie in XV imd XVI J ohrliauandert ecc., lino alla caduta della Repubblica fu tenuta sempre in grande estimazione. Nel 1440 un decreto del Senato vietava di esportare dalla città, di vendere o dare in pegno telai ed altri arnesi usati per la tessitura delle sete e dei velluti. Pene severe erano comminate a chi si fosse recato fuori del Comune ad esercitare la tessitura ed a propalarne i segreti di fabbricazione. Ad istanza dei consoli dell'arte, il doge Pietro Piegoso, sul 1452, stabilì la pena di quattrocento fiorini contro coloro che emigrassero o trasportassero fuori dello stato strumenti senza licenza. Siffatte provvidenze rendono manifesto quanto stesse a cuore ai Governanti l’esercizio di un’arte, nella quale i Genovesi avevano raggiunto il primato in confronto d’ogni altro paese. Nonostante i divieti sanciti dalla Repubblica, da Genova e da -Zoagli Parte del tessere doveva varcare i confini della Liguria. Napoleone Cittadella, nelle Notizie storiche ed artistiche riguardanti Ferrara, ricorda che Urbano Trincherio, genovese, aveva recato nel 1462 a Ferrara la tessitura dei drappi di seta a più colori e dei broccati d’oro e d’argento. Naborre Campanini, nelle Vicende dell'arte della seta a Reggio Emilia, ci rende noto che un altro genovese trasferì la medesima industria da Ferrara a Reggio Emilia. La notizia si desume da una lettera, recante la data 2 agosto 1502, indirizzata da Lucrezia Borgia al Capitano ducale, così concepita : « A Cristoforo Picinini Capitano della città di Reggio. Essendo desideroso mastro Antonio setaiolo da Ferrara, citadino ferrarese, presente exhibitore, exercitare apreso da questa magnifica -comunità el magistero et arte sua, et havendone noi per fide degna relatione testimonio de la sua vertu et sufficentia, ve lo raccomandiamo volentieri, come quella che desidera non meno el r*omodo et honore vostro chel proficto del dicto : et così ve pregamo lo vegliate ricevere graziosamente. Et bene valete. Ex Palatio Bellioris, die ii augusti 1502 Lucrezia Estense De Borgia ». A tanto intercessore non potevasi opporre rifiuto. Maestro Antonio fu bene accolto a Reggio, ed ottenuta poscia l’autorizzazione del duca Ercole I, si stipularono con l’artefice genovese i patti della sua condotta, quali si leggono nel privilegio del 21 dicembre 1502. Il Campanini pone anche in evidenza il maggior pregio in cui €rano. tenuti i drappi serici di Genova, in confronto di quelli di Ve- NOTE SULL’ARTE DEL VELLUTO IN GENOVA 27 nezia, ecl il nostro Alizeri — diligentissimo nelle sue ricerche —- ricorda che gli artefici genovesi insediatisi a Reggio « ... fa Ub idearono i velluti bianchi, le trasparenti tele d’argento, i drappi di seta vergati d’oro, i damaschi e le sete intessute di stelle d’argento che (i-gurarono nell’apparato, celebrato‘per la prima venuta di Alfonso L ». Dalla costituzione del 1528 il setificio appare seni])re arte importante, non disdicente alla nobiltà, e parimente nel compromesso del 1570 — che esclude dalla nobiltà, gli esercenti le arti meccaniche — si fa eccezione per le arti della seta e della lana. Anche nelle processioni religiose del Corpus nomini — a cui partecipavano i Serenissimi Collegi — nell’ordine delle precedenze stabilite dal decreto IO giugno 1537, la Corporazione dei tessitori teneva uno dei primi posti, e precisamente il quarto. Nella chiesa di S. Agostino — ora chiusa al culto — i tessitori avevano la loro cappella, ed il Piaggio, nei suoi Mcmumenta cjcnuen-sia, trascrive le lapidi, che vi erano murate, con gli emblemi dell’arte. L'insegna dei tessitori si desume dagli atti che si conservano nel R. Archivio di Stato, sui quali è impresso il sigillo. Tuttora, nella piazza detta dei Tessitori — ne' pressi di 8. Donato — aperta nel secolo XVI su aree occupate dagli orti e dalle case dei partigiani dei Fregoso, stanno tre lapidi infisse nella facciata della casa dove i tessitori avevano la sede (loggia) della loro corporazione. Esse recano l’eitige del protettore S. Cipriano e le tre spole, una per lato verticali ed una più grossa al di sotto collocata orizzontalmente. La prima lapide ricorda che il piazzale fu acquistato dai consoli dell’arte della seta Vincenzo e Agostino Bellogio e Antonio di Capasso il 23 agosto 1520; l'altra, del 1523, ricorda essa pure che dai consoli di detto anno fu acquistato un magazzino, contiguo alla loggia dell’arte; la terza, recante la data del 1532, ci rende noti i nomi di diciassette tessitori. (ìli Statuti della Corporazione furono riformati nel 1782 e pubblicati dal Franchetti, Tanno 1785. A Genova, da principio si fabbricavano i velluti cesellati, di piccoli disegni rilevati con tinte scure sul fondo di tela o di saglia. La decorazione era sempre orientale e consisteva in alberi, uccelli e quadrupedi, tutto senza impiego di metallo. Spesso però la parte « increspata » del velluto presenta un colorito differente dalla parte di velluto « tagliata ». A Zoagli si lavorano specialmente i velluti a ordito. È sopra· tutto in qualche chiesa che si trovano parati antichi di velluto, detti di Genova, ancorché provenienti da Venezia. Durante il Rinascimento i motivi si arricchiscono di parti broc-cate d'oro e d'argento: «E quando Venezia — lasciò scritto Federico Alizeri — era tuttavia immobile nell’imitazione dell’opera e dei disegni orientali, gli artefici genovesi, perfezionata Parte di tagliare e controtagliare i velluti di rilievi sovrapposti a più tinte, riconqui- 1 28 ANTONIO CAPPELLINI staronó vittoriosamente il primato e mandarono pel mondo quei drappi dove il disegno, svolgendosi dai tipi orientali che il medio evo aveva più amati e limitati, si trasforma e si rinnova con fortunati ardimenti, e dove la varia disposizione dei colori, che sfumano i lembi, distaccano i contorni, ingrossano l’ossatura delle foglie ed il convesso dei fiori, rilieva con grazia sui fondi opachi leonati e bianchi, o sui lucidissimi intrecciati d’oro e schiacciati d’argento, mirabilmente armo nizzando con la queta morbidezza delle ombre e la pompa gloriosa de’ sbattimenti ». Scrive, a sua volta, Giuseppe Morazzoni : « Il velluto è proprio il fiore dell’arte tessile genovese; un fiore eternamente fragrante e smagliante, sia esso piano, sia riccio o sopra-riccio, e non importa che le volute del fogliame, i petali, i boccioli dei fiori spicchino sul fondo rasato o sul fondo lanato d’argento e d’oro : la sua bellezza decorativa e la sua perfezione tecnica anche nel periodo più glorioso delle manifatture lionesi, s’imponeva perfino ai compilatori della Grande Enciclopedia del Diderot, che ne parlano con schietta ammirazione. Per l’onore dell’industria serica genovese c’è proprio da benedire anche il Senato ed il Magistrato della Seta che colla loro incessante sorveglianza, che può persino apparire vessatoria e meschina, hanno dato ai tessili liguri il senso della dignità professionale e li hanno indotti ad una continua revisione di tecniche e ad una sempre rinnovata ricerca di cartoni». I più belli esemplari di velluti lavorati si conservano nel tesoro della Cattedrale di Genova, e Francesco Podreider li descrive in uno studio pubblicato nel « Bollettino d’Arte» (Milano, 1933). Nel 1536 troviamo l’arte della seta e dei velluti trapiantata a Lione da certo Stefano Turclietti e Bartolomeo Marris. Luigi XIV non fu solo infesto a Genova colle armi e colle bombe (1684), ma anche coi provvedimenti intesi a favorire, a nostro danno, l’industria dei velluti a Lione. Malgrado ciò, l’arte non perì; sulla fine del ’700 si contavano nel Genovesato 1500 telai di varie opere ed erano sempre in voga i damaschi, i velluti lisci o « a giardino » genovesi, di cui i ricchi facevano grande sfoggio. Un certo danno soffrì anche l’industria nel secolo XVIII per effetto delle leggi che vietavano l’uso degli abiti di lusso. Il P. Levati nell’opera I Dogi di Genova dal 1699 al 1797, accenna alle leggi proibitive emanate negli anni 1705, 1733, 1750 ed osserva: « Co-deste leggi, benché sapienti, impedendo la rovina dei patrimoni, erano però leggi pettegole al sommo e fastidiose, obbligando lo Stato a far da modista, da sarta, a prescrivere il colore dell’abito, la quantità dei bottoni, l’altezza dei pizzi, la qualità delle stoffe e che so io. Se però vi fu una legge trasgredita fu certamente questa, in special modo dalle donne e dai giovani cavalieri». ________________________NOTE SULL’ARTE DEL VELLUTO IN GENOVA 29 Nei secoli XVII e XV11I si lavorava di preferenza a Genova un velluto a fiori, di colori diversi, detto appunto « a giardino ». ^ Ricorda l’Alizieri che l’Accademia Ligustica di Belle Arti, nel 17(>4, istituiva uii corso speciale di disegno per i tessitori, allo scopo (li rendere più facile agli artefici «di disegnare stoffe, sia con fiori imitati dal vero o ideali o mescolati di naturali e fantastici, senza dire d’altre.leggiadrie convenienti a tal fatta di lavori». Nel 700 Genova mandava le sue stoffe di velluto per tutta Europa e specialmente in Spagna e in Turchia. Le polizze di carico, conservate nell’Archivio pubblico, attestano delle numerose esportazioni dei drappi di seta e di velluto* che si effettuavano a Parigi, a Bucarest, a Belgrado, a Costantinopoli, a Smirne, in Egitto e nelle due Americhe. Dati statistici raccolti da Giacomo De La Lande nel suo Vo i/affe en Italie, rivelano che velluti e damaschi esportati per mare e per terra procuravano un movimento di danaro nel 1759 di lire genovesi 4.950.050 e di lire 5.509.400 nel 1772, a cui deve aggiungersi un altro milione circa speso dai consumatori locali. I primi telai meccanici furono introdotti a Zoagli nel 1740 da certi Casa-retto e Solari, ed in breve accrebbero e si moltiplicarono fino a raggiungere sui primi dell”800 la cifra di cinquecento. La nuova industria costituì per il paese una vera fortuna e supplì alla scarsezza della produzione agricola. La manifattura del velluto ebbe ne' tempi del suo massimo sviluppo un prodotto annuo medio di metri quarantacinquemila di velluto. Per ciascuna famiglia di tessitori il profitto si aggirava intorno alle lire tremilacinquecfento annue. JI lavoro a telai era a domicilio. Poi le grandi macchine e le grandi officine dell’epoca industriale moderna, diffusero la sfiducia nei mezzi antiquati e molti abili tessitori di Lorsica e di Zoagli, spintivi daH’interesse, emigrarono a Milano ed a Como. Varie cause contribuirono alla decadenza commerciale dell’arte della seta ; anzitutto la moda, che ai lussuosi tessuti serici ed ai velluti sostituì la lana ed il cotone e alle decorazioni di damasco delle pareti, sostituì lo stucco lucido e la carta e alle tappezzerie di velluto e di seta delle vetture, sostituì la lana, il fustagno e il marocchino. Sui primi del 1800 l’industria serica genovese attraversa una crisi economica e decade anche per mancanza di mezzi meccanici, mentre all’estero il telaio Jaquard s’era largamente diffuso. Perduti i mercati stranieri, la produzione si ridusse al solo consumo interno. Nella seconda metà del secolo XIX l’industria del velluto continua a declinare, ma per quanto riguarda la lavorazione, si mantiene allo stesso livello de’ tempi del suo maggiore splendore. « I paeselli di Zoagli e Lorsica —- scrive il Morazzoni —r par non 30 ANTONIO CAPPELLINI sì siano accorti ilei rapido e continuo mutamento verificatosi dalla caduta della Repubblica di S. Giorgio ad oggi; in quasi tutte le loro case continua a battere l’antico telaio sotto l’attenta sorveglianza della tessitrice, che, come le sue arcavole, con moto ritmico getta Ja spola fra mille fili multiformi, e come le sue arcavole da tante trame e tanti orditi trae morbidi e lucidi velluti a giardinetto, broccatij broccatelli, lampassi, ormesini, damaschi e rasi. E lo stesso antico telaio, lo stesso metodo di lavorazione, lo stesso indelettibile amore per una forma di lavoro che contemporaneamente è arte e industria artigiana a tipo casalingo, e che ha dato forma mondiale ai velluti di Liguria. Si perpetua così nel modo più degno una tradizione che da documenti inoppugnabili rìsale al secolo XV, e la tradizione è egregiamente coltivata, 11011 solo attraverso la fedele ed intelligente riproduzione di antichi illustri modelli, ma, come del resto si era sempre praticato nel passato, per la ricerca di nove espressioni aderenti al clima di civiltà odierna : per questo gareggiando colle tessitrici del Quattrocento e del Settecento a Lorsica ed a Zoagli si seguono con vigile attenzione le invitevoli leggi della moda». Genova conservò sempre il primato 111 siffatta arte, e all’Esposi zione mondiale di Londra, del 1851, ottenne con Torino la massima onorificenza. Antonio Cappellini BIBLIOGRAFIA Alzieri Federico - Notizie dei professori di disegno in Liguria, Genova; 1803-1864, Vol. I e II. Belgrano Luigi Tomaso - L'arte della seta portala da un genovese a Reggia Emilia in « Giornale Ligustico », Genova, 1889, pag. 152. Campanini Naborre - Vicende dell'arte della seta in Reggio Emilia dal sec. XVI al sec. XIX, Reggio Emilia, 1888. Cittodella Luigi Napoleone - Notizie amministrative, storiche ed artistiche relative a Ferrara, Ferrara, 1868. De Lande Jacques - Voyage en Italie, Genève, 1790, voi. VII. Ferretto Arturo - Divieto di esportazione di velluti genovesi nei secoli XV e XVI, in « Il Mare », Rapallo 10 settembre 1922. --Le prime tessiture seriche a Genova, in « Mare », Rapallo 2 dicembre 1922. --L'arte serica in Genova attraverso i secoli, in « Mare », Rapallo, 4 novembre 1922. Levati Luigi - 1 dogi di, Genova e vita genovese dal 1699 al 1797. Genova, 1912-1916. Morazzoni Giuseppe - Le Stoffe genovesi, Genova, 1941. Muratori A. Lodovico - Dissertazioni sulle antichità italiane, Milano, 1751, Tomo I. Piaggio Domenico - Monumenta genuensia (ms. in Biblioteca Berio). Podreider Francesco - I parati della Cattedrale di Genova, in « Bollettino d’arte », Milano, 1933, pag. 516. Quaglia Zenone - Dell'industria fabbrile e manufattrice genovese, in « Descrizione di Genova e del Genovesato », Genova 1846, vol. IL Serra Girolamo - Storia delVantica Liguria e di Genova, Capolago, 1835, Tomo IV. Sieveking Heinrich - Die Genueser Seidenindustrie in XV und XVI Jahrhun-dert, ecc., Leipzig, 1897. LA GHIGLIOTTINA IN LIGURIA La ghigliottina, creata in Francia nel 1792, ispirandosi ad antichi istrumenti del genere caduti in disuso, per l’interessamento di due medici filantropi il dott. Louis ed il dott. Guillotin, dopo le ottime ed esaurienti prove fornite durante il periodo del Terrore, venne adottata quale strumento ufficiale di decollazione dai governi che raccolsero Peredità della Rivoluzione francese, primo fra tutti dal Governo napoleonico. Era naturale che Napoleone Bonaparte, Imperatore dei Francesi, divenuto Re d’Italia, importasse ed imponesse nella nostra terra di conquista, coi suoi metodi di governo, anche questa filantropica istituzione di morte. Ritornava così in Italia ed a Genova un metodo di decapitazione che aveva quivi fatti i suoi primi passi : si legge nella Cronaca di Jean d?Auton, che a Genova nel 1507 con una macchina da rapportarsi alla ghigliottina fu decapitato l’agitatore genovese Demetrio Giustiniani. Resulta infatti dalle nostre ricerche, le quali hanno il pregio di essere le prime istituite su questo interessante argomento del tutto trascurato dagli storici genovesi, che la ghigliottina (strumento di decapitazione di pura marca francese) ha funzionato per la prima in Genova il giorno di martedì 13 maggio 1806, per l’appunto quindici mesi dopo che la Liguria era stata incamerata- nell'impero francese ; durante il quale periodo i nuovi sistemi di governo avevano avuto campo di instaurarsi e di avviarsi verso il loro regolare funzionamento. Segnò questa prima esecuzione capitale a mezzo della ghigliottina un avvenimento di primario interesse per la cittadinanza genovese, che accorse in folla compatta sul luogo del supplizio: come ne fa fede l’apposito accenno comparso nella « Gazzetta di Genova » di mercoledì 14 maggio 1806 a pag. 154 : cui segue una rapida illustrazione destinata a presentare presso il gran pubblico ignaro le caratteristiche e le benemerenze del nuovo istrumento di morte. E stata }er4 ïa prima volta che si è eseguita in questi nuovi dipartimenti una sentenza di morte per mezzo della guillottina, e la novità dell’apparecchio ha chiamato al luogo del supplizio una folla immensa di popolo. (La (juillotina è una macchina molto semplice stata proposta dal medico lìuiUotin all’Assemblea nazionale l’anno 1790 al 21 gennaro. Ira i molti che Guillotin ha fatto adottare in quel giorno sulla giurisprudenza criminale, ecco il famoso articolo, che ha condannato il suo nome ad una funesta immortalità. « In tutti i *casi in cui la legge pronuncerà la pena di morte contro un accusato, il supplizio sarà lo stesso qualunque sia la natura del delitto. 11 reo sarà decapitato, e lo sarà: per mezzo cVuna semplice macchina ». La giustizia ci obbliga di osservare che un sentimento di umanità è stato il solo motivo che ha indotto a siffatta invenzione questo stimabile cittadino, e ch’egli ha sposso versato delle lagrime sul terribile risultato di questo cangiamento di supplizio, che ha forse contribuito a moltiplicare il numero delle vittime, semplificando ristrumento e l’apparato della morte) ». Dopo questo felice inizio la ghigliottina continuò a funzionare regola mielite a Genova ed in Liguria per tutta la durata della dominazione francese per otto anni circa, sino ai primi mesi del 1814, allorquando colla caduta dell’astro napoleonico e colla restaurazione della Repubblica di Genova, gli antichi metodi di pena ritornarono in onore ed il boja (orrenda parola per la democraticissima Francia filantropica), messo temporaneamente da parte, riprése le sue tradizionali mansioni, come ne fanno fede i comunicati comparsi nella « Gazzetta di Genova » dell’anno 1814. « * La ghigliottina in Genova veniva di solito innalzata ed operava sulla piazza esterna del Molo Vecchio, nell’identico sito, ove già precedentemente e poi durante gli anni successivi (allorquando la Liguria passò a far parte del Regno Sardo) si ergeva la forca. Quivi venivano tratti da tutto il territorio della 28a Divisione Militare i disgraziati, che avevano necessità del suo ferale intervento. Talora però la macchina di morte prendeva altra sede entro il circuito della città, od anche emigrava temporaneamente in qualche minor centro della Liguria, ove era richiesta l’opera sua. Così, si legge nella « Gazzetta di Genova» del 1808, N. 20. Pag. 86, che il mattino del giorno 9 marzo 1808; in D ars ina è stato guillotinato un forzato, reo di aver ucciso il suo compagno di catena, con un colpo di grosso trave sul capo mentre dormiva per* vendetta di essere stato da lui denunziato di tentativo di fuga; e si legge ancora a pag. 213 del N. 53 — 1° luglio 1812, che un certo Antonio Marcori, marinaio disertore passato al nemico, il 30 giugno subì la pena di morte sul pontone della Dar sina. Invece il giorno 5 novembre 1806 la ghigliottina si trovava a lavorare sulla pubblica piazza di Savona, ove eseguì la sentenza di morte su certa Fiori d’Albenga e sulla sua domestica, convinte ree d’aver assassinato il marito della Fiori ; ed il 6 febbraio 1807 a Chiavari sulla piazza dell’Orto dava la morte al prete Gio.Agostino Longinotti, del cantone di Borzonasca, responsabile di assassinio. __LA GHIGLIOTTINA IN LIGURIA 33 Anzi a proposito dell’esecuzione (li Savona, la « Gazzetta di Genova », del 29 novembre 180G a pag. 381, riferisce un curioso caso, il quale sta a dimostrare quanto la popolazione ligure seguisse con raccapriccio e con profonda ripulsa questo metodo di pena capitale. Ri portiamo integralmente il trafiletto della « Gazzetta di Genova » : Tre falegnami, e due facchini richiesti di fare i lavori necGSsarj per Vc-sccuzione, non avendo valuto presi arrisi, sulla denuncia del /tracina tore generale della Corte, e dietro le conclusioni del Sig. Commissario di Polizia, sono stati condannati ciascuno dal Tribunale di Polizia a tre giorni di cavceve, conformemente all/art. 2 delia Legge 22 gevmile an. J/°. Il materiale umano veniva fornito alla ghigliottina dalla Corte di giustizia Criminale, una specie di Corte d’Assise che giudicava i reati ordinarii di sangue (assassinii, infanticidii, venificii, ecc.) e dalla Commissione Militare, creata espressamente per colpire ed annientare il brigantaggio, che infestava le campagne e le strade della Liguria Ma ritti ma, del Poltre Giovo. La piaga del brigantaggio era alimentata specialmente da fuorusciti politici, da malcontenti, da giovani sfuggiti alla coscrizione obbligatoria, i quali, ricercati dalla gendarmeria, si davano alla macchia e per campare battevano le strade rapinando e svaligiando quanti capitavano loro sotto mano. Non pochi di questi rapinatori e grassatori, giudicati e condannati alla pena di morte dalla Commissione Militare, come resulta dall’accurata revisione degli annunzi comparsi sulla «Gazzetta di Genova », venivano esecutati colla fucilazione, che si faceva di solito sulla piazza della Cava, ma talora anche in vicinanza della Lanterna o sul piano del Hi sagno nel luogo detto le Olivette. La detta Commissione Militare nel Tapi-ile 1807 e nel marzo 1813 fu chiamata a giudicare due complotti destinati a sconvolgere la sicurezza dello Stato; nel primo caso di 17 individui prevenuti 8 vennero condannati a morte colla ghigliottina, nelTaltro di 15 rei convinti, 5 furono fucilati sulla piazza della Cava. Oltre questi due corpi giudicanti operavano in Genova un Consiglio di Guerra permanente della 28° Divisione militare ed un Consiglio di Guerra marittimo, i quali adottarono quale metodo per la pena di morte la fucilazione; solo in un caso venuto a nostra conoscenza (vedi «Gazzetta di Genova», N. 53 del 1° luglio 1812 a pag. 213), il Consiglio· di Guerra Marittimo dispose che la pena di morte, cui era stato condannato il marinaio Antonio Marcori, disertore passato al nemico, fosse eseguita colla ghigliottina eretta sul pontone della Darsena. Anche le donne, come si è già accennato parlando della Fiori (Γ Albenga e della sua domestica, vennero decapitate a mezzo della ghigliottina. Ricordiamo ancora certa Angiola Malia Pedemonte, rea di tentato venificio sulla persona del Curato di 34 STEFANO REBAUDI Livellato, e tale Battestina Magnetti di Voltri convinta di tentato infanticidio, ghigliottinate a Genova: la prima il 4 settembre 1809, la seconda il 20 marzo 1812. L’esecuzione della Pedemonte destò molto interesse e gran scalpore specialmente fra l’elemento femminile della cittadinanza genovese: siccome (scrive la «Gazzetta di Genova ») ( rana moltissimi anni che non si era· qui veduto* a giustiziare alcuna donna, il concorso, principalmente femminile è stato numerosissimo. 1 giustiziando (uomini e donne) dalla cappelletta o confortatorio, delle carceri di S. Andrea*, ove avevano passata, l’ultima notte, erano condotti a piedi al luogo del supplizio, rivestiti di un camice o cappa rosa, accompagnati e confortati dal confessore e dai fratelli dell Ai-ci con fraternità di San Donato, i quali provvedevano anche alla .sepoltura del cadavere, trasportato e gittato nella fossa comune in S. Giacomo di Carignano. Solo in qualche raro caso di forza maggiore il condannato a morte era trasportato a braccia al patibolo, ( osi si ricorda, che Γex-forzato e brigante Giuseppe Vigo, perchè ferito d’arma da fuoco agli arti inferiori, il giorno 27 novembre 1812, fu trasportato à Véchaffaud, in barella. Il carnefice di Genova, nomato con elegante parafrasi, pubblico esecutore di giustizia alla maniera francese (Exécuteur o maitre desila utes oeuvres) fu importato di Francia colla ghigliottina. Egli apparteneva alla numerosa ed illustre prosapia dei Sanson, dal 1600 carnefici a Parigi. Si chiamava Vittorio Sanson ed era tiglio di Luigi Carlo Martino, Mon-sieur d’Auxerre, uno dei sette^ fratelli che esercitavano contemporaneamente sul finire del secolo XVIII le alte mansioni di carnefici in diverse città della Francia ; fra i quali eccelleva per considerazione ed autorità il più anziano Carlo Enrico; maître des hautes oeuvres a Parigi, ove fu esecutore di morte, fra gli altri molti, dell’infelice Re Luigi XVI. Luigi Vittorio Sanson, dopo aver lavorato qualche tempo a Montpellier, nel 1806 fu comnvissionato a Genova, ove rimase sino ai primi mesi del 1814, allorquando dovette lasciare precipitosamente la città per la caduta del colosso napoleonico e l’entrata in Genova delle truppe .del generale inglese Lord Bentinck. Perduto l’impiego si ritirò ad Aix, ove, come afferma il Lenotre, se ne smarrirono le traccie. L. V. Sanson durante la sua permanenza in Genova visse estraneo e malviso alla cittadinanza. Questa triste posizione del boja francese la si desume chiaramente da un significativo disappunto occorsogli, di cui si impossessò la « Gazzetta di Genova » giornale al soldo dei gallici dominatori, che se ne servì per dare alla cittadinanza genovese una lezione di fraterna umanitaria amorevolezza. LA GHIGLIOTTINA IN LIGURIA Una bambina del detto esecutore, nata a Genova verso i primi dell anno 1808, dovette rimanere per parecchi mesi senza battesimo per J impossibilità di trovare un padrino che la conducesse al sacro lonte. L’Arcivescovo di Genova, Cardinale Giuseppe Spina, venuto a conoscenza del caso la fece battezzare il 2\ giugno 1808, nella cappella dell’episcopio, fungendo egli stesso da padrino. Loco in quali termini la « Gazzetta di Genova· » del 22 giugno 1808, a pag. del N. 50 ne dava notizia: « Era nata sin da alcuni mesi aranti una figlia al pubblico csc cutore della, giustizia, cui non era ancora stata amministrata Vacqua battesimale, perche r ed casi in ottima sanità, e non arcasi chi le facesse te parti di padrino. Essendo ciò renuto a notizia delVErn. Cardinale Arcivescovo l’ha fatta battezzare jeri mattina nella cappella del suo palazzo, levandola egli stesso al sacro fonte in qualità di padrino. La vera carità non conosce pregiudizi del volgo, e non ama che beneficare chicchessia ». Colla instaurazione in Liguria del nuovo governo la ghigliottina fu sostituita dalla forca, e Γesecutore di giustizia Luigi Vittorio San-son dal boja Ignazio Palmi. Stefano Rebaudi DOCUM E X TI 1 rascriviamo dalla « Gazzetta di Genova », degli anni dal 1806 al 1814, gli annunzii delle esecuzioni capitali per ghigliottina occorse nella giurisdizione della 28a Divisione Militare. 1806 Genova, Mercoledì 14 maggio 1806. CORTE CRIMINALE DI GENOVA Gio. Batta Garbarino di Tribogna d’anni 19, coltivatore, reo di tre furti a mano armata sulla pubblica strada, condannato dalla Corte Criminale di Genova a 17 gennaro 1806, e rigettato il ricorso dal Tribunale di Cassazione a Parigi, è stato jeri guillottinato sulla piazza esterna del Molo vecchio Oggi ha subito la stessa pena Alessandro Cucco di Rivetta, circondario λ oghera, ostiere, danni 25, per assassinio della propria moglie gettata viva in un pozzo. Egli è stato condotto al supplizio coperto d’una camicia rossa. (Gazzetta di Genova, X. 39, 14 maggio 1806, pag. 154). Genova, Sabbato 5 luglio 1806. Questa mattina sono stati ghigliottinati Vincenzo Balduzzi e Gio- Maria Comolli, de’ dintorni di Voghera, rei di aggressione sulla pubblica Strada e molti ladronecci. (/&., N. 54, 5 luglio 1806, pag. 214). STEFANO REBAUDI Genum, Mereoledì 0» agosto 18tK>. Alle ore 11 dello stesso giorno (4 agosto u. s.) è stato guiilotinatocqì/^/^° \ nuota di Milano, domiciliato a Tortona, reo di tentato assassinio contro una sua figlia: esso era ricorso in Cassazione a Parigi, ina il nc .· gettato. il·., X. 63, β agosto 1801), pag. £49). Genova, Sabbato 15 novembre 1806. COMMISSIONE MILITARE - Gerì.· a sio Brczi, sim. GhibuuxU, O. B. GaravcUa, Innocenzo Demùheli e I ni Borri, convinti di aver l'alto parte della masnada di briganti-die intestano la pubblica strada della. 28.ina Divisione militare un [urto ili j- Λ» n. commesso in una Cascina appartenente al march. Negrom ai · * . 5. ... [ stati condannati a morte avant’jeri sera, posti in cappelletta e o.uigliottlìdi ieri mattina sul molo vecchio, meno il Brezi, per cui M. I'eel'osnier’/;al^^1 comandante della giendanneria imperiale, e rapportatore presso la &te&Sd commissione, ha fatto sospendere l’esecuzione ni forza doidim supe Pietro Gius. [ìebenetii convinto d’aver favorito l’esecuzione di detto lo è stato condannato a II anni di ferri, e a sei ore di berlina. 1 quattro che sono eségutati hanno fatto prima la confessione ilei loro delitto e di 1110 ;i a - tri da loro commessi. , „Λ,. Nello stesso tempo sono stati giiigliottinati altri due, condannati precedentemente, e il cui ricorso a Parigi non è stato ammesso. il·., X. 92, 15 novembre 1806, pag. 365). Genova, Sabbato 29 novembre 1806. Certa Fiori, d’Albenga, e il suo domestico denominato Λ une se, convinti di assassinio, in persona del marito di detta Fiori, sono stati esecutati il giorno 5 sulla pubblica piazza di Savona. Tre falegnami, e due facchini richiesti di fare i lavori necessari per sedizione, non avendo voluto prestarvisi, sulla denunzia del procuratole .generale della Corte, e dietro le conclusioni del Sig. Commissario di Polizia, sono stati condannati ciascuno dal Tribunale di Polizia a tre giorni di car-^ cere, conformemente all’art. 2 della Legge del 22 gènnile an. 4°. (Ib., X. 90. 29 novembre 180f>, pag. 381). 1807 Chiavari 10 febbraio 1807. Venerdì scorso G del corrente febbraio/ a mezzo giorno, fu eseguita sulla piazza de 11 Orto a. Chiavari la sentenza di morte contro il Prete Gio. Agostino Longinoili, del Cantone di Borzonasca, convinto reo d’assassinio, e condannato alla guillottina. Questo sgraziato, vittima de’ suoi delitti, lia tentato ogni mezzo per. sotti ai-si, o colla fuga alla pena Che lo attendeva, o col suicidio aU’infamia del patibolo. Egli chiese, non lia guari, un compagno che dividesse seco la tristezza del suo carcere: l’ottenne dal troppo facile custode, ma tentò poi di strozzarlo perchè si ricusava costantemente all’invito di unirsi seco per rompere il carcere e'salvarsi. I custodi accorsi alle strida, informati del fatto e mettendosi in dovere d’incatenare il furibondo condannato, hanno ritrovato sul di lui corpo un tagliente rasojo cautamente nascosto. Anche due giorni prima di subire l’ultimo supplizio, armato d’un grosso chiodo, che aveva staccato dal tavolazzo della prigione, ed al quale era riuscito di fare una punta acutissima, si avventò 'contro il Carceriere, cui fu necessaria tutta l’assistenza del la sua voce, e del garzone sopraggi unto, per isvincolarsi dalle Jobuste braccia del Prete assalitore. Egli andò alla morte contrito. (//;., N. 13. 14 febbraio 1807, pag. 53). Genova, Mercoledì 15 aprile 1807. Una Causa di gran rilievo pei* la quantità degli accusati, e per la qualita del delitto occupa questa Commissione militare che è in sessione permanente e da 4 giorni. Sono 14 gli arrestati e 3 i contumaci, tutti prevenuti di co spirazione. 11 Sig. Capitano Relatore ha già fatto le sue conclusioni. Di 11 avvocati dati ex-officio, ne rimangono olto che devono arringare; la sentenza non avrà luogo che questa sera o dimani. (Zi?., N. 30. 15 aprile 1807, pag. 121 j. I Genova, Sabbato, 18 aprile 1807. La Commissione Militare di Genova, la quale come annunziammo, era da 4 giorni in sessione permanente per ventilare la causa di varie persone prevenute di cospirazione, l’ha terminata mercoledì verso la mezza notte, ed ha pronunciata la pena di morte contro En ima nude Bustoro dell’isola di Corsica; Gaetano Garbino di Bergasana; Antonio Bertimi, detto il Rollino, di S. Pietro di Vara; Luigi Della casa Grande, tutti quattro assenti. Fra i presenti poi contro Giacomo Parodi di Feggino; Gioachino F oppiano della Commune del Criaque; Bartolomeo Guainasso della stessa, e Giovanni Foppiano della Casa Grande, i quali quattro sono stati guillottinati giovedì a mezzogiorno sul Molo vecchio. La Commissione ha inoltre condannato a 4 mesi di prigionia Antonio Rampone di Sestri a Levante, Matteo CoHareta di Genova, Cario Garbarino, detto (.'urlone, di Tribogna, Luigi Galleazzi di Bergassana, .4/*-tonio Bactgalupo del Pian de’ Preti. Ha invece rimessi in libertà Stefano Podestà di Genova. Niccola Gardella di Roccatagliata, Domenico. Cauteli i di Ber-gassana, Gian Domenico Medici di Groppo di Rio e Gian Domenico Ber tono della stessa comune. (Ib., N. 31. 18 aprile 1807, pag. 125). Genova, 22 aprile 1807. Benedetto Canale condannato col suddetto Grosso, per lo stesso delitto (per varj furti e specialmente della polvere de’ pubblici magazzeni), impu-nista, accusatore di quattro innocenti, essendo stato rigettato il di lui ricorso di grazia, è stato guillottinato questa mattina alle ore 11. (.Ib., N. 32. 22 aprile 1807, pag. 132). 1S08 Genova, 9 marzo 1808. Questa mattina in Darsina è stato guillotinato un forzato, reo di aver uccìso il suo compagno di catena, con un colpo di grosso trave sul capo mentre dormiva per vendetta di essere sta^o da lui denunziato di tentativo di fuga. {Ib.} N. 20. 9 marzo 1808, pag. 86). STEFANO REBAU IH Genova, 21 dicembre 1808. Questa mattina è stato ghigliottinato Antonio Ferrari q. Domenico, nativo e domiciliato a Castelnuovo di Scrivia, d’anni 32, condannato da questa Corte Criminale il 17 cori*, per delitto di assassinio commesso a Castelnuovo suddetto nella persona dell’excapucino Vigo, come si è detto nel numero precedente. Gli altri tre condannati di morte hanno ricorso in Cassazione. Ib.. N. 1(£. 21 dicembre 1808, pag. 415). 1800 Genova, 1 febbraio 1S09 E stato jeri guillotinato certo Francesco Protti, detto Pronino, d’armi 27 di Girecchiezzo nel regno d’Italia, convinto di aver ucciso con premeditazione a colpi di bastone e gettato quindi nel Po, certo Antonio Immo, mugnaio, per derubare nel molino, come ha rubato di fatto, 3 sacchi di gran turco, uno di grano, e uno di farina. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso. (Ib., N. 9. 1 febbraio 1809, pag. 36). Genova, 6 settembre 1809. Avant’jeri è stata eseguita colla ghigliottina la sentenza di morte data da questa Corte di giustizia criminale contro di Angela Maria Pedemonte, nativa della valle di Polcevera, domiciliata in Genova, d’anni 32, riconosciuta rea di intentato veleno contro il sig. Curato di Livellato. Siccome erano moltissimi anni che non si era qui veduta a giustiziare alcuna donna, il concorso, principalmente femminile, è stato numerosissimo. La paziente portava la cappa rossa. (Id., N. 71. 6 settembre 1809, pag. 288). Genova, 4 ottobre 1809. Jeri è stata eseguita la pena di morte per guillotina sopra Pietro Paolo fìavano di Gius. Antonio, nativo e domiciliato a Casei, circondario di Voghera, misuratore di terre, dell’età di 30 anni, convinto di premeditato, quantunque non consumato, assassinio sulla persona di Pietro Giuseppe Olezza da lui attaccato sulla pubblica strada che conduce da Casei a Tortona, li 6 settembre 1808 alle 3 ore della notte Italiane, e ferito sulla testa e sulle braccia a colpi di bastone. Questo miserabile si era appellato alla Corte di Cas- v sazione che nella seduta del 27 luglio 1809 ne ha rigettato il ricorso. (Ib., N. 79. 4 ottobre 1809, pag. 317). 1810 * • ^ Le parecchie condanne di morte, avutasi durante l’anno 1810, sono riportate dalla « Gazzetta di Genova », senza specificare se siano state ottenute per fucilazione o per ghigliottina. 1811 Anche durante l’anno 1811 la « Gazzetta di Genova » dimentica di specificare con qual mezzo (se per fucilazione o per ghigliottina) sia stata raggiunta la pena di morte. Solo nel seguente caso troviamo un chiaro accenno alla ghigliottina : i. l.A GHIGLIOTTINA IN LÌGI RIA 39 Commission M Hit aire Par Jugement du 13 mars 1811, jugement qui a duré trois jours, les nommés Joseph Grassano de Mandrogne, commune d’Alexandrie, et Antoine Marie Grassano de Cassine Grosse, même commune, prévenus de 23 chefs d’accusation, ont été condamnés â la peine de mort et guillotinés jeudi 14 du courant, et la nommée Marie de Alexandri, femme du condamné Joseph Gras sano, accusée de complicité dans les vols commis par son mari, a été acquittée et remise à la disposition de la haute Police de l’Empire. {Ih., N. 22. 16 Marzo 1811, pag. 89). 1812 Corte Speciale straordinaria di Genova. Per sentenza del 21 gennaro decorso la nominata Battestina Magnatti, d’anni 23 nativa di Voltri, e domiciliata in Alessandria, convinta di tentativo d’infanticidio, è stata condannata a morte. Essa è stata condotta jeri mattina a 11 ore sulla piazza del Molo, ed ha subito la pena capitale con molta rassegnazione. (lb., N. 24. 21 marzo 1812, pag. 93). (Consiglio di Guerra marittimo. Antonio Marcori, marinaio sul brick di S. M. le Courreur, d’anni 26, nativo di Pisa, avendo disertato, ed essendo stato ripreso sopra un corsaro nemico, è stato condannato avant’jeri dal Consiglio di Guerra marittimo speciale, alla pena di morte. La sentenza è stata eseguita jeri sul pontone della Darsina. (/0., N. 53, 1 luglio 1812, pag. 213). Commission Militaire séant à Gènes. Par jugement, pour le quel la Commission Militaire de Gènes, a été as-samblée pendant trois jours, le nommé Joseph Vigo, dit Piccolino, âgé de 28 ans natif de S.t de Paravanico dans la Polcevera (Gène), forçat évade du bagne de Gênes, prévenu d’assassinat etc., de plusieurs autres crimes de brigandage, a été condamné à la peine de mort. Ce brigand, qui lors de son arrestation avait été blessé aux jambes de deux coups d’armes à feu, a été porté aux débats sur un brancard, ainsi qu’à l’échaffaud. Il été ecécuté le 27 9bre 1812, dans les '24 heures de son Jugemente.... (Jb., N. 96. Sabbato 28 novembre 1812, pag. 392). f 1813 Commissione Militare. Francesco Gelati, d’anni 27, di professione giardiniere; Domenico Cavalla, d’anni 38, carrettiere; e Alessandro Bastide, d’anni 36, postiglione, tutti e tre di Tortona, prevenuti rei di brigantaggio, sono stati condannati jeri alla pena di morte ed esecutati di ghigliottina oggi alle ore 11. (Ib., N. 101. Sabbato 18 dicembre 1813, pag. 430). APPUNTI SUL DIALETTO LIGURE 1. Noterelle etimologiche Î. In una poesia latina attribuita aU’Anonimo Genovese si legge [ex]terpti-tur (XXVIII 1 dell’edizione curata da F. L. Mannucci, L'Anonimo Genovese ecc., Genova 1904. p. 266, contro la quale però vedi ora le gravi riserve fatte da Andreina Daglio in « Giorn. Stor. e Lett. della Liguria» 1942, p. 17). che l’editore vorrebbe correggere in excerptitur. Ma la proposta non persuade; excerptare, come avrebbe fatto normalmente il latino (ma più conforme alle leggi del neo-latino è exearptare, onde il modenese seartèr '« potare, tagliare» o excarptiare in Meyer-Lübke REW 2962; cfr. anche risaltare par resultare. ricattare per receptare ecc. e v. Giov. Flechia AGI III p. 125), difficilmente avrebbe potuto passare in excerptire, poiché sappiamo che nel latino volgare la prima coniugazione s’è generalmente conservata con poche e parziali defezioni (Grandgent, Lai. Volg. n. 397, p. 215). D’altra parte la desinenza -ïtur è garantita dalla rima con largitur, demolitur e despertitur, così che io pensai che nell’Anonimo si dovesse leggere excerpitur (Lingua e Letteratura latine in Liguria nel II voi. della « Storia di Genova » p. 345). E la mia supposizione è avvalorata, oltre che da una maggior facilità per i verbi della terza coniugazione di passare alla quarta (Grandgent, n. 406 p. 220), anche dal ven. zerpir « potare, scapezzare » ecc., nel quale Giov. Flechia AGI III p. 125 ha visto giustamente un probabile riflesso di excerpere passato alla-quarta coniugazione. La voce dunque serpi, nel senso di «tagliare, potare» ecc.. avrebbe dovuto essere l’esito normale di excerpire, ma non si è mantenuta nel dialetto; d’altra parte il verbo (che potrebbe con quella confondersi) serbi! « arroncare», registrato dal Casaccia come voce del contado per indicare lo « svellere le radici dell’erbe cattive che sono nelle biade ancora in erba », deriva invece da un ex-herbare (Parodi AGI XVI p. 355 e Meyer-Lübke REW 3012). 2. Il composto ino ta bèi la significa propriamente «una volta alla padella » e si adopera in espressioni come dà inótabéila a karne, quando, volendo arrostire una fetta di carne e mangiarla così guascotta, le si fa fare una giravolta agitando in alto la gratella o la padella. Il composto è proprio di Oogoleto, e non so se si trovi pure in altre parlate della Liguria; lo si usa talvolta anche in senso metaforico per indicare cosa fatta molto in fretta. La derivazione è chiara: in per ün Parodi AGI XV p. 149; òta per vota Parodi AGI XVI p. 346; bèi la (=z gen. pwéla, per il quale vedi Parodi AGI XVI p. 122 e 360) da padella con passaggio da p a b (Parodi. APPUNTI SUL DIALETTO LIGURE 41 AGI XVI p. 362) e con l’esito normale cogoletese ei per il gen. œ da æ,. come g é i 1 u = gen. g œ 1 u « gheriglio, spicchio », f i g é i t u = gen. f i -goétu «fegato» ecc. (Parodi AGI XVI p. 121). Antonio Giusti 2. Noterelle toponomastiche e lessicali. 1. Ber t a e 1 u « sorta di rete». — A pag. 26 del suo Glossario med ioevale ligure (Torino, 1896) Girolamo Rossi registra dallo Statuto di Godanola voce bertadéllus « ordegno per la pesca, fatto come la nassa, ma formato con reti a maglia e cerchi di legno, ecc.»; e soggiunge: « Il Ducangc ha questo vocabolo, ma modificato in bertavellus ». Non dice però che esso vive tuttora nel gen. bertaelu, registrato dal Casaccia e dagli altri vocabolaristi genovesi nella stessa accezione, come è pure del toscano (bertuello, « sorta di rete da pescare e figuratamente, «zimbello». Petrocchi), per il quale il Diez postulava il basso lat. vertebolum, attestato dalla Legge Salica, - ubi interpretes — dice il Ducange — genus retis esse aiunt, quod Normanni Verrueil, Latini Verriculum vecant ». La voce è pur propria del veneto (berievolo), che assai bene risponde al vertebolum della Legge Salica, mentre il gen. bertaelu, come il piem., crem., mil. bertavel, il comasco bertabèl o bertarèi (dal quale deriva probabilmente il cognome Bertarelli), il ticinese bartorèl e lo stesso tose, bertuello (anticam, bertovello) postulano meglio * vertibellum (Meyer-Lübke, Rew. 9251), con la nota sostituzione del suff. -ellu a -ulu (cfr. Romania, XXIX, 281). Alla stessa base, secondo il Bertoni (La denominazione delVimbuto, ecc., p. 13, n. 3) mette pur capo il romando berfou con la notevole dissimilazione di v (b) in /. Tornando al ligure medievale bertadellu, noterò infine che esso presenta quella stessa dissimilazione di v in d che si riscontra, p. es., in biodo e sbiadito da bla vu delle Glosse isidoriane (L). 2. Murçentu, ni. — Fino a qualche anno fa, come i Genovesi ricordano, si chiamava Vico del Morcento (caruggu du Murçentu) una salita che da Vico Dritto Ponticello (anch’esso scomparso per le recenti demolizioni) conduceva a S. Defendente. Al qual proposito si legge a p. 270 del volume Le vie di Genova (Genova 1912) del Donaver: «La parte del Brolio, appartenente verso il mille alla Chiesa milanese, rimasta fuori della cinta del X secolo, come una dipendenza della Chiesa stessa, era detta Morcento per la cinta del monastero di S. Andrea e prima ancora che vi fossero costruite le mura della città ». Che la voce genovese rispondesse a muro cinctus era già stato avvertito dal Parodi. Ma vogliamo segnalarla qui soprattutto in quanto trova un equivalente nel milanese Morsenehio (dial. Morsene'); nome d’un casale presso Taliedo, che Dante Olivieri (Arch. glott., XXII-XXII, p. 4-78) regi- (l) Identico al bartadellus deWunt, gen. è il roveretano e trentino bartadel (dissimilazione del pur trent. bartavel) che trovo registrato dall’AzzoLiNi (Vocabolario vernacolo-italiano pei distretti roveretano e trentino. Venezia, 1S56,. p. 51). .stia come il primo esempio, a lui noto, ed anche il solo (egli dice) di ni. italiano derivato da m u ro cinctus». Il quale Olivieri cita pure il m u -r o e i n et a di Ammiano Marcellino e i nomi locali francesi Mursens, M ut cine r M or sang. 3. Skripizi «grilli, ghiribizzi, capricci. » Te sàie i skripizi «ti .saltano i grilli» ( Cas accia). Verrebbe a tutta prima di pensare a capriccio, con * intensivo. Ma l’etimo è invece diverso. Andrà, come il vicent. e trevis. sga-rebiss, coll’it. ghiribizzo, che il Nigra, (Areh. gioii., XV, 288) riporta alla stessa base del fr. écrevisse, che è l’ant. alto ted. Jcrebiz « gambero, locusta». Il sàtà (saltare) che suol accompagnare la voce genovese e veneta, mentre fa pensare al significato di « locusta » della voce germanica, porge nuovo lume circa il riscontro ideologico tra rital. ghiribizzo e grillo in quanto vale « capriccio ». Gl US E FPE Fl.EC HIA I NOSTRI LUTTI EVELINA RINALDI Oriunda dalle Marche, ove a Chianata Cliiaravalle era nata il 30 settembre 1879 e compiuto gli studi primari, prediletta allieva poi di Amedeo Crivellucci, da molto tempo Evelina Rinaldi teneva la cattedra di materie letterarie nelle classi superiori dell’istituto Magistrale R. Lambruschini di Genova. Ivi esercitò la missione dell’insegnamento con intenso fervore, dedicando ad esso anche un saggio perspicuo per i suggerimenti tratti dalla sua esperienza : (c L’insegnamento nelle scuole inferiori » che vide la luce in « Cultura dello spirito» (anno VI fase. VI). Trascorse la vita in dedizione assoluta alla patria, alla famiglia, alla scuola ed agli studi prodigandovi i tesori dell’ingegno, della bontà, della rettitudine, di cui era riccamente dotata. Infermiera volontaria della Croce Rossa, nella guerra 1915-1918 ebbe come riconoscimento dell’appassionato servizio prestato una medaglia d’argento di benemerenza; nell’attuale guerra offertasi volontaria, fu addetta al servizio della censura. Dell’ardente passione patriottica che vibrò nel suo animo sono ispirati tutti i suoi scritti; ma particolarmente tre biografie di Caduti in guerra pubblicate a Forlì, pochi anni dopo la conclusione del primo conflitto mondiale. Sagace e fervida cultrice della critica storica, oltre che appartenere al ruolo d’onore degli insegnanti delle Scuole Medie, era corrispondente della R. Deputazione di Storia Patria delle Marche e socia della nostra R. Deputazione. L’interesse suo si rivolse dapprima agli studi medioevali, sui quali lasciò cospicui saggi trattando de « Gli Statuti di Forlì » da lei editi e commentati nel « Corpus Staturum Italicorum» diretto da P. Sella; della a Donna negli Statuti del Comune di Forlì » pubblicato negli Studd storici del Crivellucci, dove pure vide la luce lo studio su « L' istituzione della Pia Casa di Misericordia di Pisa ». mentre con i tipi della casa editrice dell’Ombrone di Grosseto, illustrò i « Provvedimenti economici della Repubblica senese a favore della città di Grosseto nei secoli XIV-XV ». Attrasse anche il suo interesse la storia letteraria ; ne abbiamo la prova in due acuti saggi nel primo dei quali, in collaborazione con altri, trattò, in un volume edito dal Barberà di Firenze, de « La storia d’Italia nei canti dei suoi poeti » e nel secondo recensì critica- E VELI N A R IN ALDI mente la raccolta c · di esse, conquistando o comperando castelli, per garantite il li afflusso delle sue mercanzie ai mercati interni. Il suo commeii. s destreoo-erà però a lungo, finché le vie saranno tutte aspre e lente, in un Trazionan.ento di piccole potenze feudali o c". La politica ferroviaria piemontese si è resa pieno conto delle necessità dell’emporio ligure e le favorisce, sviluppando una rete da Genova a Novara e verso ι va i-chi alpini, che procede parallela al confine lombardo; il che, come è noto, avrà importanza decisiva anche dal punto di vista strategico, nelle operazioni militari del ’59.. Ma da un punto di vista economico questo orientamento è in parte falso, e Iara sentire anc ìe più vivo il bisogno di forzare la barriera del Po e del Ticino, di proseguire verso i più facili valichi delle Alpi lombarde attraverso Milano, le linee radianti da Genova e Alessandria. Altri ha già messo in rilievo come nella politica ferroviaria si siano espresse m forma stridente i contrastanti interessi del Piemonte e dell Austria, e m sia determinato quasi il dissidio. Certo è che politica· sabauda e com-mercialismo genovese, in questo campo perfettamente all unisono, quasi vengono a trovarsi tra mano uno strumento, le ferrovie mozze. o flesse fuori del loro naturale allineamento, che e come un richiamo, o un trampolino, per correre la meravigliosa avventura de varco del Ticino. , , .. .. „ ■ ■ Questo, a un di presso, e molto altro che non e possi >i < qui levare, ci insegna il G. nelle sue pagine, che sono un esame oltre- RASSEGNA BIBLIOGRAFICA fi 9 modo diligente ed acuto delle fonti e dei documenti (alcuni dei quali, inediti, riporta in un’ ampia appendice). La minuziosa diligenza può a volte apparire anzi soverchia, si che si perde e si confonde la linea essenziale dei fatti. Ne derivano anche.ripetizioni inopportune che furono già giustamente rilevate da altri. Ma è esuberanza di un ‘temperamento ricco di senso critico, che non ha ancor avuto modo di affinarsi e di liberarsi dagli scrupoli dell’indagatore. Ci sono comunque nel G. tutti i requisiti e gli elementi di quel critico sagace e sicuro che si è rivelato anche in minori scritti posteriori a questo, che è la sua tesi accademica. Del resto l’autore stesso non si nasconde la relativa aridità che è nella natura della sua ricerca, e non teme l’accusa, preoccupato unicamente della verità storica e di recare nuova luce al nostro Risorgimento, faticosamente, se, e quando, è necessario, per giovare e non per dilettare. Teofìlo Ossian De Negri t Giuseppe Piersantelli, La derelitta di Scmdro Botticelli, studio cri tico, Torino, Società Editrice Internazionale. Il Prof. Piersantelli, lasciati per un momento da parte gii studii sul patrimonio artistico ligure, ha voluto cimentarsi con un’ opera d’arte di fama internazionale, la Derelitta del Botticelli, che fa parte della collezione Pallavicini a Roma : e già attribuita a Masaccio fu rivendicata al Botticelli da Adolfo Venturi nel 1S96. Il Piersantelli incomincia col passare in rassegna le opinioni si può dire di tutti gli studiosi che si sono pronunziati in merito all’attribuzione, da Boloz Antoniewicz propenso per Filippino Lippi, allo Hartlaub che suggerisce Francesco dii Giorgio Martini, fino agii iconoclasti che reputano l'opera una falsificazione di pittori preraffaelliti. E, naturalmente, insiste nell’attribuzione al Botticelli. Del resto, anche coloro che vogliono inserire la Derelitta in una serie di pannelli che decoravano due cassoni nuziali andati poi scomposti per speculazione, ed attribuiti ripetutamente a Filippino Lippi, concludono che questi li avrebbe eseguiti Rentre stava a bottega dal Botticelli, e che il maestro avrebbe eseguito la Derelitta di sua mano. E la sentenza si può ormai considerare passata in giudicato. Dopo di che, il Piersantelli passa a daç conto delle varie interpretazioni proposte per il poco chiaro soggetto del dipinto, veramente non facile da spiegare. Adolfo Venturi ci vide la moglie del levita di Ephraim, che dopo la violenza impostale dai figli di Belial si presenta davanti alla casa del consenziente marito. (Ma il Piersantelli ne è poco persuaso). Lionello Λ enturi si rifà all’opinione del Creize-na-cli, cioè che si tratti dell’episodio di Tliamar figlia di David, della quale si innamorò il fratellastro Aminone, che poi la scacciò di casa ; ed in questo momento appunto il pittore l’avrebbe rappresentata. Il Gamba pensò alla regina ΛΓastili che si dispera sulla soglia delia reggia, perchè ripudiata da Assuero. Altri ricorse alla storia- romana : un'antica iscrizione a tergo del quadro accenna a Rea Silvia, prossima ad essere sepolta viva; l’AntonieAvicz affacciò l’ipotesi che si tratti di Lucrezia, dopo l’oltraggio di Sesto Tarquinio. È naturalmente impossibile esporre ad una ad una tutte le interpretazioni, che sono numerosissime. .11 Piersantelli sembra che dia la preferenza, a quella del Reinach, il quale fuori di qualunque storia sacra o profana, vede nella Derelitta la rappresentazione di une douleur h mna inc actuelle, directement ressentie, et, par cela même, émouvante, E il Piersantelli ha l'impressione di 11011 scostarsi troppo dal vero ascrivendo questa tristezza del Botticelli all'azione delle prediche del Savonarola e, sia pure, agli sconvolgimenti politici di Firenze. Insomnia, l’argomento è studiato a fondo, con una diligenza che la onore al Piersantelli'; il quale offre ai lettori una ricchezza di bibliografia che gli sarà costata, a lui che lavora a Genova, non poca fatica ; e di cui devono essere grati gli studiosi, che trovano nel suo lavoro una guida per riprendere a loro volta, quando vogliano, dirette ricerche in proposito. 111. 1. SPIGOLATURE E NOTIZIE APPUNTI PER UNA BIBLIOGRAFIA GENERALE DI STORIA E DI CULTURA LIGURE (Aprile 1942-Marzo 1943) PREMESSA Non ostante i tempi difficilissimi e le fortunose vicende che hanno disperso prima il compilatore di queste note, poi il materiale già raccolto e ordinato, ed infine le fonti stesse della ricerca con la distruzione o la chiusura delle nostre biblioteche, siamo riusciti a raccogliere un buon manipolo di notizie che è ben lungi dulìa completezza ed, organicità desiderata, ma rispecchia forse in questa stessa sua minor compostezza quella irregolarità di svolgimento nella vita culturale e nelVattività editoriale del nostro paese, che consegue di necessità alle contingenze eccezionali di quest*ultimo anno di guerra. Eppure, se un rilievo ci è lecito fare, e lo si deduce anche da quanto abbiam potuto raccogliere in queste pagine, è questo: che non ostante gli ostacoli in apparenza irriducibili, Vattività culturale non è venuta mai meno. Segno che la tenacia ligure non si smentisce, e che le asprezze non valgono a piegarla. Sicché, di fronte a tale esempio di volontà e di serenità, che ci si veniva a mano a mano rivelando. Il criterio seguito per questa nuova puntata è sostanzialmente immutato. 7o?f d pr€S0 m Gonsiderazione va in H*1™ dì massima dalVaprile 1942 al marzo 1J4J. Per i quotidiani e per alcune pubblicazioni periodiche (« Boll. Pubblio. Italiane »; « Atti Dep. St. P. Savona »; « Atti Soc. ècon. Chiavali »; « Riv. St. Liguri »; - Leonardo»; « It. che scrive»; « Fert »; « G-iorn. Poi. e Letterat »· «Le Arti».), si arresta peraltro al dicembre 1942; per altri abbiamo dovuto arrestarci anche prima («Libro Ital.», X-1942; «ASC», fase. 2°, 1.942; «ESI», «ix·. 1°. 1942; « NRS », fase. 2°, 1942), mentre per altre ancora ci siamo potuti ί I fi η 1 )) /ί Λ* Si ■/ é \ "f se 7 in /i vi ί λ / λ Λ Λ 1 A A Λ’ * 1 i -* . _ ‘ . ditizie, non mette conto di elencare (l). . T O D V 15 giugno 1943. (l) Kwn*ioni cnote su studi pubblicati in Giornale SLL : A, D’Aglio, L'anonimo ac-norese. 1941-1042. Cfr. L. Ne. » Giorn. St. Lctt. Ital. », n. 358. p. 47· L StoxvaTK. torno, 1939. Cfr. Λ . M. Colciago, ■ Eco dei Barnabiti », Suppi. VI-1942 pp 150-15°·* X Cvi vini, formazione dei Comuni Rurali. 1941; cfr. Rir. St. Econ. », VI-1942; Corr delLunèdt « lerrara, 20-yiI-1942; O. Pastine, Fiere di Cambio.... 1940; cfr. « NRS , 194° *p 3(53* τ O De Negri. Antica Liguria, 1942; cfr. « G. Mont. >, 15-V-1942; — Iolanda Mvcv-vxi n segna »,, λ II-XII-1941 (ma 1942) prosegue il consueto spoglio sistematico del Giornale » dpi· le annate 1938 e 1939; il « CM » del 18-IV-1942 riproduce la nota sul bombardamento dell’^rclii- m COrr· d* Sera 19-VIII-1942, riferisce sul “voro recedi N i β‘2 TEOFILO Ο. DE NEGHI A. - STORIA I. - BIBLIOGRAFIA - STORIA GENERALE - AMBIENTE Istituto per la Storia di Genova. ,ι^ν,>ηΐ+« in nubbii- L’Istituto ha continuato, regolarmente, pur in mezzo alle accresciute cbfiic x.’ « .......... cazione dei lappo dell' 1 dell'Istitut» <£> P. Buzzi, portanza delle C. Di Marzio, Libri dì Genovesi, nvicnu. ux awiuc.-, -*-■*- v~ ----- χη itnnM·!. globalmente iOpera del Comune e degli storici nostri, per ^vare un n^numento i turo alla gloria dei padri, con gli Annalisti, i Cronisti, ed oggi la stona maggiore. , ^ j Larga eco di recensioni ha ancora avuto il 1° volume del <£> Lamboglia, : \tRS ,/ T « Giorn. ». 1041. p. 37). Notevole per ampiezza e diligenza ‘[iicUa anoniina i - , 1942. pp. 101-103, che accenna anche alle monografie di Rovereto, ® j i ma ètnico ,, 'ίΓΓπ rii λι ^Γλητττο S I m < Civ. Catt, », IX-1942, che insiste sul problema etnico avanzando qualche dubbio sui criteri conciliativi del L. e sulla (j nigje rituale insistentemente affermate da lui. — Di N M m < Hibl. l· asc>>, ·> 1 Xli^ J-928, che mette felicemente in rilievo il sentimento italianissimo che Pcivade jHa* oro, pi1 condotto con severità critica. — Cfr. ancora: A. Podestà, «< .^pere»,lJ4-, · · ■ « pp. 345-347: Cintraco, « CM », 28-111-1942: M., « Domus », IV-1942; M. B., U Messag gero . 10-VI-1942; C. T). v„ « Giorn. d’Italia »-, 2-VIII-1942. Non meno fortunato il volume del <*> Foratini (cfr «Giorn », 1941. p. :38), si11 .c^ie (U V. Vitale in un secondo articolo in « G. d. G. », 8-IV-1942, ed in un riti . tutta Tonerà in MRS . 1942, 273-278, ove da una posizione prehmmarmentc critica ea esitante il chiarissimo recensore perviene poi ad un caldo consenso della tesi fon*^jen · e ed originalissima del F. sull’origine della Compagna, ed in generale dei comune ^ ed al riconoscimento dell’importanza che tale soluzione ha anche nei riflessi della stoiia delle origini comunali in genere e della relativa cronologia. Notevo e un rbevo) s 11la 1^ scu tibile opportunità delle monografie nel Quadro dell opera il quale col nw< «m zu riservato da noi stessi espresso in proposito (« Giorn. ». 1941, p. m 4L incollami anche le relazioni generali di E. Pandeani « Sec. ,10 e 20·-JJ-1942 L. V V)\V’ , Lav. ». 13-V: Cintraco. « CM . 4-V; O. Rizzïni, « Corr. d. Sera . 9-10-V ΙΙ-1Λ4- “1. nomerid * * · Domus . XI-1942; — mentre P. Ferrari, « G. Mont. », la-II-1 .>43, mette in rilievo la parte notevole che nel volume ha la storia di Lunigiana, ove si ò formato e tino a ieri ha quasi esclusivamente lavorato ΤΑ., fìi Forse meno profonda, ma non meno vasta la eco anche del terzo e recente volume \. R. Scarsella, II Comune dei Consoli, 1942, p. 259, cui sono allegato le monografie di E. Besta, U. Formentini e V. Vitale di cui in appresso Possiamo già ricordare: V. Vitale. Espansione Mediterranea del Comune genovese.^ i o 2.5-VIII-l942, che qui quasi si astiene da giudizi di merito, mentre m « G. a. *. Pop. Per Tra le opere di carattere generale che hanno riferimento alla nostra regione gioverà ritoidaic ΓΕ Rota!, Problemi storici· e orientamenti storiografici, Como, 1942. nella quale ci si può rammaricare che Genova non abbia avuto la tazione specifica almeno per qualche aspetto e momento più notevole de a mi a stona mento. Ma giusto la rivoluzione economica dell'Europa nel sec. A il. SulΓ* ambiente » oltre il notevole studio particolare di φ V. Cucchi Caratteristiche antrepogeogra/iche della piana di Albenga in Atti R. Accacl. Se. e Lett. 1942 - 42/50, ci limitiamo a ricordare una vecchia nota di «$> 1 -Vignassa de Reguny, Confine orografico. Milano, 1942. di interesse non specificamente ligure, ma che, riedita oggi in rapporto con 1 particolari del momento, torna opportunissima a contraddire alla tesi di <8> ( . Μ Κ\]ΛΛ· ' Sui limiti interregionali nelle Alpi Marittime (cfr. « Giorn. »,1942, p. 36), sostenendoc ho la linea idrometrica non è sempre facilmente determinabile, nó costituisce sempre (io direi, quasi mai) un confine geografico naturale (e perciò storico ed amministrativo) perfetto. Cfr. in proposito contro il Capello: *, in « Sec. », 18-V-1942. 1 SPIGOLATURE E NOTIZIE 63 II. PREISTORIA - ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA (cfr. anche Sez. I. Si. di Genova). Riv. Studi Lioruri », N. Lamboglia, Notiziario di archeoloqia romano-liaure, II1-1942, pp. 175-190. Questa prima puntata è lungi dall’avere la promessa organicità e completezza. Invero la guerra e la conseguente rottura delle relazioni culturali con la Provenza francese hanno posto ostacoli insormontabili, per ora, alla realizzazione del piano prestabilito, che avrà perciò solo in seguito il suo pieno sviluppo. Il repertorio è ancora una volta fatica tutta personale del L., cui riconosciamo sempre doti di raccoglitore diligente e di critico vivace; senonehó, dato il temperamento battagliero di lui. il notiziario, che ci attenderemmo schietto ed obbiettivo, appare invece una nuova espressione del sistema critico del L. attraverso lo stimolo e la suggestione dell’opera altrui. Ad ogni modo la raccolta è ricca e la lettura tacile e profittevole. Vi si fa relazione delle recenti campagne di scavo e di studio (per cui cfr. in appresso), alle Arene Candide, aWArma dell’Aquila, a Monaco, a .1/. Bego, in Liguria, alla lombarda Buca del Piombo, il cui nuovissimo paleolitico si ricollega, con quello classico dei iialzi Rossi, (C. Maraviglia, in » Atti Soc. Ital. So! Nat. . 1939; confermato da P. Graziosi ed U. Rellini, in ■ Boll. Pai. Ital. . 1940), ad Ornavasso e agli stanziamenti ticinesi (cfr. Riv. Storica Ticinese di D. Silvestrini), alle incisioni rupestri cannine e valtellinesi (M. Reggiani Raina, in « Arch. Stor. Valtellinese », 1941, e P. Laviosa Zambotti, in « Atesia Augusta », ΙΙΙ-1942), sempre per le età preistoriche; ad Antibo, Albenga (L. Bernabò Brea, in Notiziario di Scavi..., « Bull. Comm. Archeol. Com. di Roma , 1940), Bene Vagienna, Scaldatole Pavese\ e poi Susa, Aosta. il Vallese, Milano. Bergamo, sempre con riferimento allo spazio ligure, per l’epoca romana. Né mancano cenni a ritrovamenti di età « barbarica » (e meglio sarebbe dire « tardo-romana o " alto-medioevale » o talora anche < romano-germanica ») nelle Alvi Marittime, a Cuneo, a Vercelli, e cenni ai Musei di Montone, La Spezia, Torino, presso i quali si vengono ordinando i materiali preistorici delle rispettive zone di raccolta. Molte di tali informazioni sono elaborate da studi recenti di cui in parte abbiamo dato. 0 diamo in queste pagine stesse, notizia, indipendentemente, anche noi. Il poco spazio ci vieta di fare altri particolari rilievi. Ci basti cogliere il costante atteggiamento polemico contro il mal vezzo di celtizzare i liguri (pag. 178 sg,), invalso da tempo nella tradizione culturale d’oltr’alpe, e penetrato talvolta anche tra noi, per una mentalità pigramente acquiescente a tradizioni non nostre; e ne è segno la stessa terminologia, per cui si insiste troppo spesso a chiamar gallo-romana una civiltà prettamente romana ipag. 185). Come si vede, il L. spazia in un’area vasta; ma non divaga, perchè ovunque egli ritrova o discute motivi « liguri » che rientrano direttamente nel suo programma, e pertanto nel nostro. Sull attività recente del Centro di Studi Liguri di cui è animatore il Lamboglia. cfr. del resto Ί . O. De Negri. Giornale >■, 1942, pp. 196-203. Non meno importanti appaiono oggi 1 cors? superiori di Studi Liguri promossi dal Centro stesso presso il Museo di Bordighera. che hanno anche, oltre che di divulgazione, indubbio valore scientifico. Ad essi collabora-rono o collaboreranno A. C. Blanc con una prolusione su La più antica umanità della J figuri a nel quadro della preistoria mediterranea; il Lamboglia con dotte lezioni sull'an-gine e l estensione primitiva del popolo ligure, in zona cisalpina e transalpina: P. Laviosa ambotti, trattando della civiltà dei più antichi agricoltori liguri; C. Battisti, col tema suggestivo: I liguri e lo stato linguistico preindoeuropeo mediterraneo; G. Q. Giglioli con una lezione sulla Provenza ligure e romana. C. Merlo svolge il corso di Linguistica'a V. vitale un corso di Stona. K augurabile che il meglio e l’essenziale di queste importanti comunicazioni venga divulgato nelle pubblicazioni del Centro. Alla « preistoria » più antica si riferiscono alcune importanti relazioni di scavo: o R. Cardini. Λ uovi documenti sulVantichità delVuonio in Italia: reperto umano del paleolitico superiore nella Grotta delle Arene Candide (Finalmarìna), « Razza e Civiltà », 1942, pp. 5-25, 6 fìg. G. Bernabò Brea, 1 recenti scavi nelle caverne delle Arene Candide di Finale .1/.. - Genova » VIII-I942, pp. 1 -9, 15 ili. <$> C. Richard, Scavi alVarena delVAquila a t intile L., « Boll. Paletn. », V-VI-1941-1942. salienti Χ»ιΐη 'relazione Preliminare sulle condizioni di giacitura, e sui particolari salienti dello scheletro cromagnonoide rinvenuto nell’ultima campagna 1940-194*> e f^V£Ìe£fSST? 11 Slgrni?catt> della scoperte (Cfr. il Notiziario del Lamboglia, cit., p. ISO), l ei li. >. e una prima sommaria relazione generale di quegli stessi scavi 1940-194° rfcpstmzione su basi statigrafiche sicure, con ampi raffronti (Cfr. in un A. Podestà, in « Emporium «, VÌII-1942. p. 363-365. C. Conti, Scoperta della più antica fase delle incisioni rupestri di M. Beoq, « Boll. I al. ». Ιλ -1940, pp. 3-28. Cfr. « Notiz. » cit., pp. 179 Acuto ed appassionato studio di un gruppo di nuove incisioni che" il C. con argomenti forse non del tutto probativi, tenta riportare a una fase antichissima, avventurandosi 64 TEOFILO O. DE NEGRI arditamente in un campo, quello della cronologia relativa, che per M. Bego è tutt'oggi malfido. * G. Rosso, I primi abitatori delle Langlie e la collezione paleinolo g ica del Museo Ighiniano (Càrcare), « Ardì. Antrop. Etnol. », 194J, pp. 80-89. Xo te vole per l'illustrazione del materiale paleolitico e neolitico poco noto di quel museo locale, la nota procede poi ad illazioni arrischiato e meno necessarie sulla derivazione dei primitivi popolatori delle Langhe dalla Riviera e sulla discussa continuità etnica dei liguri » dal paleolitico all’era storica. Il mistero della stirpe ha ancora attratto G. Sittoni, Le tribù dei Maerales e dei Isolani in Valdimagro. ·■ Quad. G. Mont. », n. 85, Parma, 1941. Cfr. « Giornale , 1912, p. 37. — Lo studio, uscendo oggi in nuova veste, è integrato da una quarta parte, inedita. — Una riedizione in estratto è anche <$> C. E. Panizzon, Processo di formazione del complesso etnico detratta Italia, Milano, 1910, 8°, pp. 45, che sviluppa presumibilmente il quadro etnografico, peraltro discutibile» di cui cfr. « Giornale », 1942, p. 37. — Più consistente la breve nota illustrativa del <%> Dott. S. Musa, Il coltello della Gens Pennina, « G. Mont. », IX-1942. su ima selce nuovamente ritrovata a Bedonia e conservata in quel Seminario. — Diligente ed interessante, anche se finora scarsa di risultati positivi, l’esplorazione delle grotte, in parte ossifere, di M. Penna, promossa da un gruppo di amjci parmensi: G. Micheli [eG. Sittoni 1. Fra G. Mont. Atti Dep. tenti un me; riescono per lo meno inopportune. Alla protostoria più recente, si riferiscono altre importanti comunicazioni di srnabò Bri:a. Ricognizioni archeologiche nella Liguria di Levante, « RSL·/», 942, I, 41-46, e Una stazione -alV aperto delVetà del ferro presso Rossi- G. Bern 1 glione. Ibid., Ili, 137-147. bra datàbile ai secV VI-IV a. C. — Si annuncia prossimo dello stesso Bernabò B. uno studio esauriente su Stazioni di abitazione della Civiltà di Golasecca, in « Boll. I al. », 194.5. di indubbio interesse ligure. . . ... , Alle notizie museografìche di cui sopra (Notiziario, cit.), sono da aggiungere le varie illustrazioni di <£> G. Monaco dei Musei di Parma e Piacenza in A. S. Parmense », 11, Aurea Parma >·, 193S: ultima una breve nota su <$> Jl riordinamento del li. .Museo ai Antichità di Parma 1938-1939, Le Arti », 1942, VI-IX, PP- 37 sg., c soprattutto G. .Monaco, Le statuette bronzee etrusche del R. Museo di Ani. di Parma, « St. Etruschi », XVI-1942, pp. 519-529, tv. 9. ove, con oggetti di provenienza incerta o dal commercio antiquario, e ηίίΡΥι valore storico-topografico, è pubblicata una statuina veleiaie che pu i , pva scusso problema dell’etruscliismo ai margini della Liguria antica. Al quale il J dato un contributo notevole illustrando per primo il materiale aicheologico raccolto nel territorio mense, in un saggio: La collezione archeologica della Biblioteca Civica di Voghera, « Ticinum », Pavia, 1939. Ili, di p. 19; cfr. « RSL ». 1942. 62 sg. T _ Ancora alla nostra museogratìa si riferisce l'importante studio li lo stesso il fascicolo recente del monumentale Corpus J asarum Antiquorum.Jtah E. Curotto, La Liguria dalla preistoria alla sua fusione con Roma, « Quad. Studi Rom. », 1942, p. 18. una documentata monografia. — l na seconaa ^ nrobïemi l iù tinace vedrà la luce negli stessi quaderni. Cfr. intanto in X. C. A problcm i generali sui rapporti liguro-gallici-romani, si riferiscono Calderini, Galli e Romani danniti alla storia, « RSL », 1942, 5-19. Cfr. Giornale ». 1942. p. 200, e V. Vitale, La terra di Gergovia, ·· <·. d: ir. », 16-X-1942* mentre approfondisco* temi particolari sulle tribù li^uii G. De Angelis D’Ossat, Un disegno di Giuliano da Sangallo relativo alle Terme di Cimelio presso Nizza, « RII », 1941, 20-24. <&> N. Lamboglia, Nuovi Scavi a Taggia e a Sanremo, « RII », 1941, p. 25-40: per i quali cfr. « Giornale », 1942, pp. 200-201. nn C. F. Capello, Sepolture romane e vre-romane nelValta valle di Susa, « RSL », 1942, III, pp. 156-168. E. Nasalli Rocca, I rinvenimenti archeologici a Piacenza dal 1900 ai giorni nostri, in « Emilia Romana », 1941, pp. 165-180. Il Capello riprende ed integra precedenti illustrazioni di reperti di Val Susa (cfr. Giornale », 194*2 p, 37). Le determinazioni si fanno ad ogni tornata più chiare e sicure. Il lavoro del Nasalli R. è sintesi di una cospicua serie di note apparse ordinatamente su pubblicazioni periodiche o miscellanee locali; cenni a ritrovamenti sui confini del libarnese e sul veleiate, interessanti la topografia storica della regione montana. — Del territorio piacentino trattano anche lo stesso: <£> E. Nasalli R., e M. Corradì-Cervì. Piaceri -ha, « A.St. », Parm., III-1938, estr. di pp. 44, che costituisce una completa sintesi della forma piacentina. — Anche X. Lamboglia, Questioni di topografia antica nelle Alpi Marittime, « RSL », 1942, III, pp. 127 136. hanno interesse topografico-toponomastico per Ja Liguria occidentale, studiando da un punto di vista storico, giuridico ed etnografico i toponimi antichi Brigantio e Glandatc e Petra Castellana. Anche recensendo <%> P. Fraccaro, L'Italia Romana, in Grande Atlante Geogr. De AgostiniT 1938, N. Lamboglia, « RSL », 1942, III. 169-171, coglie l’occasione per ribadire in vivace polemica col maestro pavese, i suoi concetti di « dualismo limitaneo e addurre nuovi elementi alla determinazione del confine ligure occidentale e in generale alla descriptio Italiae augustea. — La nota di P. Fraccaro, Vardacate ?, « Athenaeum », 1942, pp. 10-11. aggiuntiva di uno studio giuridico accuratissimo di V. Arangio Ruiz e A. Vogliano, Tre rescritti in tema di diritto municipale, Ibid., pp. 1-10. chiarisce paleograficamente e riferisce topograficamente a Teruggia presso Casale M., nell’ambito quindi della Liguria augustea. l’importante monumento in questione, che viene cosi a costituire la quarta testimonianza antica su quel centro romano. Cfr. anche Xoti-ziario, cit., pag. 182. ►sempre per i riferimenti topografici è degna di menzione la recensione di I'. Formextivi a N. Lamboglta, Liguria romana, in RSL . 1 942, 1. pp. 52-56; cfr. Giornale . 1942. p. 202. A conclusione di queste note, che son riuscite ricche più di quanto le contingenze non potessero fare sperare (e c’è motivo di compiacersi che la ripresa di studi di antichità in Liguria non accenni a smorzarsi), ricorderemo la deliberazione della R. Sovrintendenza di Bologna per la valorizzazione turistica, la ripresa di scavi e la sistemazione dei monumenti a Ve-1 i - !' λ,,η!ή ' 15-\ 111-1942. ed alcune note di cronaca più o meno atten- V! « a. ^ ‘ i knc.y.ïoll Orme di Roma nelle Alpi Marittime. Cam. Rossa . VIII-1J41. (Ma per 1 antichità di Mentone e di Nizza vedi soprattutto le monografie di N. L \M-Br^L!-Vr°ei γο^ηη misceRanei di Clli in appresso, Sez. Vii. di <$> B. Baccixo. Vie RomaneT i ·>ν r ■' Antiche prore sul seno ligustico, 14-IX; Liguria marinara romana. J L rnigma^dL mbria città dei Liguri, 2-XII: Cavalcate di paladini nella piona di Sciraialle, II. All; — di G. Miscosi su Genova preromana. CM . 7-VI1I e antichità di m ì'utùuoso. 24-yIIl; al quale ultimo per stravaganza di tesi si accosta oggi un A. 1 AI ANI. Tracce di Annibaie nell'alta Val Trebbia, Sec. . 9 e 14-IY-1943. che con le sue di\ aerazioni quasi ingenue, suggerite forse dalle carte tunisine di attualità dei nostri quotidiani alla fantasia di uno sfollato, costituisce uno svago in mezzo a tanta dottrina. III. - STORIA MEDIOEVALE E MODERNA Per i voli. 11 e III della Storia di Genova, rispettivamente di U. Formentixi e A. R. Scarsella v. sopra feez. I. — Un cenno a parte meritano qui Λ . λ itale. Le fonti della storia medioevale genovese, - Storia di (.i. », vol. III. pp. 313-337. Pagine che, dettate da un maestro della nostra storiografia medievale, costituiscono un prezioso orientamento ed un sicuro strumento di lavoro per chi si interessa del nostri' medioevo. — (ili sta accanto per importanza e sicurezza di informazione .1 TROPI LO O. DE NEGRI E. Besta. La ruìlara (finridica e la legislazione genovese dalla line del sec. XII alVinizio del XI II, Ibid., pp. 261-274. Fondamentale è poi oggi nel campo delle fonti G. Mon LEON e. Annali genovesi dopo G a (faro e i suoi continuai ori. per cui vedi A. Monti Giornale », 1942, pag. 2(5 sgg. e Ira le numerosissime recensioni, tiuelle di V. Vitale, « G. d. G. \ 16-V-42; *, in > CM », 20-V; M. Pedemonti-:, ■< Genova », V-1942, 24-25; G. Pepe, « Ics. », XI-XI1-1942, p. 219: ecc. Ha invece un interesse più particolare <&> L. Vergano, /. « Loca (ienuae» della Chiesa di Asti ver il sccolo XV. Riv. St. A. A. Alessandria. 1942, p. 187-208. reparto di docc. astigiani relativi a possessi di Chiesa di Asti di luoghi genovesi. Tra le monografìe perii Medioevo oltre φ G. L. Barnj, Mercanti 'milanesi a Cenava, nel-sec. XII. Giornale », 1942, I, pp. 1 sgg. eia nota di G. Pestarino, l'n crittogramma nel codice Pclavicino dell'archi ciò capitolare dì Sarzana. Ibid., III-IV, p. 186 (sulla cui rimozione dalla sua sede naturale, cfr. « G. Mont. . 15-V-1942), ricordiamo P. Lionese, Innocenzo IV F teschi, « Vita e Pensiero », Milano, I. 1943, pp. 35-38 (e « NC », 6-11-l943). e per l’età moderna oltre l’importante lavoro di C. Bornate, / negoziati per attirare Andrea d'Oria al servizio di Carlo Γ, «> Giornale >■, 1912, II. 51-75, interessano oggi la monografia recentissima di I. Luzzatti. Andrea d'Oria, Milano, Garzanti, 1943, p. 298; nonché φΟ. Russo, L'arbitrato di Giulio II nella secolare lolla tra Genova e Savona, « Atti Dep. St. P. Savona», XXIV, 1942, pp. 3-130. acuto esame delFatto, sui docc. con un sagace tentativo di inquadrare i fatti nello spirito dei tempi, specialmente per quel che concerne il concetto medioevale e genovese di sovranità e di libertà politica e commerciale. L. Vivaldo, Pratica criminale in compendio. Un manoscritto inedito del Seicento, « Atti Dap. S. P. Savona » cit., pp. 133-164. che interessa la pratica giuridica non solo savonese e noiose, ma anche di Genova, e qui si pubblica con breve nota introduttiva. [C. Curcio], Utopisti e riformatori sociali del Cinquecento, a cura di C. C., Bologna 1942. 8°, XXI ί 1-224, in « Collana di Scrittori politici italiani >-, J3ub-blicata dall’istituto naz. di Cult. Fase, di Bologna, che tra gli altri pubblica U. Foglietta, Della Repubblica di G., opera schietta e originale per cui ΓΑ. sofferse l’esilio. Cfr. B. ('aizzi in « XRS », 1942, pp. 123-124. Acuto sempre G. Mandich, Di una tentata speculazione cambiaria in Venezia, nel 1630, « Riv. Storia Economica », 1942, III, 1-10. indagine sulle fonti, con riferimenti larghi a relazioni commerciali con Genova e genovesi, e agli studi del Pastine sulle Fiere di Cambio, editi in Giornale », 1940. Sull’« espansione marinara e coloniale di Genova in Levante > e 1 organizzazione del Dominio interessano anzitutto alcune opere di carattere ge-nerale: <8> G. M. Monti, Lineamenti di. Storia del commercio marittimo e della che fa largo posto aUa storia delle Repubbliche marinare e dcH'espansione italiana in Oriente. Cfr. in particolare le sezioni IV c V, di Nani Mocenigo sull egemonia genovese^ violentemente osteggiata da Pisa e da Venezia in una lunga sene di guerre che facilitarono ai Turchi !a successione noi dominio d'Oriente, c lo successive lotte lino a Lepanto. interessa l’espansione italiana medievale: A. Tajani, (ih ordinarne* , mariti uni <. coloniali medioevali dell'Italia, ■ Riv. delle Coionio -, XII-1941, pp. 2421-242.). Succinte noli-zie su buone fonti, tra l’altro del Consolato del Mare e della Gazarla genovese nel Medioevo. SPIGOLATURE E NOTIZIE Ma pei 1 ili astrazione delle nostre colonie sono og^i fondamentali <£> F. Dal-leggìo D’Alessio, Le pietre sepolcrali di Arah Gami (Antica chiesa di S. I aolo a Gaietta), « Atti R. Dep. St. P. Genova », 1942, 8° gi\, pp. 170. preziosa pubblicazione illustrativa di un materiale recente che qui ci limitiamo ad annunciare, e de φ lo stesso Le texte circe élu traité con - G“lata avec Mehmct II le 1er Juin 1453. in ΕΛΛΗΝΙΚΑ ΑΠΟΣΠΑ^ΜΑ, Εκτου Τομου ΙΑ', pp. 115/124. R. Lopez, Storia delle colonie genovesi nel Mediterraneo 1938 XII -J-80 ?TASC V *? ASr · ,940· 1 ’ 127-130, limitata a quan^ nel la-, intere, se corso» ulevando la scarsa proporzione data dal L. a questa parie del suo tema e le presumibili ragioni del fatto. ij A. Rapetti, Le pievi delie Diocesi Piacentina * Bob-bicsc. « G. Mont. , 1.5-TI-1943, a proposito del 2° voi. delle Rationes Decimarum Italiae. Aemilia, 1933, di cui mette in rilievo l’importanza ai fini delle ricerche storico-topografiche. in virtù dei ricchi indici onomastici e toponomastici, e di un’ampia carta dimostrativa. Ferrari, Noterelledi storia pontremolese. Poscia, 1942. p. 24 Estratto dal voi. in memoria del Conte C. Del Medico Staff etti. Raccolta di più saggi tra cui particolarmente interessante lo studio stoi ico-gìuridico sul Palatium Communis che par risalire ad una fondazione regia. Cfr. E. Lazzaroni, in G. Micheli un’ Inchiesta sulle Carni naie della regione montana liguro-r miliana, « G. Mont.», 15-V-1942. che ha interesse anche storico, oltre che artistico e demologico. Le risposte, notevolissime, susseguitesi in G. Mont. », dal 15-VI al 1 f>-XI-l 942, sono peraltro tutte del Micheli stesso, che raccoglie la documentazione archivistica ed archeologica. All’inchiesta pone termine per ora, con alcune osservazioni di carattere generale sul valore del termine e dell'oggetto. il <£> Ferrari, Ancora a proposito dell· Caminate della ì’alle della Capri a. Del nona Caminata ", con un’importante aggiunta di carattere linguistico di <&> N.Maccar-iione, in G. Mont. . ló-XII-1942. M. Giuliani, Appunti di topografia medioevale del Pontremolese, « Campanone », Pontremoli, 1941, pp. 108-113. acute indagini topografico-toponomastiche sulla regione montana pontremolese: Mont-pedar e il » Hagno Gualdiano . Lo stesso almanacco locale. Il Campanone. redatto con intelligenza ed amore da M. Giuliani, è sempre fecondo, ad ogni sua comparsa, di curiosità storiche e notizie ghiotte sulla regione. (Cfr. per il 1942: G. Mont. >. 15-V-1942L Dott. Gino Alpi, La « Zecca » di Compiano* « G. Mont. », 15-Ιλ -1942. Cenni sulla concessione di Carlo V ai Laudi, e descrizione delle principali monete coniate con certezza o grande probabilità in C. — Il periodico parmense è del resto sempre ricco (li spunti di archeologia e storia lunigianese. Interessano tra l’altro il medioevo: <$> G» Battelli. Il Forte di Sarza nello com'era nel 1540, .. G. Mont. . ló-IV-1942, che riproduce un disegno di Fu \noisco de Hollanda a proposito della riedizione recente del suo Album delle Antichità d'Italia. (l*na postilla di <*: E. Clausktti in Boll. Isti t.. Stor. del Genio >·, fase. 14° XII-1941, pp. 17-.S7. fa alcune precisazioni storiche* Cfr. G. Mont. >. lo-VIII -. L'albo del resto interessa anche altri notevoli editici militari della Liguria, come il castelli di Nizza, della Riviera di Alassio. di Serravalle. Cfr. nello .stesso Boll, dell’Arma del Genio. XII-1941. pp. 7-16. una più ampia illustrazione di G. Battelli, e la precitata nota del Claisetti di & Avanzi di Castelli nel (ienovesato, sotto l’aspetto militare, tratta alquanto genericamente, nello stesso Bollett. - VI-1942. 73, anche A. Cappellini — <%> C. Martinetti, La Cittadella Firmafede, « G. Mont.». 15-1-1.14.», sempre su Sarzana. — Monografia di maggiore rilievo è <£> I). Piccoli, // Castello di Fosdinovo: i ^1 alaspina e Danti Alighieri, Sarzana. 1942, con appendice di docc. ( Ir. G. Mont. >. ló-ÌX-1942. Per la Liguria occidentale Λ-edi soprattutto oltre, nella sezione VI sul Nizzardo. Hanno pero un interesse strettamente locale gli studi suTriora de1. Ferraironi, ed oggi in particolare F. Ferraironi. La guerra del 1625 fra Genova e Savona e Vassedio di Irioia, con 20 ili., Roma, 1942, 8°, pp. 96. . appassionata ricostruzione di un importante episodio di storia loca.e, inquadrato s«j[ temente nella storia generale della guerra e neH’ambiente di vita triorese del se . ^ . Molta parte ha l’illustrazione, su precisi documenti ed osservazione dirette-degli emnc , specie militari, della cittadina. Alla cui storia ed arte i1 l·. dedica, (-on infaticabile attmt< rii studioso ed affetto di tìglio sempre nuovi lavori. Tra ι più recenti. ^ ,, . · !■ XVI. Dalla Cronica.... di (liovanni Verrando, Roma, 1941. pp. medievali fra il Coniane di Triora e quelli di paesi nani. Firenze, 1. 4-· Φ -« -Briga, Roma. 1941. e da ultimo <£> Istantanee trioresi, (Liguria Occidentali). 1.4., PI-121, per cui cfr. L. Balestreri in questo stesso fascicolo pag. 4.». Tra gli spunti di cronaca minori riguardano la storia medioevale e moderna <$> ' · ' ' ■ VLJ'* Liguri da ricordare. G. di G. », 16-V-1942. Ogerio e 6’. //. Pastine, rispettivi ite no dì mare del XII sec. e viaggiatore del sec. XVI; φ L. Messi. Sul comune mil (j > comuni XC -, 20-V-l 942, con riferimento a Formentini e ad altri; cfr. sull origine f ’^Lva un * in ■ CM . 8-VIII-1942; <&> M. C.. S. Luigi di Franna et suoi Timo, Le catene di Pisa. Lav. , 16-V-1942; Come Gmoia si ; ; . al giogo di F. M. Visconti, - Lav. . 2(>-VII: /m guerra per Cipro e ’V. / Lav. . 18-IX; e parecchi dei trafiletti sempre arguti e piccanti di φ I lESC ioj in . . , 9-IV; 31-VIII: 11-XI passim. Recensioni IV. Vitale, Diplomazia genovese. 1942]. Cfr. oltre la ree di “.»Ì<,llln|i)i’ 1942. pp. 29-32, C. BULFERETTI, in KSR . II. 1942, pp. 171-172; G. VlLLARL mm. Kasc. ! V-mt p 313?ORiszini. <\ d. S. », G-V-1942; P. Romano. ·..oonardo ,1V 1942, pp. 191-192; A. Torre. « N. Ant. , l-XL-1942, pp. 62 sgg. l\ . \ h all, dini, 19411. Cfr. N. Cuneo, Lav. 24-VI-1942. SPIGOLATURE E NOTIZIE 6f> IV. - ETÀ’ CONTEMPORANEA Napoleonica A. Varaldo, Storie e leggende napoleoniche, Garzanti, Milano, 1942. p. 337. leggenda e storia volutamente accostate ed armonicamente fuse " in interpretazioni s<*- • condo la teoria della probabilità e presentate pittoricamente rispettando la prospettiva . V. Buti, L'azione antifrancese di un nobile savoiardo durante il primo impero. ·< Fert », 1941, 153-162. Vittorio Amedeo Sallier de la Tour. Progetti di sbarchi anglo-siculi in Liguria nel ISOó. costituzione di un corpo italiano antinapoleonico che operò in Spagna nel 181*2 e ancora in Toscana e Liguria nel '14. Past, Due documenti del blocco di Genova, « Genova », 1942. Ili, pp. 32-33. Due manifesti per la preparazione dell’ingresso del Melas a Genova, conservati nell·Archivio Storico del Comune. A. (’alegari. Giuseppe Bavostro ed altri marinai italiani contro V Inghiliéirc. u Genova », 11-1943, pp. 1-10. segui re precise documentate notizie su altri capitani corsari ed equipaggi napoleonici, quasi tutti di sangue ligure. Spunti di cronaca Timo. L’assedio del JSOO. Lav. ». 30-111 ’43. <&> R. su Pio VIT lungo le strade della Liguria. G. di G. . 7-ΊΧ-1942, e <$> L. Mussi. Pio VII a Massa di Luni-giana. NC . 22-XII-1942. <$£> T. A. B.. Delizie della libertà democratica largita a Genrrva dalla Rivoluzione francese. « Lav. ». 5-VIII-1942. Gen. P. A. Conti. I progetti di Napoleone per Γarsenale della Spezia, NC . 20-11-1943 <£> M. Dì Marco, Napoleone e i ai*i arenili di Chiavavi, « G. di G. ■·. l-XII-1942. <^> E. SEGHEZZA, Inglesi a Genova (su un episodio del 1793), NC . 1 l-VIII-1942; Scorci e figure di Genove/ nel 1S0Q (a proposito del soggiorno del Foscolo), Ibid.. 29-IV-1942. Risorgimento A. Monti, Il trattato di Chaumint e i tentativi dei deputati lombardi per Vannessione di Genova nel 1814, « Atti del XXIV Congr. di Storia dei Risorgimento Ital. », Venezia, 1936; Roma, 1941, 8°. C. Russo e 1. Scovazzi, La «Nota di un Italiano » di Benedetto Boselli. Atti Dep. St. P. Savona », XXIV, pp. 173-214. Ripubblicano la nota indirizzata dal diplomatico savonese ai principi radunati a Vienna nel 14 per propugnare una lega italiana per la pace di Europa. Con una introduzione esauriente sulla persona del Boselli e sul valore della nota, specie per i! punto di essa più interessante ed attuale, la rivendicazione deirindipendenza di Genova e Venezia nelle forme repubblicane tradizionali. A. Fossati, Problemi monetari liguri e piemontesi. Dalla riforma del 17-50 al conguaglio della tariffa delle monete nel 1826, Torino, 1942, pp. 194. Importante contributo alla storia monetaria d’Italia per un periodo fondamentale di transizione tra il sistema duodecimale e il decimale. Con appendice di docc. Cfr. B. Cv-i>Albert, < Geopolitica ». V-194*2, p. 294 e G. r.. « NRS . 1942, pp. 128 sg. — De <£> Lo stesso ^Problemi' commerciali e doganali nel Piemonte di Carlo Alberto. I rapporti di Genova alta corte di Torino, in · Torino », Rass. mensile della città, VII-1942. pp. lô-l G. e C. Alberto e il porto franco di Genova, Ibid.. Vili, pp. 31-32; importanti note che sviluppano con larga documentazione particolari aspetti della storia economica-liguro-piemontese del , . . — mazziniano, tra le innumerevoli pubbli- (azioni che non è compito nostro radunare, cfr. ancora <£> G. B. Boero. La famiglia M seconda li censimento napoleonico, CM . 1S-VIII-1941: Matrimoni storici in S. Pietro della orta (tra gli altri, ι genitori di Μ.), e Lav. ». 12-Y-1942. — Ci è doveroso, ancora in tema 70 TEOFILO O. DE NEGRI G. Garibaldi. Monografìe di carattere generale: <£> A. Turchi, G., Modena, Ist. Cult. Fase. », 1942, 8°, p. 16. <£> A. Bizzoni, G. nella sua - epopea. Illustrato con 238 disegni di F. Matania e G. Cinzagki e 19 carte geografiche, Milano, Sonzogno, 1941. 4°, p. 1356!!. <8> Krueck v. Poturztn Μ. I., G. E in Lebensabriss. Stoccarda, 8°, p. 277. Su singoli aspetti e momenti della vita dell’eroe nizzardo ricca ò la fioritura di saggi: di e. Michel, G. a Tangeri {1S49-1S50), « Giorn. di Poi. e Lettor. », 1942, pp. 183-193 su fonti archivisticbe anche genovesi; di <£> L. Marchetti, Vittorio Emanuele TI e G., Fert . 1942. pp. 28-38; di F. Zerella, La dittatura di G. a Napoli (7 settembre-9 novembre 1S60). RSR », 1942, pp. 61.1-670. Monografìe di maggior interesse ligure: <£> U. Barengo, I rapporti dei Carabinieri sull arresto di G. in Liguria, « R>iv. ( a.rab. Reali », 1-1942, pp. 24-31. Lo studio è oggi ripreso con altri nel volume <$> Vicende mazziniane e garibaldine nelle carte dei Carabinieri Beali, Roma, Museo Storico dell*Arma. 1942, per cui cfr. L. S., in Libro Ital. . X-1942, 619-621; P. C. Astori in Riv. St. A. A. Alessandria, 1942, pp. 259 sg: A. QÛacquarello, « Bibl. Fase. », V-1943, 296-297 e *, in « Fert », 1942, 201 -202 che mette in rilievo gli argomenti di interesse nizzardo del voi. — Sui precitati articoli del B. cfr. ancora ampie relazioni di <£> See, La missione di fiducia del colonnetto Camo sso, ■ Cori·, di Napoli . 17-TX-1941; Los, L'esemplare seimila di G. G., Ibid., 9-IV-1942; V. Malingambi, in Popolo di Trieste ». 15-IX-1942; e sullo stesso argomento Aedi oltre il voi. del De Biase. — Sulla vita privata di G. ricordiamo: <#> A.Codignola, Spei'anza Nera, la baronessa che amò G., « La Stampa », 27, 29, 30-XII-1942. Altre note di interesse ligure prevalente: <$> F. Steno, Teresita Garibaldi e Stefano Canzio, L’Italiano ». 13-IX-1941. <£> M. Di Marco, Curiosi e pregevoli autografi di (>. Mazzini e. Tommaseo presso uri istituzione di Chiavari. « Lav. Fase. ». 1. >-1-1942. <£> Alea, G. G.e H cap. Angolo Pesante, ·· Eco della Riviera », 8-VIII-1942; A. Cane Aneoradeleap. A. P., Ibid.. 21-IX; P. Isnardi, Il cap. A. P. maestro di G., « Illustr. Ital. », 2/-IX. Recensioni: [A. Valori, Garibaldi. 19411. Cfr. G. Turcato, · NRS », 1942, pp. 113-120, alquanto verboso: M. Missiroli, Piccolo di Trieste », 1-III-1942; U. Niger Nieddu, Roma, 15-TV.1Q19· ΛΤ Ctr vvi'.fi\\\. « RSR ». TJP. 867-869. [C Cavassa, ·· Genova * . VII,’ 1942: ampia'riesposizione documentata dello studio dell’O. Cfr. anche: M. De Marco, Tlsoggiorno chiavarese del Doit. G. B. 1 .. La\ . i asc.' , ni i.ü-. N. Bixio. E. Morelli, Epistolario di N. B., vol. II, Roma, \ ittoriano, 1942. È anch’esso, come il primo, fonte di capitale importanza per la ncostrmione ^Hajigura, spesso misconosciuta nei suoi valori irai,. patriote. . 8: · , ; Cam; 3ΚΛ deglf sorittf (li^œe^ion^ri^^ii di^ecent^ o « cui diamo più oltre un cenno necessariamente parziale. 1). Biancardi, N. B. (Discorso), Firenze, 1941, 8°, pp. 14· Φ P. Fortini, N. B. Marinaio. Riv. Cultura .Marinara», VII-X. 1942 p 9.1 sgg. cavitano una pagina nuova sull’attivilà di B. —Cfr. ancora <&> A. JΏΟΐΛηζα r necessità della Itivi,,, Stampa Sera . 13-1-1942. dei quale è inter anche <». /«. -Ά Altri spunti minori: di A. Codignola, La dolorosa vita intima della madre di G. stampa », 14-17-19-21 -11 -1943. G. C. Abba. - E. Bertuetti, G, C. A. Commemora-zione, Torino, 1941, pp. 11. .SPIGOLATURE E NOTIZIE 71 M. Peruzzo, I MiU&yadova, 1941, 8°, pp. 92. \ arie A. Codicxola, Il volto g uerriero di Genova nel 1848, nella testimonianza di G. Montanelli, Lav. », 2-IX-1942; <&> Lo stesso, 30 aprile 1849: Vittoria italiana contro i francesi. « Lav. , 30-1 V-l 942. — Tre' note di oc Timo su Uno storico dono di. Genova a Roma nel 1847,'- Lav. », 30-X, Genova nell'aprile 1849, - Lav. . 30-IV; Il giubilo di Genova per I enezia redenta, Lav. », 18-VI; <£> *, Sull’ospitalità dei genovesi agli esuli del Risorgimento, « CM », 2-XI-1942; <&> E. M. Bertelli, Ugo J-iassi nelle lettere di Maria Mazzini. Lav. . 18-IX; P., Cialdini a Genova, Sec. , 8-IX; φ X Y, Quando Genova ospitò Terenzio Marnioni, « CM », 5-X; F. Geraci. L'azione dei genovesi nella spedizione di Sapri, « Lav. », 6-X. Recensioni - (E. Codicxola, Carteggi, di giansenisti liguri, 3 voli., 1941-1942], per cui cfr.-oggi: F. G. Massuccone in « Giornale », 1942, pp. 193-196. L’opera monumentale ha già suscitato larghi consensi, tra cui ricordiamo: <$> D. Caxtimori, Leonardo , 1942, 187-LS9. — Interessano ancora l’infiltrazione del giansenismo in Italia e specialmente in Liguria e Lombardia, anche la riedizione a cura e con introduzione dei C., di <&> F. Rufeixi- I giansenisti piemontesi e la conversione della madre di Cavour, Firenze, 1942, pp. XL Vili, 215. Cfr. Libro Ital. », X-1942, pp. 560. e in genere degli sparsi Studi sul giansenismo del Ruffixi stesso, per cui cfr. NRS . 1942, I, p. 99, ove si accenna brevemente a tutta l’opera del C.; e P. Ferrari S. I. in Civ. Catt. quad. 2232-1943, pp. 374-377, piuttosto aggressivo. [A. Codignola, Anna Giustiniani, 1941]. Cfr. F. Bolgiaxi, in « NRS . 1942, I. 109 sg., che mette in rilievo i pregi di informazione e di documentazione del lavoro agile e buono, anche se ancor esso incompleto sino a che non siano pubblicati gli Archivi di Santena. — F. Ferretti, in « N. Antol. », 1942, 16, VI, pp. 27 3-74, in una scialba recensione in cui definisce leggermente l'opera né storia né romanzo , afferma tra l'altro che il libro è di qualche settimana fa ». mentre risale a tre anni ed è giri esaurita la 2a edizione. — C. Spellanzox. Uincognita di Cavour, in 7 Giorni . 1942. n. 12, pp. 17 sg. — F. Geraci. in « Roma Napoli % 14-X-1942. — M. Sirtori Boles, La donna di Cavour. Domenica , Milano. 18-X-1942. — *, Il primo amore del Conte di Cavour, « Giorn. di Sicilia .16-XII-1942; [E. Guglielmi xo Genova dal 1814 al 1849... 1940] Cfr. A. Guacquarelli. Riv. It. Se. Economiche. VII 1941, ed oggi: T. O. De Negri in questo Giornale. 1943, pag. 54. [E. Michel, Esuli italiani in Tunisia, 1941]. Cfr. C. Zaghi, Ν. Ant. . 16-V-1942, pp. 278-280; G. Polizze « Civ. Fase. , 1-1942, pp. 99-101: *. Bibl. Fase. ·. VII-1941. p. 522: E. Fal-zone, « Europa Fase. », II. 1942; C. Spellaxzox, Telegrafo ■·. 12-XI-1941 e Pop. di Roma », 20-X; F. Ferrerò, « Aroh. St. Liv. », IV-1941, pp. 313-315. — Tocca, tra l'altro, lo stesso tema: <*> Ν. Marchitto, L'Italia in Tunisia, pref. di E. M. Gray, Roma. 1942. pp. 224, che si rifa ai primi influssi in Tunisia delle Repubbliche marinare nel >ec. XI. Cfr. B. F,, « Riv. Colonie ». IV-1942. pp. 417-418; A. Mele, Bibl. Fase. », VH-1942. pp. 463-464; G. PoLizzi, « Civ. Fase. . VII-1942, pp. 459-462 — ed <#> F. Geraci. G. Fe-driani in Tunisia, « Lav. », 2-1-1943. [N. Ct’XEO, Storia dell'emigrazione italiana in Argentina. 1941]. Cfr. G. Padov\x, NR^ 1941, pp. 114-116. V. - VARIE DI CRONACA E STORIA Interessano aspetti minori, e quasi privati, della storia e della vita genovese molti dei saggi che vien raccogliendo la rinnovata Rivista del Comune », sotto la direzione di Valex-tixo Gavi. Tra essi ricordiamo, soprattutto notevoli per ricchezza e novità di informazione e illustrazioni, quelli di 0. (crosso, La vita privata genovese nelle ville di Sestri Ponente. (Le barche da diporto dei sec. XVII e'XVÌII), « Genova », VI, 1942, pp. 1-11. 10 ili. <$> Le carrozze a Genova, Ibid., XI1-1942, pp. 21-31. con 15 ili. ricostruzione, il primo, dr costumi signorili sulla scorta di interessanti pitture e disegni del De λλ ael e di I go e Riccardo Lombardo, acutamente esaminati e discoperti; storia e vicende curiose, il secondo. delFintroduzione contrastata e dell’uso fastoso delle carrozze a Genova, di su fonti archivistiche e documenti grafici antichi. Del G. altri saggi di argomento più specificam, artistico ritroveremo nella sezione B, TI. Per l’età piti antica Γ. Monicelli, Gli ebrei nello stato di Genova, Ibid., VI, 1942, pp. 16-18. brevi notizie erudite e curiose sulla vita e l’organizzazione degli .ebrei dall’alto Medio Evo alla Rivoluzione francese; e per il '700 alcune note essenzialmente documentarie, di l . Levrero, Γ ita genovese del '700. Spulciando un libro di conti, Ibid., V, 1942, pp. 22-24; <$> Lo stesso. Quasi diecimila chilogrammi d'argento regnisiti alle chiese genovesi nel 1789. Ibid.. VII-1942, pp. 25-28. <$> C. Massaro, Due ballerine e una lite tra Milano e Genox'a, con 2 disegni di Alf. Gaudenzi, Ibid., X-1942, pp. 23-24 (su certe Sorelle Polesine, nel 1780). C. De Negri, Un nostro primato: la « batteria galleggiante e il suo primo impiego da parte di Genova nella guerra contro l'Austria del 1746-47, ■> CM . 2-VI-1942. Un gruppo sempre interessante di studi concerne ancora la storia medica genovese: di 72 teofìlo o. de negri G. Pesce, La iconografia di Fortunato Liceti, « Genova », XI, 1942. pp. 21-24. sul più grande medico ligure del sec. XVII, con ampie e documentate note biografiche, dello stosso cfr. anche <&> I vini della Liguria, secondo un igienista, del ’ôOO, « Sec. », 2-TY-1942, c Interessante carteggio per il colera del 1837 nei comuni di Toirano e di Loano, « .Sec. », 27-YI-1942; e soprattutto P. Berri, I fratelli Giuseppe e Benedetto Mojon, « Genova », V, 1942, pp. 1-7, 4 ili. <&> Il olerà genovese dei 1835 nel diario di un'ospite tedesca, Ibid., IX-1942, pp. 1-13, 5 ili. <$> Un medico genovese del settecento critico dei suoi colleglli. (Bartolomeo Alizeri e le «Censure di Parneso») in Att. Soc. Ital. St. di Scienze Mediche e Naturali, Firenze. X-1942 pp, 16, e «Genova» I 1943 pp. 39-45. dei quali, il primo costituisce una importante primizia ed introduzione al più ampio studio su 11 dottor Benedetto Major, pubblicato dal nostro « Giornale », 1942, pp. l'OÌ-149 (sul quale cfr. un’ampia relazione preventiva di G. Cenzato, Vita del medico genovese che piacque in battaglia a Napoleone, « Corr. d. Sera ", 19-VIII-1942); ed il secondo ò un acuto esame del diario di Sibilla Mertens Schaafhausen, pubblicato nel 1935, dal quale, sapientemente utilizzato dal IL, emerge anche una succosa pittura di ambiente della Genova ottocentesca: per essa ΓΑ. si vale anche di ricerche personali, da un lavoro che egli sta preparando in argomento. Del quale altre primizie sono <£> Mons. Tadini. il colera e la Madonna di A II taro. Rievocazioni e aneddoti (1835-1837). N. C. 17-X-1942, e Bianca | Milesi] c Benedetto [Mojon] Sec. 7-VI 1943. — Lo scritto nell’Alizeri illustra due curiose pubblicazioni genovesi del principio del 1700 sulla vita medica ligure. —Sul precedente lavoro del Berri sul Garibaldi, per cui cfr. &. Prestioifippo, « Giornale », 1942, pp. 93, sgg v. ancora S. R., in CM >». 7-V e 2-VI 1942; il quale aggiunge un capitolo all’interessante tema: <$> Medici, genovesi di Paganini: il dott. Orazio Guasconi, CM », 10-VT, con riferimento all’opera Paganini intimo di A. Codigxola. Fa seguito al primo articolo del Berri A. Pescio, Gian Carlo Di Negro, la sua Villetta e gli amici. — Benedetto e Bianc.t Mojon, « Genova », VII!-1942, pp. 10-14. il quale così riprende un motivo già accennato in quella stessa rivista (VIII-1941) spogliando l'archivio Di Negro, già messo a profitto anche per un’altra nota documentaria su <£> Due lettere inedite di Eleonora Raffini, Ibid.. IV-1942, pp. 29-30. — Del P. van ricordati qui anche gran parte dei suoi curiosissimi sempre o quasi quotidiani spunti di cronaca, in Sec. passsim. dei quali non è possibile ricordare se non fugacemente alcuni dei più interessanti: su una visita a Pammatone nel 1830, 3-1V: su II giugno nuziale genovese di Vittorio Emanuele e Maria Adelaide, 6-VI; Assassino in farmacia, 27-VI; Cial-dini a Genova, 8-IX: Colei che fu Primavera: Simonetta, 14-TX; ecc., ecc. G. Rustico, Per la storia del giornalismo genovese: « La lega italiana », « Genova », IV, 1943, pp. 20-24. Diligenti e documentate notizie su Domenico Buffa di Ovada e la sua attività giornalistica nell’età del Risorgimento, fino al 1849. e dei suoi collaboratori T. Mamiani ed altri. Tra gli spunti di cronaca apparsi nell’anno sui nostri quotidiani merita particolare menzione la vasta polemica sorta a proposito della * Tragedia del Duca di G alliera che già iniziatasi il settembre 1941 (cfr. Giornale . 19-12. p. 42K ha avuto nel luglio-settembre 1942 una vivace ripresa, coll’intervento «li U. Rinaldi. » Seic. v A dell’avv. Morgavi, Sec. . 26-VII. 20-VIII; di F. Steno. Sec., 28-V1I, 22-VIII; del di Brigxaxo, 8-YIII, 4-IX; ed infine di P. Burri e C. A. Oliva in una nota particolarmente ricca di dati. Senonché la ricerca della verità ha costretto a togheic il velo su ombre del passato che ir molti non par bene dissipare, ed ha suscitato nel pubblico disgusto e quasi ribellione, nonché accuse di secondi fini interessati che non mrcpoeio onore alla serietà della discussione. Di tali voci si è latto eco tra 1 altro <&> (ι· -Ι.νζλτο, in un sobrio articolo riassuntivo in » Corr. d. Sera », 12-X-1942. · Sono ancora degni di un cenno: <&> x. B.. Serve ladre e giocatori d azzardo, come erano puniti nella Genova di un tempo. Lav. . 2S-V-1942: <8> N. Solverino^Π dottor Vermoli (17.M- ^ 187/ li <$> " S.C4.I1L JLJ. iT A «/ Tf - · __________v 21 - IX;15. IS-X.’./suÌ Barrili e Paolina Brignote; Gerolamo Boccardo; Terenzio Mamiani a Genova, ecc.. ecc. Per l’ultimo cinquantennio sarà una miniera di notizie, il volume di (r. Traxino, SessanVanni di giornalismo di prossima pubblicazione (cfr. Lav. », 6-IV-1942), di cui, sott o il titolo di Cronache delia vecchia Genova, sono apparsi in « Lav. . 6-IV, 15-V, 26-VI, 5 -X, 15-XI; pagine mtercs* santi, sul vecchio cantiere della Foce, su screzi fra Mazziniani e Garibaldini, su lo sciopero del ’900, ecc. — Ampio anche, e forse troppo, il volume di t spigolature e notizie O. Danese, Tutto è stori,a, La Spezia, 1942, pp. 360. • Ricordi, episodi, documentazioni di vita mlissoliniana spezzina dai giorni della Vigilia all'anno XX -, per cui cfr. D. Blvggini, Lav. , 2(>-VII-1942. — Cronaca retrospettiva per quanto d’altro tono, è pure quella di li. V. Cavassa, « La Golombeide ». Satira della vita genovese del 1909, « Genova », 11-1943, pp. 20-28. vivacissima riesumazione con larga riproduzione di vignette e di ritornelli, di una vecchia rivista al Lido d’Albaro. — Originale infine è l'iniziativa di <£> M. Rizzoli. Vecchi sapienti a rapporto, iniziata in « CM », il 7-X-1942, il quale in una serie di interviste con gli uomini più rappresentativi in ogni ordine di attività scientifica e culturale, fa rivivere ignorate pagine della storia cittadina di ieri. VI. - CORSICA E NIZZA Corsica Impossibile, lontano dai centri che hanno con maggior fortuna rivendicato a sé lo studio specifico del problema còrso nei suoi aspetti più attuali, seguire minutamente tutta la produzione in argomento. Rinviando ancora per gli «tildi di più vario inreresse e la bibliografìa alla rivista principe in materia, l’< Archivio Storico di Corsica , r*i limitiamo qui a una notizia essenziale anche sulla scorta di quello, di quanto interessa l'isola nei suoi rapporti fon la Liguria, rifacendoci alle nostre note di ormai quasi due anni (l-VII-1941 ). Non ci fu invece possibile ancora di utilizzare la poderosa, su cui torneremo di Carmine Starace Bibliografia della C. Presentazione di G-. Volpe, edito dal Centro di Studi per la C. Milano. Ispi, 1943. 4-XVI-1034. Opere Generali di Ambiente. - Sono soprattutto: G. Isnardi, La C.. Roma, 1942, 8°, pp. 85; cfr. G. Caraci, « ASC ». 1942. II. .155-157; Μ. Cira-vegna, « Bibl. Fase. », 1942, VI. 393-95. <£> B. Xice, Aspetti antropogeo-grafici della C., « ASC », 1942. 11. 102-140 e <$> F. Borlandi, Per la storia della popolazione della 0., Milano, Ispi. 1942, pp. 248; già edito in « ASC . 1940 e 1941, per cui cfr. « Giornale », 1941. 128 sg. L’Is nardi, pur rimanendo fedele al criterio informativo della collana: Paesi di attualità ”, in cui il volumetto è pubblicato, mette nel giusto rilievo Fitalianità dell’isola, special-mente negli aspetti pisano e genovese. — 11 Nici: riesce molto utile ed efficace pur lavorando, come onestamente dichiara, di necessità, su fonti indirette. Non mancano accenni a influssi liguri e genovesi nella caratterizzazione deirambiente. — L’opera del Borlandi. « vero tentativo di una storia demografica della C.. anzi storia della vita còrsa da un punto di vista economico e sociale >, mette in grande rilievo l'opera di Pisa e di Genova nel tentativo di colonizzazione dopo il 1000 e contraddice autorevolmente al luogo comune che al dominio genovese corrisponda un periodo di depressione economica e de-mografica. Cfr. A. Fan FANI, « Riv. Intern. Se. Sociali >. 1943, p. 53. Utilizza anche importanti fonti cartografiche liguri il compianto M. C. Ascari, La cartografia nautica, della C., «■ ASC ··>, 1940. 11-1911. I. e <&> La cartografia terrestre della C. (con note e aggiunte di G. Caraci), ASC . 1942, I, 1 -36 in cont. — ultimi capitoli di una vasta indagine documentaria e critica già iniziata dal 1938. Ripreso dalle pagine di ASC . si ripubblica postumo in volume <&> M. C. Ascari, La C. nelV antichità y con prefazione di G. Volpe, Milano, Ispi. 1942, 8°, IX. 277. Sull’italianità della G. nei suoi aspetti etnico-linguistici e storico-culturali da notare in primo piano: <&> G. Rohlfs, L'italianità linguistica della C., Vienna, 1941, pp. 36; cfr. G. Bottiglioni, «ASC», 1941, 525-528; e <£> Nuove concordanze lessicali tra la C. e la Toscana, « Lingua Nostra », 1943. III, 29-30. <£> G. Bottiglioni. I fattori etnico-linguistici e storici della vita e dell'anima dei còrsi, « Atti S.I.P.S. », XXVIII, 1940, voi. 1. Il Rohlfs, studia a fondo i tatti di substrato e di nuovo apporto nei parlari di C in generale e limita rigorosamente l’azione dell’elemento ligure ad un modesto apporto lessicale senza influssi strutturali veri e propri. E nel saggio più recente ribadisce anche numerose concordanze liguri-lunigianesi a conferma dell’influsso storico lunigianense in C. nel Medio Evo. — Il Bottiglioni insiste nelle sue conclusioni su fonti sempre rinnovate, qui come più rapidamente in Italiani in dominio straniero. Geopolitica », 1941, 376-385. Del 74 TEOl‘ILO O. DE NEGRI suo fondamentale <$> Atlante linguìstico.... della C., fa un cenno (). F. Tencajoli in « Convivium , 1940, 519-521. Di carattere meno tecnico: <£> A. New, La C. sotto l'aspetto storico letterario, Rass. Cult. Milit. e Riv. Fanteria 1942, 156-192. <$> V. Tonini, Note di storia còrsa. Ibid., 1521-1531. <£> B. Poli, L'indole della gente còrsa attraverso la sua terra e i suoi usi e costumi, "CAM »·, 1941, 16°. p. 54. <$> V. Κγονλ.ιγγο, Panorami di C„ con prefazione di Pietro Giovac-chini. Pavia, 1941. 16°, pp. 87. <&> P. Giovacchint, storia di (\. Roma, 1941. 4°, pp. 31, ili. a cura dei Gruppi di azione irredentista còrsa: Corsica. Numero lirico a cura del Gruppo d> cultura còrsa di Milano, 1940, con saggi di (i. Venturini, A. Barocci, P. E. Gazzette G. Panizzon: 1941. con saggi di Pertile, A. F. Tencajoli. <£> A. F. Filippini prosegue in « Politica . 1942, 292-322 il suo ampio studio sulla Questione Còrsa, VIIT. <&> P. Provasi e C. Starace polemizzano con la cultura francese recensendo acutamente l'uno un vecchio lavoro di A. Ambrosi, Histoire des Corses..., Bastia, 1914, in <« ASC » 1942, 68-72. o l'altro il più recente: A. Alritreccì\, La Corse dans l'histoire, Lyon-Paris, 1939, in ASC ·, 1941, 411-415. Sono poi dì carattere decisamente propagandistico e di attualità altre pur serie e informate pubblicazioni di <*> F. Guerri, E. Cutolo, A. Genoi.no R. Giacomini su\Y irredentisino còrso, che trascendono i limiti impostici nella nostra rassegna. Studi particolari. - A. F. Tencajoli, La C. e l'ordine di Malta. Progetti e tentativi di alcuni gran maestri di avere la C. col titolo di regno, « CAM », 1941, 10-24; cfr. « ASC », 1941, 429. — su trattative vanamente rinnovate con Genova dal XVI al XVIII secolo. — Parallelamente al già annunciato studio di <$> G. Oreste, La prima insurrezione còrsa del secolo XVIII (cfr. « Giornale », 1941, p. 129), continuata in « ASC », 1941, Le II, è da segnalare R. Rispoli, La seconda insurrezione còrsa del sec. XVIH. « ASC », 1941, 289-330, 433-459, 1942, 37-48, in contili. Lavoro anch’esso condotto con larghezza di informazione su docc. anche inediti o poco utilizzati. Di esso una redazione più riassuntiva della Rispoli stessa, sta in " Atti Dep. St. P. . Sez. Savona, XXIII, 1941. pp. 93-125. — Fondamentale per lo studio della difficile politica genovese nell’isola durante le insurrezioni del secolo XVIII. F. Brunelli, Còrsi antro francesi nei dispacci dei consoli veneti, Milano, Ispi, 1941, pp. 217. Cfr. P. Sorosoppi, ASC », 1942. 72-77, molto perspicuo: A. Cervesato, ■ Bibl. Fase. », 1942, 401 -462 e C. Spellanzow II Pop. di Roma , 26-VI-1942, e di nuovo, con notevolissimi rilievi nel definire il contrasto con Genova, in . Xuova Italia», 1943, V. — Con lo stesso titolo è anche una nota di V. Vitale, « G. di G. ■·, 10-VI1-1942, a proposito della morte di Ambrogio Ambrosi, direttore della Revue Corse . Lo spinoso argomento è gran parte naturalmente delle, varie monografie su Pasquale Paoli edite o riedite di recente, quali soprattutto quella di E. Rota. Torino, 1941: cfr. P. Pecchi vi, < ASC », 1941. 415-417: A. Qracquarello, Bibl. Fase. . 1942, 466; di F. Lencisa, P. P. e le guerre di indipendenza còrsa, vecchia del 1890, ripubblicata dal-l’Ispi, Milano, 1941. pp. 103: cfr. ASC », 1941. 428; <> Civ. Fase. - . 1942, 104; e l’importante recensione retrospettiva di <&> C. Bornate a I. D’Oria, Pasquale de Paoli, Genova, 1870, in « ASC -, 1941, 406-411. Sulla rapace politica francese nei riguardi dell’isola e l’avverso sentimento dei còrsi nella seconda metà del ’700, sono importanti i saggi di <&> D. Spadoni, La trama di un ambasciatore in Genova per dare Ici C. alla Francia (1753), «ASC», 1941, 145-158. <£> F. Michel, Un progetto francese per lo scambio della C. con la Sardegna (1784), « ASC », 1941, 234-239 (accanto al quale possiamo ricordare per certa affinità di argomento <&> C. De Biase, Mire francesi alla Liguria e (dia Sardegna negli anni 1860-1801, « Cam. Rossa », 1941-1942, ed oggi a parte, Macerata, 1942, 16°, pp. 200. Cfr. F. Curato, «Civ. Fase. », VI, 1943, 416-419), e <$> A. Sampaoli, Corsica, Genova e « Italia » nel pensiero di Scipione Maffei, « ASC », 1941, 247-249. Lo Spadoni illustra l’opera del D6 Campredon per l’acquisto dell'isola al fine di controbilanciare di qui la potenza inglese nel Mediterraneo dopo Γoccupazione di Gibilterra. Il Michel pubblica un doc. dell’Archivio del Ministero degli Esteri di Parigi sulla proposta di una complessa serie di scambi territoriali tra Francia, Genova e Savoia, che meriterebbe più larga documentazione e ricerca. — Infine il Sampaoli rileva con acume una interessante osservazione del Maffei, per cui la rivendicazione dei diritti politici dei corsi contro Genova, non in quanto genovesi, eh 6 non sono, ma in quanto italiani, costituisce la prima esplicita affermazione della loro fondamentale e prepotente italianità. SPIGOLATURE E NOTIZIE 75 N. (.-ALVINI, in « ASC », 1941, I I 8. <^> D. Spadoni, « ASC », 1942, 404 sg. e <$> A. Pesce, «ASC», 1942, 152, riprendono la, questione posta dallo <&> Spadoni su Segrete trattative di Genova col Paoli tentate a mezzo di un prete (ravi («ASC», 1940, 215 sgg.; cfr. «Giornale», 1941, 129). Adduce il C. notizie d'archivio per l’identificazione del misterioso diplomatico: lo S. accoglie con riserve, l’identificazione del C., ma propende a ritenerne oriunda còrsa, non genovese, la famiglia: ma il P. con sobrie note chiarisce il problema, riconoscendo in una famiglia Ra.violo " da Gavi » le origini del personaggio in parola. Su fatti più particolari della politica di Genova in C. ricordiamo ancora: <$> V. Buti, C. guerriera, 1 Rass. Cult. Milit. », 1941, III. — Su milizie còrse al soldo del Papa contro il Barbarossa e la Francia nell’azione contro Xizza del 1543, ed altre al servizio della Superba, cfr. ° Fert , 1941, 113. — <£> P. Provasi, L'origine (Tei Mainotti venuti in C., ASC », 1942, 81-101, sull’origine della colonia di greci della Maina stabilita da Genova in C. net (>00, e sui suoi rapporti con la Repubblica. Corregge errori ed esagerazioni di altri studiosi. Corsica ecclesiastica. G. Pistarino, Notizie storiche su chiese còrse, " ASC ». 1941, 103-111 e <$> Dice recognizioni di beni*di San Venezio del Tino in C. nel sec. XIV, « ASC », 1941, 359-382. Su di un caratteristico gruppo di chiese della Balagua c del Restino, patrimonio di filiali còrse del Monastero di S. Venezio del Tino. Notevoli contributi su fonti archivistiche di Genova. Torino, Roma (il 2° pubblica essenzialmente i docc.), alla conoscenza degli influssi storici e culturali della Liguria e della Lunigiana in C. — Degli stessi mezzi documentari ed agli stessi tini culturali si vale lo stesso <&> Pistarino, in un'a-mpia recensione retrospettiva a F. MOLARI), Les évêques de la Corse. Additions à VItalia Sacra. 1891, in ASC », 1941, 257-264, nonché in una Risposta dell’utilissimo Questionario di ASC,’ >. D. Spadoni, Bruma ed Aprama, « ASC », 1941, 402. <£> G. Pistarino, Ibid., 521 so·. Lo S. riferisce con circospezione l’ipotesi che due diocesi B. ed A. assegnate alla C. da una antica Xoiitia, rappresentino una corruzione aggettivale di Brugnato in Lunigiana. Il P. conferma il sospetto e respinge l'ipotesi. Per l’opera dei liguri nella vita religiosa dell’isola cfr. ancora <$> D. L. Fugaccia, P. Silvestro Landini S. 1. Apostolo della C. (1503-1554). Vicenza. 1942. 1(5°, pp. 105 (da Malgrate in Lunigiana). Cfr. P. T. Alfonsi. ASC ». 1942, 77 sg. e P. Fkrrari, in Corr. Apuano , 5- III-1942. <#> A. Marcenaro, Il B. Alessandro Santi apostolo della C., Sec. ·, 15-VI-1942; Cor, Un taumaturgo apostolo della C., L’Italia . Milano. 6-XII-1940. — Su un missionario mentonasco del primo '800. <&> L. LaGORIO, Il vescovo Michele de Germani di Porlo Maurizio e la sua opera a favore della C.. Telegrafo > ediz. Corsica. 28-1-1942. — Resse la diocesi di Mariana sino al 1475, disimpegnando talora anche funzioni di governatore civile. <8> P. Pecçhiari, Cmili còrsi missionari nell'America Meridionale, « ASC . 1942. 149 sg. Spunti da spogli d’archivio, con qualche approssimazione. Una vera curiosità letteraria è <£> 1 ’n poema eroico del 1723: La Corsica liberata dai Genovesi, di G. B. Mezea, di cui ci parla E. Seghe zza in NC % 19-VI-1942. Recensioni. - [U. Biscottini. Introd. alla C1., 19401. Cfr. P. Scrosoppi, ASC ■·. 1941. 134-139; R. Γ. Montini, Pagine della Dante, 1941. p. 26; V. B., Boll. Stor. Pisano », 1940, p. 117; V. Zoppi, « G. d. G. ■·, 31àX-1940. <£> [M. Rosselli Cecconi. C. Memorie e presagi. 19401. F. Curato, ASC ». 1941, 130-134; V. Vitale. X. Antol. . 1-1-1941. ecc. <£> [O. Pastice. Genova e C. alla fine del Medio Evo. « Giornale . 1941]. *. Il Brennero ·, 18-11-1941; *. L’azione Fascista . Macerata. 23-11-1941. <£> |D. Ιζζο, I prodromi della cessione della C., 19411. P. Pecchiai. <> ASC . 1941, 528-529. Nizza e Mentone Dopo un periodo di discreto silenzio si è rinnovata intensa la produzione di studi nizzardi, specialmente dopo l'occupazione italiana. Xon è possibile, né sarebbe utile, citare tutto. Anche la scelta è forzatamente imperfetta, date le circostanze difficilissime in cui si svolge oggi il lavoro. Essenzialmente abbiamo seguito l’attività di « Fert -·, del Nizzardo » e del « Centro di Studi Liguri >■ che rivolge oggi alla regione redenta una notevole parte della sua attività, con le due Collane Mentonasca e Nizzarda, che sono ai primi saggi, l’annata VI della RII interamente dedicata a Mentone (cfr. T. O. De Negri, - Giornale », 1942, pp. 196-200; V. Vitale, G. di G. , 19-VI-1942; *, « Sec. . 21-VI). e il recentissimo poderoso volume miscellaneo. Istituto di Studi Liguri, Nizza nella storia, Milano, Garzanti, 4°, pp. 478. che rappresenta oggi il più perfetto ed aggiornato strumento di informazione e di studio sui vari aspetti della storia e dell’ambiente nizzardo, trattati da studiosi nostri compe- TEO FI 1.0 O. 1)E N EGRI tontissimi. Seguendone il sommario per ricordarne volta a volta i singoli studi, avremo il più coerente sistema in cui inquadrare osmi altro studio e ricerca. Ofr. Su di esso <$> L_ Balestrieri in questo stesso fascicolo del Giornale, sopra pag. 50. Ambiente - Antichità - Topografìa <&> Gen. G. Appi otti. Cenni geo-topografici sul Nizzardo e sue funzioni militari·, «Geopolitica», 1942, VII. 299-311. Competente messa a punto del problema nizzardo sotto l'aspetto geografico strategico .. Cfr. « Fert >·, 1042. 199 sg. \ N. Lamboglia, Le unità storie j-am ministrati ve della Liguria occidentale, « Collina Nizzarda », I.· Bordigliela, 1943. 16°, pp. 28, 7 tavv. fuori testò. Chiara esposizione sulle fonti, che peraltro qui non appaiono, dello svolgimento nei secoli dell'ordinamento naturale ed amministrativo della regione. Ma un piccante sapor (li polemica il convincimento di una funzione negativa del fatto dell’annessione ai Savoia, almeno per quanto riguarda il carattere naturalmente ligure del territorio. — Tale carattere è riaffermato da Ligus, Conica di X. e Provincia delle Alpi Marittime, « Nizzardo », 1942. n. 13. Canna e Grassa, Ibid., n. 17. <$> Vitlanova Lobetto. Ibid., n. 18. il quale insiste sulla opportunità di tener conto, nella determinazione dello spazio di X. in vista della sua riannessione, non degli artificiosi confini della, Contea Sabauda o del formale confine augusteo al Varo, ma della provincia delle Alpi Marittime e della sua realtà geografica e naturale. — Alla quale appartiene il territorio fino all’Esterello, con i tre centri surricordati, italianizzati nel nome in maniera.ohe solo nell'apparenza sorprende. — Ancora di X. Lamboglia, Monaco, roccaforte di tenacia ligure, «Vie It. >>, 1942, XI. pp 7. È un vivo articolo di carattere storico-descrittivo bene informato e penetrante; <#> Μ.. Torretta-Levenzo, « Nizz. »>, 1943, n. 12, dà del borgo cenni storico-descrittivi. X. Lamboglia, X. ligure e romana in X. nella Storia, cit., pp. 1-24. è oggi fondamentale con l’altro saggio in <£> Menton'· intemclia, RII. », 1940, pp. 9-25, e Toponimi di Mentono, Ibid., pp. 201-209 (per <χ> / nomi dei Comuni dolio Alpi, Maritiime, " RSL ■■·. 1942. II, 65-121, Λ-edi oltre, Sez. Β.ΙΙΙ), come sintesi delle antichità nizzarde per cui si rifà alle precedenti pubblicazioni sulla Liguria antica, mentre non ha pretese scientifiche G. Ardens, L'impronta romana a X., Nizz. . 1942, n. 22. Nizza Medioevale e moderna. Essenziali: V. Vitale. X. medioevale, pp. 25-66. <&> V. ZuccHi, La dedizione di X. ai Savoia, pp. 67-100. <$> C. Bornate, Gli assedi di X., pp. 101-150. A. Codignola, X. nelVelà moderna, pp. 151-334. <8> G. Po, I fasti della Marineria nizzarda, tutti in X. nella Storia, cit.. e ancora il cit. X. Lamboglia. Mentono Intemelia. G. Ardens, X. e Genova, « Xizz. », 1942, n. 26. Interessante nota di uno dei più attivi pubblicisti nizzardi, che ci occorrerà di ricordare con insistenza, sull’amicizia di N. con Genova nella lotta contro i Duchi di Provenza, e sull’influsso genovese, prima che piemontese, su N. nel tardo medioevo. — Notevoli appunti sulle antiche e strette relazioni tra N e Genova, raccoglie anche φ \ . λ itale, Λ izza. Un po’ di storia, « G. di G. », 12-V-1942. — Mentre A. Tallone, La strada Cuneo-Xizza e Paganino dal Pozzo nel sec. X V secondo nuovi documenti, « Fert », 1941, 52-86. ha particolare importanza per lo studio delle relazioni col Piemonte e della politica piemontese per legare piti direttamente a sé una regione naturalmente ligure. L indagine, condotta sui docc., corregge notevoli errori di altri (Beri, 1929). Anche E. S..Seffe, / rapporti di Mentone con la Casa di Savoia, «Fert», 1941, 3-31. svolge su docc. d’archivio e le altre fonti a stampa le vicende di Mentone dalla prima (^edizione di Giovanni Grimaldi per premunirsi da Genova, al plebiscito di annessione alla Francia, mentre rifà la storia di Villafranca dopo l’avvento di Emanuele I* iliberto; <#> A. Tajani, La culla della Marina Sabauda. Nizz. >. 1942, n. 7. Tralascio in « Nizzardo « passim, minori spunti occasionali su figure «· motivi vani della stona sabauda di Nizza. — Per l’età più recente trascendono i limiti eia portata delle normali cronache di terza pagina gli articoli di SPIGOLATURE E NOTIZIE i i A. Codignola, N. in una lezioncina di Vittorio Amedeo II al Re Sole, « La Stampa », 31 -VI 1-1-942. <#> La Francia dei Sanculotti contro N. italiana. L'orrido saccheggio del 1792, eie., « Lav. », 26-VII-, 2 e 9-VII1-1942. Sulle vicende nizzarde in questi anni di lotta e di rivolta, vedi anche AL (tasparini, Mentone e la Rivoluzione francese, « RII », VI cit., pp. 26-84; accanto al quale ricordiamo ancora per completezza X. Calvini, Mentone e Vannessione al Regno di Sardegna, « RII », VI. pp. 85-200, ed oggi da <£> Commemorazione della Rivoluzione Mentonasca del 1848 tenuta da N Lamboglia, in «Collana Mentonasca» 1-16-1942, pp. 28; e i vari saggi: <£> G. Ardens, La rivolta dei « harhetti » nizzardi, « Nizz. », 1942, n. 14. e <#> G. Andre, La fiera resistenza popolare al tempo del Consolato, « Nizz. ». 1943, n. 7-8. <&> Gli ultimi giorni del dominio francese a N., Ibid., n. 10. — Ancora per l’età napoleonica: <£> L. Boniface, Cultures et produits de remplacement dans les Alpes Maritimes au temps du blocus continental (1806-1814), « Nice liistor. », 1941, e G. Gidio, Un docume nto sulla difesa di N. nel 1815, « Fert », 1942, 96-106. Riferisce il Rapporto del comandante di N. durante i 100 giorni, da Decio, in « Boll. Stor. Nov. ». Cfr. Giornale ». 1941, p. 131. Particolarmente ricca, naturalmente, la serie degli studi sul periodo della cessione, ove però ô particolarmente ai-duo discerneie l’utile e l'originale da quanto è occasionale ripetizione di cose note. — Dal più ampio lavoro citato in X. nella storia , derivano i vivaci saggi di A. Codignola, La drammatica lotta per la cessione di N.. Le trattative di Cavour, il plebiscito, etc., 28-IV, 4, 10; 24, V, riportato da « Nizz. », un. 16, 17, 19, 21. Particolarmente fecondo per la storia, di questo periodo: G. Ardens, I rappresentanti di X. al parlamento subalpino, Nizz. . 1942. n. (5. <%> ,\\. Plombières ed il trattato segreto franco-piemontese del 1X59, Fert . 194*2. 145-15S: tentativo di ricostruzione del presunto trattato, quasi certamente distrutto negli originali, sulla base di informazioni e presunzioni probabilissime. — Un progettato colpo di mano garibaldino su X., Nizz. ». 1942, n. 9: su un episodio poco noto del 1S60. Un ignoralo manifesto di Garibaldi ai Nizzardi. « Nizz. . n. 27. <£> La cessione di X. nelle note intime di Henry d'Ideville, « Giorn. Poi. Leti. ». 1941. V-VI. <&> Il pensiero di Mazzini sulla cessione di X., Ibid., 1942. 231-237. <#> Ιλι questione di X. nelle memorie diplomatiche di G. Rothau; cfr. Libro e Moschetto ». 19-1 X-1942. <$> Il ricupero di X. in un progetto di Vittorio Emanuele II. ■< Nizz. . 1942, n. 7: sul tentativo personale del Re, nel 1S68, di costituire un’alleanza difensiva con Francia e Austria a prezzo dello sgombero di Roma e dell’eventualità del ricupero delle terre irredente. <^> La coscienza francese e il plebiscito. Nizz. . 1942. n. 9. Tra i più interessanti ricordiamo ancora: <£> E. Michel, Profughi francesi a X. dopo il colpo di Stato del 2 dicembre, - Nizz. . 1942. un. 28 e 31. <#> O. F. Tencajoli. Vittorio Emanuele a X. nel 1857, Ibid., n. 13. <£> I. Imbert. La mission Galinier dans les Alpes Maritimes (août-novembre 1800), Nice historique . 1941, I. G. D'Orestis di Castelxuovo. Uno sguardo al dissidio Cavour-Fanti per la cessione di X., Fert >·, 1942, 39-46, con riferimento al carteggio Cavour-Nigra; e sullo stesso episodio un <&> in Not. Arch. cU Stato . 1942, 1 15-117. <£> Nicexsts, Un poetico addio a X. nel 1860. Fert . 1942, 190-192. Scritto da un ufficiale di un battaglione del 20° Regg. Fanteria ritirato da N. <#> E. Ajmi-cucci, I rappresentanti di X. al parlamento francese, Nizz. . 1942. η. 1. <£> De Orestis. Π. Memorandum dell'emigrazione nizzarda ai rappresentanti delle potenze estere (1871), Fert % 1942, 149-183: importante pubblicazione con ampia introduzione e commentario. (Cfr. Nizz. . 1912, n. 6). <&> C. De Biase. Come la Francia voleva annettersi la Sardegna dopo essersi presa X.. Voce di Bergamo >·, 21-X-1941. Rientrano in questa sezione molteplici spunti di cronaca talvolta non privi di notizie anche nuove, e molti articoli di occasione su («aribaldi e N. <£> Cfr. A. Monti. Λ*. nel pensiero di G. e in quello dei nizzardi, Nizz. , 1942. n. 2: ancora <$> G. ArdeuS, Sull'ultimo soggiorno di G. a X., Ibid., n. 34, e: Ritorna G.. Ibid., n. 36. <£> (ί. D’Orestis, Tre lettere di G. al nizzardo Angelo Vochieri. Ibid., n. 21. e poi <£> I'ct al, in Regime Fase. . 22-XI-1941, con una lettera, inedita di G. del '60 a P. Araldi Frizzo. <£> O. F. Tencajoli, CimeH garibaldini nel Museo M assena d· X., Cam. Rossa . 1942, pp. 77-78. Del resto si riferiscono alla storia di N. nel Risorgimento anche parecchie note su personalità nizzarde e soprattutto G. De Orestis, Qualche notizia sulVapporlo nizzardo alla libertà. Vindipendenza e la grandezza delVItalia. Fert ». 1941, 87-108, cui seguono due, Serie di aggiunte. Ibid., 1941, 196 sg.; 1942, 185-187. su Garibaldi e garibaldini, (ί. lì. Bottero, i Ribotti e molti altri, soldati o diplomatici o dott i. Sul Ribolti torna specificamente il <£> D’Orestis, Nizz. , 1942. n. 7. il quale rie- TEOFILO O. DE N E G JRI voca ancora. Giuseppe Lions, Nizz. », 1942, n. 16, c Augusto .Infossi, eroe tirile Cinque Giornale, « Nizz. »>, 1942, η. 5; montre V. Adami ricorda I garibaldini nizzardi nel 1866, Nizz. », 194 2, n. 30, c tra i garibaldini in particolare <$> G. G. di Rtmelt.a ricorda Mas-suins,'« Nizz. », n. 3; F. Lopez Celly, Enrico Pastoris, < Nizz. . η. 1 c <$> G. 1·\, Antonio Mordini, « Nizz. , n. 23. — D’altra parte * E. Michel parla di Filippo Attignente, ' Nizz. iì. 11: illustre esule italiano a N.; e vanno ricordati: <#> A. Pescio, Vita eroica e romanzesca di Giuseppe Tordo, « Genova \ 1942, XI I , 16-20: avventuroso nizzardo del primo *8.00 e M. A. Prolo, Ricordo di Stefano Bosio {1878-1938), » Fert , 1941, 109-1 10: fondatore degli Annales du Comte de .Yi.ce e spiritualmente italiano: <$> G. Ardens, Giuseppe Andre giornalista nizzardo, « Xizz. », 1942, il. 5; <$> F. Rossi, Il missionario nizzardo (tesare Cararadossi d'Aspromonte. Fert ", 1941, 170-000: da Cercare, ma oriundo nizzardo,, morto in Francia nel 1927. Coi quali ultimi siamo giunti al periodo più recente della storia· nizzarda, a quello dell’irreden-tismo su cui sono innumerevoli gli scritti, da quello di E. Michel, Sulla battaglia italiana del Nizzardo. Nizz. . 1942, n. a quelli vivacissimi che nel nuovo Xizzardo » hanno ripreso Fazione, affermando anzitutto nelle parole del Gen. Ezio Garibaldi, La nullità del trattato del 24 marzo 1860, Xizz. 1942, n. 2. Qui ricordiamo soltanto: Φ Liors. La. fine del Pensiero di N. . Xizz. ·■. 194*2, n. 24: sulle ultime fortunose vicende del giornale di Andre, nel 1S9ô; e per la partecipazione di Genova al movimento irredentista <&■ L. Balestre ri, Genova e i Gruppi di Azione Nizzarda, « Lav. . 13-X-1942. Arte e Cultura nizzarda. - C. CeSÒhi, Lo sviluppo urbanistico di ì\. Sabauda. in A. nella Storia, cit., pp. 388-408, parallelo al saggio su Lo sviluppo urbanistico di Mentone, in « RII », 1940 cit., pp. 21Ò-219. — N. di Car-pegxa, Ludovico Brea e la pittura ligure-nizzarda del Quattrocento, in N. nella Storia, pp. 609-432 (ma sul Brea cfr. oltre, sez. « Arti figurative »). <8> M. A. Prolo, La cultura nizzarda dal sec. XIII al XIX, Ibid., 439-478. <8> G. De Camelis, Lo stemma civico di Mentone, «RII », VI, cit., pp. 220-223. <&> A. Zimei, Agata Sofia Sassernò, « Cam. Rossa », 1942, pp. 75-78. Profilo della patriota e poetessa nizzarda.’ I. Saqui, L'ancien Palais Royal (1610-1860) Hotel de la Préfecture (1860-1942), Nice, 1942. Importante document azione storica ed illustrazione artistica, solo viziata in parte da un atteggiamento piuttosto tendenzioso per gli interessi di Francia. Cfr. Xizz. . 1942, n. 12. — TJn gruppo di memorie nizzarde in Roma pubblica <$> (). Tencajoli, II congresso di N.. del 1'>38 ricordato a Roma in due opere d'arte. Xizz. .··, 1942, n. 5: commento a un basso-rilievo e a un dipinto del Vasari: Le vicende della chiesa del SS. Sudario, Ibid., n. 31: c Artisti nizzardi a Roma, Rass. Naz. ·, III, 1943, 95-96: sulla famiglia Van Loo oriunda <·, delle Fiandre, ma nizzarda dal '700. Ancora <£> Texcajolt, Mentone eie sue chiese, Fert. 1941, 137-152 e 1942. 66-95: diligente ed ampia illustrazione storica ed artistica. — Cfr. anche <#> E. Badino, Il Santuario di Mentone: l'Annunziata, XC , 25-1 IT -1942, e <$> X. Calvini, Cappuccini liguri a Mentone, XC ■·, 8-VII-1941. Cfr. inoltre, per Mentono, il 2° fascicolo della Collana mcntonasea : <£> M. Firpo, Cansu e Pitesi e de Menton, 1943, 16°, pp. 56, per cui v. oltre Sez. B, III. VII. - GENOVA MARINARA Navigatori ed esploratori. C. Bistolfl I Liguri alla scoperta delle Canarie, « Riv. delle Colonie », VI, 1942, pp. 567-570. Brevi notizie sui fratelli Vivaldi, Lanzerotto Maloeello. ed altri cui si rivendica il merito della scoperta; e d’altri liguri che approdarono alle isole. R. Hennig, Politische Ziele ini Lebenswerì Prinz Heinrich des Seefahrers. « Hirt. Zeitschrift », 1939, pp. 286-307. rileva la parte avuta da navigatori italiani, e genovesi (Usodimare. Cadamosto, da Xoli) nelle ultime imprese del principe portoghese dopo il 1455. R. Salvadori, Antoniotto Usodimare, Milano, 1942, pp. 148, I Navigatori » η. 1.; e de <$> Lo stesso, Vivaldi torna sul mare.... Milano, 1942, 16°, pp. 125. Su Antonio da Noli cfr. anche <£> G. Desì alzo. La turrita Noli e il suo grande figlio: il navigatore A., « Genova ■·. 11-1943, pp. 11-19, che rivendica a Xoli la patria di Antonio; e *#> M. BRICHETTO, in " CM . 29-VI 1-1942. — Ancora a proposito dei fasti della nostra marina <&> P. Ferrari, La LUnigiana per Alessandro Malaspina, Estr. Corriere Apuano , 1942: a proposito del voto espresso da un convegno storico a Mulazzo. oggi realizzato con la intitolazione di un sommergibile oceanico al grande navigatore. SPIGOLATURE E NOTIZIE 79 G. Giaohero e G. Bisogni, Vita di Giuseppe Sa peto, Firenze, 1942. 16°, pp. 364. Lavoro importante sull’ignota storia degli esordi coloniali italiani. Del B. è la raccolta del materiale; bibliografico e documentario ricchissimo e in parte inedito; del G. l’estensione del testo. Si parla, anche ampiamente del conterraneo carcarese del Sapeto, Giovanni Strila. Del Sapeto si ripubblica oggi il φ· Viaggio ai Mensa, ai Bogos e agli Tlaltab, a cura di R. Mazzucconi, Milano, Ispi, 1941, pp. 258. Cfr. M. Agostini, Bibl. Fase. . IV, 1942. pp. 196-197. — del Giactiero, cfr. anche Issel ad Assai), ·■ G. di G. 22-V-1942. P. Scotti, Contributi di L. M. D'Albertis alla etnografia della Nuova Guinea, Torino, 1941, 8°, pp. 16. Comunicazione alla Società di Storia della medicina, e scienze a Firenze. A. Ausiello, Giovanni Emilio Cerruii e la sua miasione nella Nuova Guinea, « Riv. d. Colonie », IV, 1943, pp. 299-304. documentato studio sulla missione del Varazzese per la costituzione di una colonia penale italiana nei primi anni del Regno. — Sul D’Albcrtis, cfr. anche <&> E. Canksi, in Genova ». V-1942, pp. 8-12; <£> X Λ', in CM . 21-IX-19 12; su Giacomo Doria <$> O. Danese. Lav. ·, 6-1V-1942; sul Cerruti ed Odo ardo Beccari <$> L. Motta, G. di G. », 7-VI; « Sec. . 1-IV- 1942. Tra le cronache di vita marinara genovese ricordiamo quelle di φ * * *, in G. di G. ». su Cantieri. e nari di altri tempi, 5-VIII; un episodio del 1848 delia Compagnia delle Indie dei Xo-bili Genovesi, 13-VIII; su Ambrogio Spinola, 5-IX; e Xavi da guerra del passalo, 7-X: di D. Zivarello su marinai di Priaruggia e di Quinto, su Una confraternita di marinai: I " Minolli ». e il chiararese G. B. Tsola in Xigeria, in « G. di G. , 23-VIII, 11 e 23-X, 14-XII; — alcuni tra gli scritti di <^> G. Descalzo, in CM », 11 e 17-VII. e le consuete cronache di Cap. Massa su capitani e mercanti deU’800, in CM >, passim; di x· S. B., Ricordi portuali, CM . passim, ecc. — Notizie sull’attività marinara e colonizzatrice di genovesi non mancano infine nel recentissimo volume di <#> G. Descalzo Ai (p/aftro venti. Italiani per il mondo. Milano 1943. pp. 332. ( Colombiana. La ricorrenza del nono cinquantenario dalla scoperta dell’America ha suscitato, compatibilmente con lo stato di guerra, un vivissimo interesse per i problemi colombiani. Accenniamo alle pubblicazioni maggiori, e. a qualche più significativo spunto di cui ci è pervenuto notizia, certi di rimanere largamente, incompleti in una materia di interesse non solo genovese, ma nazionale e mondiale. Opere generali. - M. Rizzoli. C. C. alla luce del ventesimo secolo, Milano. 1942, 16°, pp. 204, opera di vasto respiro e ricca di senso critico, su cui cfr. * « CM », 15-X-1942; L. De Simon i, « XC », 20-IX; L., < Sec. . 31-X. <£> E. Bodrero, C. (7., in « Bibl. Fase. », X-1941. pp. 766-770; sintesi perspicua; de <$> Lo STESSO, Celebrazione di C. C. nel 449° annuale della scoperta· deir America, « Centro Ita!, di Studi Americani », Roma, 1941, 8°-pp. 16. — Di interesse generale sono ancora: <$> M. Monterisi, Un tentativo giudeo contro Vitalianità di C. C« Riv. Marittima », 1942, pp. 51-56. Sul voi. di A. Lobo d’Àvila e S. Santos Ferreira, Cristobai Colon. Salvador Gonsalves Zarco, in fante de Portugal. Lisbona, 1939. — e la rassegna critica penetrante come di consueto, di <è>.G. Caraci, Tre libri su 0., Nuova Italia », 1940, pp. 313-314, che riferisce su A. De Montgon, Ch. C.. Paris. 1937, pp. 191; H. Ii. Houben, C. C., racconto storico, Firenze, 1937. VII. 410; F. M. Paoletti. C. C. nella sua vita morale, Livorno, 1938, XVI. 385. Monografìa particolare. - G. Dainelli. Polo e C., in « Italiani nel Mondo » a cura di I. De Blasi, Firenze, 1942; <$> E. Jos, En las postrimerias de une en-tenario colombino poco celebrato, « Estudios geograficos », Madrid, 11-1941, 513-565, con molti dati su Ferdinando Colombo; ·φ E. Zingarelli, Un cartografo turco del lòOO. Pivi Reìs, ammiraglio e cartografo di C. C., La Stampa »,· 2-111 -1942. sulla scoperta, fatta nel 1929 di un frammento della carta geografica del mondo, tracciata da P. R. su quella di C. C. scomparsa nel 14 9S. Edizione in 500 copie di Kemal Ataturk, con commento e traduzione delle note leggibili sulla carta. Recensioni. - Suirimportante sintesi di <£> [P. Revelli, C. C., Torino, 1941 ì, torna R. Ciasca, con una benevola recensione, in RSI . 1942, pp. 56-58; mentre su <$> [G. Scortecci, C. ('., Firenze. 19391, fa alcuni rilievi A. Amisano, NRS . 1942. 307-308, accennando agli elementi fondamentali della rinnovata crìtica colombiana (De Loliis, Magnaghi, Revelli) di cui lo S. non pare tenga il debito conto. t so TEOFILO O. DE NEGRI La polemica Crinò-Caraci (cfr. Giornale -, 1952, 43 sg.. ove è da precisare il titolo dello spunto de! Magnaghi, Tutto è chiaro, finalmente \, Torino, 1941, che denuncia di per sé il tono dello scritto, nonché da aggiungere del Biasutti una seconda nota in RGI , 1942, 43-ó4, in forma di replica a quella del Orinò ivi stesso pubblicata, pp. 35-43), ha proseguito acre e con larghe risonanze. A parte alcuni articoli anonimi, ispirati evidentemente da non disinteressata premura di una delle parti che par quasi eludere l’ignoranza delle redazioni dei quotidiani in caccia di novità scientifiche sensazionali (cfr. G. B., in Sei·. , 17-IV-1942, e un *. in ·> CM ··, l-VII-1942), è notevole il nuovo saggio di <·. ( araci, Paolo dal Pozzo Toscanèlli ed il planisfero palatino del 1457, « Giorn Poi. e Lett. », 19-42, 23S-259. x-ritto in parte anteriore alla polemica, ma che in essa si innesta, riassumendone anzi in una nota (n. 4. p. 239), la bibliografia essenziale. Il Crino, Uitalianità di C. C., « Capere . 1942, 4 33-435, da parte sua ribadisce e divulga il suo plinto di vista, annunciando anche come di prossima edizione presso l’HoepIi di Milano (editore di « Sapere >!) un suo volume definitivo (?!): Come fu scoperta l America, Milano 1943, pp. 270 L. 50, riccamente illustrato, (sul quale ci proponiamo di ritornare), sulla genesi dell’impresa nella mente del Genovese e l’influenza di Nicolò de’ Conti. A proposito del quale non è priva di interesse per noi una nota anonima su =#> Un codice italiano sui viaggi di X. de* C.. « Libro Ital. , X-1942, 637, che riferisce della donazione all’Univer-'ità di Genova del prezioso codice, contemporaneo dell’esploratore, recentemente recuperato. Tra i più significativi Spunti di attualità ricordiamo: φ G. Papini. ILrimorso di C., - Augustea ··, 1942, riprodotto in « CM 29-X-1942; Prospector, Da Claudio Tolomeo a ('. ( Sapere . 1942, un. 187-188, pp. 336 sg.: <$> V. Vitale, Gloria di C., « Pop. d’It. », 12-X: G. Ansaldo, in Telegrafo -, ll-X, e « Lav. », 13-X, sul misticismo di C. ed altro. vivamente polemico: <£> M. Ghisalberti, in «Corr. d. Sera % 6-IX; e de lo Stesso, Il romanzo di C. C., ·< Ibid. . ediz. pomeridiana, 9-X-1942; <£> G. Coppola, Pop. dTt. 22-111-1941. Originali e documentate le note di: <&> L. Angelini, Reminiscenze colombiane e La Mostra dei docc. colombiani.... a Madrid, * Sec. », 22-VI1I e 13-XII; e L. Zurcher è una nutrita serie di spunti commemorativi del 450° anniversario della Scoperta. in NC . 4 c 23-V1II. —- Su questo tema del cinquantenario cfr. anche <£> P. Mormimo. La meravigliosa avventura di C. C. Milano, 1942 8, pp. 16; e <§> G. Faghe-razzi C. C. Belluno 1943 8, pp. 67. — Anche L. De Simoni continua la serie dei suoi spunti polemici, in NC », 11, 14-IX, ecc. -—Notevole A. Fasciolo, I cinquanVanni dell'oliera < C. C. di Alberto Franchetti, « N. C. >■, 21-X. — Rievocano le <#> Celebrazioni genovesi del 1892 ancora L. Zurcher, NC ·. 23-X: P.. «Sec. », 3-VIII e passim; U. Gagliardo, Sec. . 9-VIII: A Compagna, « Sec. , 21-VITI, ed E. Canesi, « Genova ». 11-1943, pp. 11-17. Infine una mistificazione americana circa il presunto deposito delle Ceneri del Genovese a S. Domingo, ha suscitato una vivace polemica e chiarificazioni di:: <$> F. F. Falco, « Lav. », 12-X: <$> X V. in - CM >·, 18-X; e infine Mons. R. Pittini Arcivescovo di: S. Domingo, in NC », 10-XII. Vili. - MISTICA ED ECCLESIASTICA Solo un'opera di rilievo ci è dato segnalare in questa sezione: A Durante, Vita di Mons. Salvatore Magnaseo, Milano, 1942, con prefaz. di S. E. il Card. P. Boetto; cfr. « NC », 25-IX, 2-X-1942, e spec.: G. Siri, NC», 15-XI; e ancora: φ A. Durante, Mons. M. e Mons. Sarto, «NC», 18-111-1943. Del Durante sono ancora altri robusti capitoli su: Il Card. Giuseppe Spina (sarzanese, Arcivesc. di Genova dal 1802 al 1816), « NC », 23-X; su <£> Il Rosmini arcivescovo di Ge-nova !, NC », 4-XI (una proposta del 1847, non effettuata), e <£> Memorie della Madre Ravasco. « NC », 13-XI. — Del pari notevoli: <£> P. T. Piatti, Il Card. Gaetano Alimonda, NC s 23-VII, suggerito dalla ricorrenza cinquantenaria dalla morte del Cardinale, sul quale cfr. il volumetto di <£> M. De Camillis. Roma, 1941, 8°, pp. 55, con bibliografia; cfr. « NRS », 1942, p. 358. Notizie agiografiche e storiche su <&> S. Agostino in Genova, di R. D’Aste, « CM », 28-VIII, e a Limi ? di L. Mussi, « NO », 10-XII: e sugli <#> Agostiniani a Genova di A. Gaggero, NO », 3-V; ed in particolare alla Madonnetta, nel settimo cinquantenario (1592-1942), di F. rimassa, « CM . 11-VI. Anche de I domenicani a Castello (1442-1942), rievoca il V centenario G. M. Frosio, « NC », 30-X-1942. — <£> D. G. Salvi, insiste su Eremiti ed anacoreti in Liguria, <·■ NC 16 e 24-11-1943. (S. Benedetto di Al.benga, S. Eugenio di Ber-geggi, S. Ampellio eremita). — Notiamo ancora: <$> N. Fabbretti, Il soggiorno genovese SPIGOLATURE E NOTIZIE 81 di S. Caterina da Siena, « NC », 30-IV-1942; <#> L. Zuercher. Nel 35° anniversario della morte di S. Alessandro Sauli, « NC », 20-X; <£> V. Caiibone, Il pcæse e la larniglia di S. Giovanni B. De Rossi, « NC », 19-VII. Per le opere di carità e di pietà dell’epoca recente, basti ricordare i vari articoli dell’ Ab. Olcese, in « NC », 28-V, 19-XII-1942, 18-11-1943; e la nota di φ P. Delfino Sessa, Don Orione e i genovesi, « Genova », 1942, Vili, pp. 15-18, 4 ili., e cfr. « NC », 1-IX. Per esigenze di spazio rinviamo al 'prossimo fascicolo la seconda sezione del « Repertorio ». Teofilo 0. De Negri Direttore responsabile: ARTURO CODIGNOÌjA Stabilimento Tipografico L. CAPPELLI - Rocca S. Casciano, 1943